È stato ucciso in un blitz delle forze speciali Cherif Chekatt, il 29enne che martedì sera ha fatto fuoco al mercatino di Natale di Strasburgo, uccidendo tre persone e ferendone 14. L’uomo è stato individuato e fermato mentre camminava per strada in rue du Lazaret, nel quartiere di Neudorf, dove aveva fatto perdere le tracce 48 ore fa, dopo aver commesso l’attentato. Aveva con sé una pistola e un coltello. Quando tre poliziotti lo hanno fermato, ha iniziato a sparare per primo. I tre agenti hanno risposto al fuoco e lo hanno “neutralizzato”.
Il terrorista si era rifugiato in un deposito vicino alla Plaine-des-Bouchers, vicino al centro della cittadina alsaziana, non lontano da Neudorf. I passanti, dietro le transenne, hanno applaudito a lungo i poliziotti impegnati nel blitz decisivo. “Sono orgoglioso delle forze dell’ordine” ha detto il ministro dell’Interno francese, Christophe Castaner, annunciando che il mercatino di Natale di Strasburgo riaprirà domani, con un rafforzato dispositivo di sicurezza. Una riapertura motivata dalla volontà di “non cedere alla paura”.
Chekatt quindi, non aveva mai lasciato Neudorf, il luogo in cui si era fatto accompagnare dal taxi subito dopo la sparatoria facendo perdere le sue tracce. Era il “suo” quartiere, la zona che conosceva palmo a palmo, e dove – dicono alcune fonti ai media francesi presenti sul posto – potrebbe aver goduto di appoggi in queste ore. C’è anche l’ipotesi che l’avviso di ricerca di testimoni lanciato ieri dalla polizia abbia portato i suoi frutti 24 ore più tardi: già nel pomeriggio la “pista tedesca” era tramontata e diversi blitz erano stati lanciati nella città. Tutto era infatti concentrato da ore su Strasburgo e, in particolare, su questa zona, dove probabilmente Chekatt ha cercato di farsi curare la profonda ferita al braccio provocata dai proiettili del fucile d’assalto in dotazione alla polizia che aveva reagito al suo attacco al mercato.
In giornata, un amico stretto di Chekatt, che lo aveva anche ospitato la notte precedente l’attentato, era stato postoin stato di fermo ed è interrogato in queste ore. È il quinto fermato dopo il padre, la madre e due fratelli del latitante. A Parigi, la polizia ha perquisito la casa in cui una delle sorelle abita con il marito, nel centralissimo boulevard Raspail. Strasburgo, nel pomeriggio, ha reso omaggio nella cattedrale strapiena di fedeli e cittadini e turisti alle vittime dell’attentato. Un momento intenso, durante il quale il vescovo Luc Ravel ha sottolineato che la violenza terrorista “ha colpito tutti, ha colpito la nostra capitale di Natale, Strasburgo”, aggiungendo però che “ad essere ferita è stata anche l’Alsazia, la Francia, l’Europa e tutta l’umanità”.
Il 29enne, nato in Francia ma radicalizzato, avrebbe detto di aver “ucciso per vendicare i fratelli morti” in Siria, come scrive il quotidiano Le Parisien che cita una testimonianza del conducente del taxi a bordo del quale Chekatt è fuggito dopo aver sparato sulla folla. Secondo il giornale il terrorista ha lasciato libero il tassista solo dopo che questi si è professato “musulmano praticante” e “rispettoso della preghiera”.
In tarda serata un comunicato apparso su Amaq, agenzia che si occupa della propaganda dello Stati islamico, ha definito Chekatt un “soldato” che “ha portato avanti l’operazione per vendicare i civili uccisi dalla coalizione internazionale”.
Il profilo dell’attentatore – Nato il 4 febbraio 1989 nel quartiere di Koenigshoffen a Strasburgo, era già stato condannato 20 volte per reati minori: nel 2011 fece due anni di carcere, di cui sei mesi per un’aggressione con un coccio di bottiglia. Era poi stato schedato come elemento “radicalizzato“, come conferma la Prefettura locale, spiegando che il suo dossier era segnato con la “S” che indica, appunto, i radicalizzati islamici. L’uomo, secondo quanto riferito da DPA e Der Spiegel, ha scontato due anni in Germania per furto con scasso e sarebbe conosciuto anche dalle autorità svizzere.