Luigi Zanda è preoccupato del populismo che avanza (la Repubblica, 8 dicembre). I 5 stelle vogliono più democrazia diretta, partecipazione, referendum e coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali. Tutte cose che un sincero democratico non può accettare. Si sente, leggendo Zanda, che vorrebbe evitare questo pericolo oscurantista. Peggio: peronista. Che di democrazia diretta parlasse Rousseau nel secolo dei Lumi non conta, i referendum sono antidemocratici perché così vuole l’Europa. Per scongiurarli – referendum e partecipazione – Zanda chiede ai cittadini di partecipare in massa (avete letto bene) il 3 marzo alle primarie del Pd. Non serve altro. Partecipare per eleggere il segretario. Poi basta. Penserà/deciderà tutto lui – il neo eletto – con l’aiuto di Zanda e di Repubblica, naturalmente, moderni consiglieri del principe.
Il partito come moderno principe, scrisse Antonio Gramsci all’inizio del Novecento. È ancora così? Può la democrazia referendaria spaventare tanto? Che i tempi siano mutati e il popolo chieda – nell’era di Internet – più partecipazione è un’idea che non sfiora Zanda. È fatto così. Fossi in Nicola Zingaretti, di cui ho stima, mi preoccuperei di simili miopie elaborate a sostegno della sua candidatura. Prenda le distanze e affermi piuttosto che i cittadini saranno coinvolti, con la sua leadership, nei processi decisionali – anche attraverso i referendum – in forme di democrazia più alta e partecipata. È lo spirito del tempo. O siamo ancora a Gramsci che commenta Niccolò Machiavelli?