Il sottosegretario annuncia che la norma sarà inserita nell'emendamento milleproroghe che dovrebbe entrare in manovra: "Dal 2005, tutti i governi di centrodestra e centrosinistra hanno sempre prorogato questo sacrosanto divieto. Ora non c'è più trippa per i vostri comitati d’affari"
Non sarà più prorogato il divieto di incroci stampa-tv. La norma secondo cui chi esercita attività televisiva non può acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali, con l’eliminazione di ogni riferimento temporale, è stata inserita nell’emendamento milleproroghe che dovrebbe entrare in manovra, come ha annunciato all’Ansa il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi. “Non sarà più prorogato di anno in anno come avveniva in passato e diventa definitivo“. “È un passaggio importante perché quando parliamo di incroci tra tv e giornali si apre un Vaso di Pandora – ha aggiunto Crimi – La scelta di limitare la concentrazione dei prodotti editoriali a tutti i livelli è essenziale per il pluralismo ed era giusto dare un assetto definitivo a questa previsione normativa”.
“Dal 2005, tutti i governi di centrodestra e centrosinistra hanno sempre prorogato questo sacrosanto divieto. Tutti, per 13 anni”, ha scritto Crimi su Facebook. “Ora che il M5s è al governo, sarebbe toccato a noi ripetere quel che hanno fatto tutti i governi fino ad oggi – si legge nel post del sottosegretario – Possiamo fare di meglio, puntare alla semplificazione e renderlo definitivo”. “Forse qualcuno sperava che gli ‘incompetenti’ al governo facessero un errore e non vedessero la norma, così da poter allargare il suo già grande potere di controllo sui media. Beh, avete fatto male i calcoli. Non c’è più trippa per i vostri comitati d’affari!”, ha concluso Crimi.
Il divieto di incroci, così come prorogato fino all’anno in corso, si riferiva ai soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma che avevano conseguito ricavi superiori all’8 per cento del valore economico del sistema integrato delle comunicazioni adottato dall’Autorità per Garanzie nelle Comunicazioni, oltre che alle imprese i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche erano superiori al 40 per cento dei ricavi complessivi di quel settore.