I dem della città toscana hanno sottoposto ai frequentatori della locale festa dell'Unità un sondaggio in cui hanno chiesto un giudizio su cosa ha causato la debacle elettorale, sia alle comunali che alle politiche. Le risposte: a livello nazionale il tradimento dei valori di sinistra, una riforma costituzionale “sbagliata” e l’alleanza con “parti del centrodestra”; nel Pistoiese l'incomunicabilità della vecchia giunta
Tradimento dei valori di sinistra, una riforma costituzionale “sbagliata” e l’alleanza con “parti del centrodestra”. E a livello locale l’incomunicabilità della vecchia giunta Pd e le divisioni interne al partito. Il Pd di Pistoia ha deciso di consultare la propria base sul “perché” delle sconfitte elettorali degli ultimi anni e le conclusioni dell’indagine “Ascoltare per capire, capire per innovare” non lasciano spazio ad interpretazioni: una bocciatura netta dei governi di centrosinistra (Letta, Renzi e Gentiloni) e della vecchia giunta Bertinelli che nel 2017 ha perso la città dopo 70 anni di governi rossi. “Dai nostri militanti sono arrivati molti schiaffi – commenta a ilfattoquotidiano.it il segretario del Pd di Pistoia Maurizio Bozzaotre – ma questi ci serviranno per ripartire”.
Tutto nasce alla Festa dell’Unità comunale di Santomato (Pistoia) organizzata tra il 21 luglio e il 6 agosto scorsi: tra uno stand e un dibattito con i big del partito, il segretario dem aveva deciso di distribuire un questionario curato dal sociologo dell’Università di Firenze Filippo Buccarelli per capire cosa era stato sbagliato dal Pd a livello nazionale e locale. Alla fine il campione – non rappresentativo ma considerato “significativo” – è stato di 310 persone. “Dopo anni di sconfitte abbiamo provato a fare una cosa che il Pd avrebbe dovuto fare da tempo – spiega Bozzaotre –, ovvero chiedere alla gente cosa sta succedendo. A Pistoia nel 2017 abbiamo perso le comunali e alle politiche del 2018 abbiamo perso diecimila voti rispetto alle europee del 2014: ai tanti che hanno smesso di votarci abbiamo chiesto il perché. Domande scomode che però un partito sconfitto deve fare, se vuol trovare la strada per ripartire. Anche perché la mancanza di coinvolgimento e di ascolto sono le cose che ci vengono rimproverate di più da coloro che in questi anni ci hanno lasciato”.
Pd locale diviso e distante – Nel 2017, dopo 70 anni di governi rossi, Pistoia è passata al centrodestra con l’elezione dell’ex An e oggi in Fratelli d’Italia, Alessandro Tomasi. Così il Pd locale ha deciso di chiedere ai propri iscritti quali sono stati i motivi di questa sconfitta: in primo luogo la “distanza e la incomunicabilità dell’ex sindaco Bertinelli” (67%), poi le “divisioni interne al Pd” (65%) e infine, sullo sfondo, il “cambio dello scenario politico-nazionale” (43,2%). A pesare sono soprattutto i giudizi degli adulti tra i 35 e i 49 anni che, secondo il segretario Bozzaotre, sono “più indulgenti nei confronti di Lega e M5S”. Riguardo al rapporto attuale tra gli elettori e il Pd pistoiese, è stato chiesto agli intervistati di dare un voto da uno a dieci su nove variabili: diffusione, coinvolgimento dei cittadini, degli iscritti, leadership dei dirigenti, capacità politica dei dirigenti, capacità amministrativa degli eletti, qualità dell’informazione e volti nuovi. “I risultati – si legge nel report conclusivo che ilfatto.it ha potuto leggere – non sono di certo di segno positivo”: in tutte le categorie il voto è sempre ben al di sotto la sufficienza, con una media intorno al 4.
La bocciatura dei governi di centrosinistra – Una parte del questionario era dedicata anche al giudizio degli iscritti sui governi Letta, Renzi e Gentiloni. Più di terzo degli elettori pistoiesi (33,5) ha espresso un’opinione negativa degli ultimi esecutivi di centrosinistra e il 17,5% non è soddisfatto: più di un dem su due non giudica positivamente l’esperienza di governo del centrosinistra degli ultimi cinque anni. I principali motivi di questa bocciatura sono cinque (le risposte potevano essere più di una): il “tradimento dei lavoratori e dei valori della sinistra” (68,8%) a cui seguono la mancata riforma dello “ius soli” e una riforma costituzionale “sbagliata” (56,9%), l’alleanza con parti del centrodestra (52,1%) e il “modo di fare di Renzi” (41%). La fascia d’età più critica nei confronti dei governi di centrosinistra viene data dagli adulti tra 35 e 49 anni (50%) mentre più magnanimi sono i giovani (19,4%). I giudizi positivi invece riguardano le riforme in materia di diritti civili e quelle sull’accoglienza dei migranti (70,2%). La bocciatura nei confronti del partito nazionale è in perfetta linea con il crollo del 4 marzo: tra gli intervistati il voto al Pd alle ultime elezioni politiche è crollato del 20% (dall’83 al 63%) rispetto alle elezioni precedenti.
“Non demonizzare la consultazione” – La consultazione degli iscritti rappresenta un cardine principale della segreteria di Bozzaotre, eletto un anno fa dopo la sconfitta elettorale del Pd locale. “Con questa iniziativa vogliamo lanciare con forza un messaggio in bottiglia al Pd nazionale – conclude il segretario dem al fatto.it – dobbiamo attivare al più presto meccanismi di confronto e partecipazione che più di ogni altra cosa dovrebbero fondare il nostro stare insieme, legando il sentire della nostra comunità alle scelte dei nostri rappresentanti”. Secondo Bozzaotre il Pd non può “rispondere con la battuta e lo sberleffo” al Movimento 5 Stelle che parla di democrazia diretta ma dovrebbe “introdurre dispositivi e procedure di una partecipazione che sia reale, seria e continuativa”. A questo proposito, Bozzaotre chiede al prossimo segretario del Pd nazionale di mettere un impegno in cima alla propria agenda: “Istituire un dipartimento della partecipazione”.