“L’elefante nella cristalleria è l’ipocrisia“. Jean Claude Juncker sta “perdendo la pazienza” e attacca, senza mai citarli, l’Austria e i quattro Paesi di Visegrad. Il tema è quello del rafforzamento della protezione delle frontiere esterne all’Unione europea, fortemente voluto proprio da Vienna e dagli Stati sovranisti dell’Est. Salvo le frenate e retromarce degli ultimi giorni che hanno appunto fatto arrabbiare il presidente della Commissione europea: “Dicono tutti di volere una migliore protezione delle frontiere esterne e la Commissione europea ha messo la proposta sul tavolo”, per creare un’agenzia europea della polizia di frontiera, una Frontex 2.0, “perciò sono sorpreso per la resistenza di alcuni Stati membri”, dice Juncker al termine del vertice sulla Brexit.

Il problema è “l’ipocrisia”, denuncia il presidente della Commissione Ue. “Noi abbiamo proposto di potenziare con 10mila agenti il controllo delle frontiere esterne ma ora sono sorpreso di vedere che alcuni Paesi, quelli più interessati, rifiutano questa iniziativa”, ribadisce Juncker. Che poi se la prende direttamente con il leader di Visegrad, il premier ungherese Viktor Orban: “Al vertice ho detto chiaramente, che alcuni dei capi di stato e di governo che siedono al tavolo europeo sono all’origine delle fake news, ad esempio quando Orban dice che io sono responsabile e colpevole della Brexit: quella è una fake news. Quando dice che i migranti sono responsabili della Brexit, un’altra fake news”, dice Juncker, attaccando Orban che rimane comunque suo compagno di partito nel Ppe.

“Quindi, non attribuiamo sempre la responsabilità agli altri, controlliamo nella nostra cerchia chi è all’origine delle bufale”, conclude Juncker. Una richiesta che arriva anche dal Belgio, sempre sul tema migranti e in particolare per quanto riguarda il Global Compact Onu. Il premier Charles Michel ha infatti domandato alla Commissione Ue “se abbia degli strumenti perché sia aperta un’indagine” sulle “informazioni manipolate” circolate online “con una volontà deliberata di destabilizzare le democrazie europee”.

Il premier belga lo scorso sabato ha perso il partito dei nazionalisti fiamminghi dalla maggioranza. La N-va aveva inizialmente sostenuto l’ok al Global Compact ma poi, a una settimana dal vertice di Marrakech, ha fatto marcia indietro mentre sui social infuriava la campagna anti-Global Compact – per altro ripresa da molti gruppi legati ai gilet gialli – con argomenti non basati sui fatti e rilanciati da personaggi politici quali Marine Le Pen e Steve Bannon. Qualche ora dopo, la decisione del partito di uscire dal governo.

Michel ha quindi parlato di “sospetti seri” sull’origine della disinformazione sul Patto Onu sulle migrazioni, dicendosi anche a favore di eventuali sanzioni contro i responsabili, perché “le fake news sono ormai una nuova forma di minaccia“, ricordando anche le campagne orchestrate per le elezioni negli Usa nel 2016 e quella sul voto per il referendum Brexit.

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