L’hanno chiamato concorso straordinario, ma in realtà è una vera e propria sanatoria. Anzi, una lunga lista d’attesa in cui chi prende l’ultimo numero rischia di non essere chiamato mai. I diplomati magistrali che hanno presentato domanda di partecipazione al Ministero sono oltre 42mila in tutta Italia. Per assumerli tutti potrebbero volerci addirittura 10 anni: alcuni rischiano di vedere prima la pensione del posto fisso.

LA SENTENZA E LA SANATORIA DEL GOVERNO – Si tratta di quelle maestre che insegnano in virtù del diploma magistrale conseguito entro il 2001, titolo che all’epoca era valido per lavorare alle elementari (oggi è obbligatoria la laurea): a fine 2017 il Consiglio di Stato ha stabilito che possono insegnare ma non hanno diritto ad essere assunte (cioè a stare nelle Graduatorie ad Esaurimento, le cosiddette Gae, che assegnano il posto fisso). Dopo la sentenza definitiva, il governo li ha cancellati dagli elenchi e ha stracciato il contratto di quelli che erano stati assunti con riserva (circa 7mila docenti). Poi per far fronte all’emergenza ha varato la “sanatoria” nel decreto Dignità: un concorso straordinario per infanzia e primaria, senza sbarramento, riservato a chi ha almeno 2 anni di servizio.

QUARANTADUEMILA DOMANDE IN TUTTA ITALIA – Il bando è stato pubblicato a novembre e adesso che si sono chiusi i termini per le domande il Ministero dell’Istruzione ha diffuso i dati ufficiali: i partecipanti al concorso saranno 42.708, cifra in linea con le attese. Poche sorprese anche sulla distribuzione geografica: le Regioni con il numero più alto di iscrizioni sono Lombardia (8.955), Lazio (3.815) e Piemonte (3.747), con una concentrazione generalmente alta al Sud. L’iter prevede solo una prova orale e poi la valutazione dei titoli: non c’è selezione, passano tutti. Dalla combinazione dei due punteggi verranno stilate delle graduatorie su base regionale che pian piano garantiranno a tutti l’assunzione.

PER I DIPLOMATI SOLO LA METÀ DELLA METÀ DEI POSTI – Ed è qui che i nodi vengono al pettine: da una rapida analisi dei numeri, emerge che la stabilizzazione di tutti i diplomati magistrali sarà un processo molto lungo. Parliamo infatti di 42mila maestre da assumere tra asilo ed elementari, due ordini di scuola per cui in media si liberano ogni anno 15mila posti totali. Non tutte queste cattedre, però, andranno ai diplomati magistrali: per legge il 50% spetta ancora alle GaE, le vecchie graduatorie che specie al Sud e specie sull’infanzia sono tutt’altro che esaurite. All’ultimo censimento realizzato dal Ministero (nel 2015, ai tempi della Buona scuola), gli iscritti erano addirittura 100mila, ora sono diminuiti ma ci vorranno anni per smaltirle.

LA PENSIONE PRIMA DELL’ASSUNZIONE – Le maestre, dunque, dovranno accontentarsi del restante 50%, e neppure per intero, visto che andrà condiviso con altre graduatorie. Innanzitutto quelle del concorsone 2015, che al Meridione (Sicilia in testa) ha ancora tantissimi vincitori in attesa (circa l’80%); a loro spetta la priorità assoluta. A breve arriveranno anche le graduatorie del nuovo concorso ordinario, il cui bando è atteso a inizio 2019 e vale altre 10mila cattedre. Certo, il Miur potrebbe fare richiesta per un contingente più ampio, e in questo senso una mano viene dall’emendamento in manovra per l’estensione del tempo pieno al Sud: però sono solo 2mila posti in più, non c’è da aspettarsi miracoli.

Ad una media di 3-4mila assunzioni l’anno, ci vorrà almeno un decennio per stabilizzare tutti i 42mila diplomati magistrali. Ed è una stima ottimistica, che non tiene conto delle situazioni più complicate in alcune Regioni. Insomma, i diplomati magistrali (specie quelli meridionali) avranno bisogno di molta pazienza, ma potrebbero non avere così tanto tempo a disposizione: sono docenti non di primissimo pelo, di età superiore ai 40 anni (non possono averne meno per aver conseguito il titolo prima del 2001), in certi casi ai 50 anni. Quelli che si piazzeranno primi in graduatoria possono sperare di trovare il posto fisso nel giro di un paio d’anni; per gli ultimi, invece, potrebbe arrivare prima la pensione. Così nonostante la sanatoria l’unica speranza per molti resta il tribunale: un recente pronunciamento del Consiglio di Stato ha aperto uno spiraglio per un ripensamento sull’inserimento in GaE. Ancora ricorsi, tanto per cambiare.

Twitter: @lVendemiale

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