Una riforma del Codice della Strada che diventa caso diplomatico e sfocia nella rivolta di cittadini rumeni in Italia. La stretta imposta dal Decreto Sicurezza alla circolazione nel nostro Paese di vetture con targa straniera ha già portato l’Ambasciatore di Bucarest a Roma a chiedere un tavolo di lavoro immediato presso i ministeri degli Interni e dei Trasporti.

La situazione è ritenuta seria, con le nuove norme che non consentono più ai cittadini stranieri residenti in Italia di circolare con veicoli con la targa del paese di origine. Numeri alla mano, la comunità automobilistica rumena è la più grande e dunque la più soggetta ai controlli così come alla tentazione di scorciatoie.

Da giorni su whatsapp circolano annunci di società della madre patria disposte ad accollarsi la proprietà formale delle vetture e stipulare poi al possessore un contratto di comodato d’uso, accompagnato addirittura ad un secondo accordo di collaborazione lavorativa fittizio che da esibire alle autorità italiane il possesso della vettura. Una truffa addirittura doppia.

Il Decreto Sicurezza prevede infatti sanzioni da applicare nei confronti dei possessori di veicoli con targa straniera, qualora risiedano in Italia da più di 60 giorni e non possano dimostrare di avere in uso il mezzo in base ad un contratto di comodato o leasing con società non italiane con cui hanno un rapporto di lavoro. Regole ferree, che prevedono multe da 712 a euro 2.848 e dopo i 180 giorni, “ qualora il veicolo non sia immatricolato in Italia o non sia richiesto il rilascio di un foglio di via per condurlo oltre i transiti di confine” portano alla sanzione accessoria della confisca amministrativa.

Nel frattempo, i cittadini rumeni si sentono vessati, limitano gli spostamenti in auto o addirittura organizzano sistemi per un rimpatrio collettivo delle vetture su bisarche prese a noleggio. Per il governo di Bucarest esisterebbe, come in proporzione esiste, un problema di tutela dei suoi cittadini che vivono e lavorano nel nostro paese.

Ma inevitabilmente troviamo però anche una questione di controllo sugli interessi di molte aziende straniere, non solo rumene, a cui risultano intestate vetture in utilizzo da parte di automobilisti Italiani. Un business enorme e già ben radicato in molte zone del nostro Paese, dove auto di medie e gradi cilindrate vengono intestate a società di leasing con sede oltre confine per eludere una lunga serie di costi e obblighi.

Parliamo di “esterovestizione”, un termine preso in prestito dalla finanza creativa, che non ha solo la scorrettezza morale della evasione fiscale, ma anche l’indecenza della esenzione civile e penale. La posizione della polizia stradale, benché non ufficiale, infatti è ben nota: l’invio dei verbali di multe attraverso l’Interpol o i consolati non ha mai portato a nessun riscontro.

Tutto questo, naturalmente con lo spauracchio di una eventuale contestazione della norma alla luce della disciplina comunitaria, ovvero la compatibilità tra il Decreto Sicurezza e la Direttiva 2003/564/CE e successive modificazioni e integrazioni, che riconosce una prassi in vigore dal lontano 1972, cioè quella che si chiama “copertura automatica”.

In sostanza ciascuno Stato Membro si astiene dall’effettuare il controllo dell’assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di veicoli che stazionano abitualmente nel territorio di un altro Stato Membro o in quello di altri Stati espressamente individuati, che sono soggetti alla “convenzione tra gli uffici nazionali di assicurazione degli Stati membri dello Spazio economico europeo e di altri Stati associati” del 30 maggio 2002.

Secondo l’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia europea, poi, la copertura assicurativa automatica è riconosciuta anche nel caso di uso illegittimo della targa, come ha anche confermato il Ministero dell’Interno in una circolare del 3 aprile 2017, secondo cui tale garanzia vale anche nel caso di veicoli presenti sul territorio da oltre un anno, in violazione dell’articolo 132 del codice della strada, cioè che circolano senza essere stati nazionalizzati. Appunto.

Allo stato attuale il regime della copertura automatica vede aderire, oltre naturalmente a Italia e Romania, diversi paesi dell’Est come Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Lituania, Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Ungheria. In quanti tifano per il Decreto Sicurezza?

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