Ventidue anni di carcere. Questa la condanna arrivata in appello per Valentino Talluto, il 34enne sieropositivo sotto processo per aver contagiato con l’Hiv 32 persone. La prima corte d’Assiste d’Appello di Roma ha concesso uno sconto di pena a Talluto, che in primo grado il 27 ottobre 2017 era stato condannato a 24 anni. Il 34enne è stato infatti assolto da quattro degli episodi contestati per “per non aver commesso il fatto”.
Il sostituto procuratore generale Simonetta Matone aveva chiesto 30 anni per “epidemia dolosa da Hiv”, ripristinando l’imputazione caduta in primo grado. I giudici hanno riconosciuto Talluto colpevole delle sole lesioni gravissime con dolo eventuale, assolvendolo dal reato di epidemia dolosa perché “il fatto non sussiste”. “Considerato il numero dei casi, il numero elevatissimo dei contagi – ha detto – questa condotta ha costituito un vero e proprio attentato alla salute pubblica. Siamo in presenza di un’epidemia scientemente provocata”. In primo grado i pm avevano chiesto l’ergastolo perché l’uomo “non si era mai pentito”.
La parte civile ha fatto un appello accorato, ponendo l’accento sulle vittime, “33 giovani che avranno la vita segnata dall’Aids”, sulla sofferenza patita, su una vicenda che ha cambiato completamente la loro vita. Mentre per la difesa l’imputato meritava l’assoluzione per le indagini ritenute ‘incomplete’: “non viene fornita la motivazione della prova, su cosa si fondi. Talluto è stato già condannato a vita, lui sarà sempre considerato l”untore’. Più di qualche punto buio c’è, e questo lascia Valentino Talluto nella non colpevolezza”.
Complessivamente al giovane venivano attribuiti 57 episodi, 32 di contagio diretto o indiretto, e 25 ‘scampati’ grazie alla presenza di anticorpi. Venticinque di queste ragazze si sono costituite parte civile. Tra le vittime anche un bambino di 8 mesi nato da una delle donne contagiate. Secondo l’accusa Talluto aveva scoperto la sua sieropositività nell’aprile del 2006. Da quel momento aveva avuto rapporti sessuali non protetti fino al giorno precedente al suo arresto. L’uomo avvicinava le sue vittime attraverso chat o nei social network, proponendo loro rapporti senza profilattico per provare maggior piacere, e ha sempre sostenuto di non essere a conoscenza delle conseguenze che poteva creare la sua sieropositività. È il primo processo in Italia di questo genere. L’indagine è iniziata nel 2015 grazie alla denuncia di una delle vittime e ha portato Talluto in carcere a novembre dello stesso anno.