Ci sono sono tracce d’acqua intrappolate nelle rocce dell’asteroide Bennu: “intraviste” dalla sonda Osiris-Rex della Nasa tra agosto e dicembre durante la fase di avvicinamento, suggeriscono la presenza di acqua liquida sull’asteroide madre da cui si sarebbe staccato Bennu. Un motivo in più per attendere con ansia il campione di questo sasso cosmico che verrà riportato a Terra nel 2023 per capire meglio l’origine e l’evoluzione del Sistema solare.

Le prime osservazioni, fatte con gli spettrometri Ovirs e Otes a bordo di Osiris-Rex, rivelano la presenza di molecole contenenti atomi di ossigeno e idrogeno legati insieme, noti come idrossili. I ricercatori sospettano che siano presenti in tutto l’asteroide, all’interno dei minerali. Ciò potrebbe significare che in passato il materiale roccioso abbia interagito con l’acqua: anche se Bennu sembra troppo piccolo per aver mai ospitato acqua liquida (ha un diametro di 500 metri), questa potrebbe essere stata presente sul corpo ‘genitore’ di Bennu, un asteroide dal diametro stimato di 100 chilometri.

“Le prime analisi che sono state fatte dagli strumenti di Osiris-Rex sono ancora ancora su scala globale, vista la distanza che separava la sonda dall’asteroide, ma già ci forniscono delle informazioni importantissime“, commenta John Robert Brucato, esobiologo dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, nel team scientifico della missione. “Le indagini spettroscopiche rivelano la presenza di molecole d’acqua nei minerali sulla superficie dell’asteroide. Stiamo parlando di silicati idrati, che cioè contengono acqua nella loro struttura cristallina: sono materiali antichissimi, originati nella nebulosa protosolare da cui si sono formati i corpi del Sistema solare. Un’altra caratteristica di Bennu che abbiamo rilevato è la sua bassissima riflettività alla luce solare. È un corpo celeste molto scuro e presto potremo sapere quali materiali lo rendono tale”.

Intanto i dati ottenuti dallo strumento Ocams confermano le osservazioni di Bennu fatte coi telescopi a terra e avvalorano il modello originale della sua forma sviluppato nel 2013 da Michael Nolan e dai suoi collaboratori. Un’anomalia riscontrata rispetto al modello è la dimensione del grosso masso posizionato vicino al polo sud di Bennu che si pensava fosse alto meno di 10 metri, mentre i calcoli preliminari basati sulle osservazioni di Ocams mostrano che è più vicino ai 50 metri di altezza. Attualmente Osirix-Rex sta effettuando una ricognizione preliminare sull’asteroide, sorvolando il polo nord, l’equatore e il polo sud di Bennu a distanze fino a 7 chilometri dalla superficie, al fine di determinare al meglio la massa dell’asteroide e progettare l’orbita del satellite. Il primo inserimento orbitale della sonda è previsto per il 31 dicembre, dopodiché Osiris-Rex rimarrà in orbita fino a metà febbraio, quando ne uscirà per iniziare un’altra serie di voli in vista della prossima fase di rilevamento. 

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