Ci sono “cresime” senza corso religioso procurate ai propri elettori grazie a un amico parroco di Arzano (Napoli), ci sono voti venduti a 30 euro e anche meno, ci sono promesse di lavoro per gli amici e promesse di andare a vessare gli imprenditori rivali. È un campionario del voto di scambio aggravato dal metodo camorristico, quello raccontato nell’inchiesta della Dda di Napoli – pm Luigi Landolfi, procuratore aggiunto Luigi Frunzio – che entra nel cuore dell’amministrazione comunale di Maddaloni (Caserta). È indagato il sindaco, Andrea De Filippo, la Squadra Mobile guidata da Filippo Portoghese ha perquisito la sua abitazione, è indagato un funzionario e collaboratore del primo cittadino, e finiscono agli arresti domiciliari una candidata di una sua lista, Teresa Esposito, già consigliera comunale per due mandati e non eletta all’ultima tornata, i fratelli Giovanni ed Edoardo e la madre dei tre Carmela Di Caprio. La signora Esposito è la sorella del boss Antonio Esposito, esponente del clan Belforte, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Daniele Panipucci, avvenuto nel 2016 per la riconquista di una piazza di spaccio. La sentenza è arrivata poche settimane prima delle elezioni. E forse le è costata la riconferma: Esposito si è fermata a 297 preferenze, secondo i calcoli – ascoltati nelle intercettazioni che hanno fatto emergere una sorta di caccia a chi “aveva tradito” – puntava a circa 400 voti, che l’avrebbero garantito il ritorno nel parlamentino comunale.

A De Filippo, per il quale la Procura guidata da Gianni Melillo non ha chiesto misure cautelari, è contestato un solo episodio: in un appuntamento pre elettorale nel suo ufficio privato avrebbe promesso controllivessatori” in una ditta di distribuzione gas per ottenere un pacchetto di voti da un altro imprenditore, dello stesso settore, che voleva così indebolire la concorrenza in cambio delle preferenze dei suoi dipendenti. Maddaloni non è nuova a certe cronache. Due anni fa fu arrestata con accuse di corruzione sugli appalti dei rifiuti il sindaco Rosa De Lucia (Forza Italia). Cadde l’amministrazione, e cadde quasi subito, dopo appena un mese, quella nata dopo la prima vittoria di Andrea De Filippo, che però non aveva la maggioranza in consiglio comunale. Si è ricandidato e ha rivinto a maggio, a capo di liste civiche con un’impronta di centrodestra. Tra i suoi candidati c’era Teresa Esposito, lista OrienTiamo. Le intercettazioni hanno disvelato un quadro desolante intorno alla sua campagna elettorale. Esposito e i parenti avrebbero promesso, soprattutto a residenti del loro quartiere, quello di via Feudo in cui il fratello boss storicamente dettava legge, denaro – somme dai 10 ai 30 euro – posti di lavoro in aziende comunali e persino cresime.

Un intermediario della Esposito grazie a un parroco di Arzano avrebbe fatto cresimare venti persone di Maddaloni, senza fare loro sostenere il corso e i cresimati avrebbero poi dato il voto alla candidata. L’episodio è citato nell’ordinanza ma non è tra le ragioni degli arresti, disposti dal Gip per altre circostanze. Come quella, rivelata da una intercettazione, in cui la Esposito chiede il voto anche alla famiglia di un uomo che, come lei, è candidato, ma in un’altra lista. I familiari accettano di votarla ma dividendo le preferenze tra il loro parente e Teresa Esposito. Teresa, però paga per ogni consenso. E così scoppia un litigio tra chi vota in cambio di un consenso e chi invece, votando ‘gratis’ l’altro, pretenderebbe la spartizione del magro bottino di 30 euro. I fratelli Esposito facevano incetta di voti nel quartiere senza spendere il nome del boss; era sufficiente farsi vedere. Nessuno tra i residenti ha denunciato episodi di voto di scambio, ne ha collaborato con le indagini. Tra i capi di imputazione figurano inoltre le minacce rivolte a coloro che in quella tornata elettorale non votarono Teresa Esposito, malgrado la promessa.

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