Zaino in spalla e via, ad esplorare i campi e controllare l’andamento delle coltivazioni. Gli esploratori però non sono umani, sono le api. Insetti importantissimi per l’ecosistema, che grazie alla tecnologia diventano anche inviati speciali dell’uomo per un’ispezione efficiente e capillare delle coltivazioni.
Tutto grazie a uno studio dell’Università di Washington, in cui Shyamnath Gollakota e il suo team di scienziati hanno progettato e realizzato dei mini zaini rimovibili per le api. Pesano 102 milligrammi e non compromettono le capacità di volo di questi insetti. All’interno alloggiano una microscopica batteria che permette il funzionamento dei sensori per sette ore, e i sensori stessi. Raccolgono dati su temperatura, umidità e luce, grazie a una piattaforma che è stata battezzata Living IoT. I dati vengono archiviati temporaneamente mentre le api volano, non appena rientrano nell’arnia vengono scaricati tramite un sistema di onde radio riflesse chiamato backscatter (retrodiffusione). Quando le api sono all’interno dell’arnia, inoltre, le batterie si ricaricano. I dati così raccolti vengono quindi incanalati nel sistema di controllo e monitoraggio dell’area.
In molti casi il monitoraggio delle colture è già affidato ai droni, che per alcuni versi sono meno efficienti delle api. Perché i droni possono volare per tempi ristretti, al massimo poche decine di minuti. Le api volano per molte ore al giorno. Non manca qualche aspetto negativo nemmeno in questa soluzione singolare. Per esempio, il fatto che le api per ovvi motivi non possono trasportare pesi eccessivi, il che impedisce (almeno per il momento) di aggiungere una videocamera al loro armamentario. Il secondo luogo, non si può né controllare né pianificare il volo delle api.
Nonostante tutto, però, i dati confortano sul fatto che l’uso di sensori mobili sulle api in contesti agricoli possa ottimizzare attività come per esempio una migliore pianificazione dell’irrigazione. Inoltre, è meglio una soluzione come gli “zainetti rimovibili” per le api o i droni, rispetto all’installazione di sensori fissi, che hanno una portata limitata e costi maggiori. Con le api i costi di mobilità si azzerano. In più, arruolando i soggetti di molte arnie si avrebbe un’ottima mappatura dell’area. Se, poi, come pensano gli scienziati, si riuscisse ad arruolare altre specie, sarebbe ottimo. Negli esperimenti per ora sono state usate tre specie: Bombus impatiens, Bombus vosnesenski, e Bombus sitkensis.
Per conoscere la posizione delle api è sufficiente sfruttare i segnali RF, che permettono una sorta di auto-localizzazione basilare, ma sufficiente. Insomma, le api si confermano una delle specie più preziose per la conservazione dell’ecosistema e per il benessere dell’uomo.