La 37enne stilista venne ritrovata il 31 maggio del 2016 impiccata nei giardini di Piazza Napoli. Nell'inchiesta del pm Gianfranco Gallo è indagato, con l'accusa di omicidio volontario il fidanzato della vittima
Fu strangolata “con un mezzo naturale ovvero serrando la stessa sciarpa che la donna indossava” prima di simulare un suicidio lasciando “il corpo, ormai cadavere, sospeso all’albero”. È quanto viene riportato dai consulenti della Procura di Milano in una relazione, che indaga sulla morte di Carlotta Benusiglio, stilista ed ex modella 37enne, trovata impiccata a un albero il 31 maggio del 2016 nei giardini di Piazza Napoli a Milano.
Quella dell’omicidio fatto passare da suicidio è una tesi avvalorata anche da un’altra relazione, depositata nei giorni scorsi, dal consulente dei familiari della donna, assistiti dai legali Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini. In quest’ultima si sostiene infatti che la giovane morì per “strangolamento omicidiario” e poi il corpo venne appeso “per inscenare un impiccamento suicidiario”. Due conclusioni che sono in contrasto con la perizia disposta dal gip nel luglio scorso che sosteneva la “natura suicidiaria dell’evento”. La teoria del suicidio non è mai stata accettata dai familiari della vittima, che ha sempre sostenuto che Carlotta non si sarebbe “mai suicidata”. Nell’inchiesta del pm Gianfranco Gallo è indagato, con l’accusa di omicidio volontario, il fidanzato della vittima, Marco Venturi.
Venturi nel corso di questa lunga e complessa inchiesta è passato da varie posizioni: da persona informata sui fatti – col fascicolo in via di archiviazione – a indagato per istigazione al suicidio fino, appunto, all’accusa di omicidio volontario aggravato. Nel febbraio scorso, il gip Alfonsa Ferraro, aveva disposto la riesumazione della salma per effettuare nuovi accertamenti. Secondo la prima l’autopsia, eseguita quattro giorni dopo il ritrovamento del corpo, non erano emersi “segni di violenza”. A seguito di questi ultimi eventi il pm dovrà decidere se chiudere le indagini e chiedere, ed eventualmente il processo per l’uomo.