Un anziano rapinatore di banche gentiluomo, una specie di apparecchio acustico infilato in un orecchio, la pistola (forse) nascosta nella fondina sotto la giacca, e lo sguardo magnetico di Robert Redford. Esce il 20 dicembre nelle sale italiane Old man and the gun. Gentile, sobrio e malinconico film d’altri tempi, diretto da David Lowery, ispirato alle numerose fughe dai penitenziari e alle decine e decine di rapine nelle banche compiute da Forrest Tucker a cui Redford offre un’altra sua rallentata ed intensa interpretazione oramai da ultraottantenne. Forrest è colui che rapinava col sorriso. Niente concitazione, mai un colpo sparato. Coadiuvato da altri due compari, “i vecchietti d’assalto”, fece parlare (non tantissimo) di sé e delle sue gesta paradossalmente nobili per un trentennio.
Lowery si concentra su un lasso di tempo tra il 1979 e il 1980 e concede respiro al classico film celebrativo dell’anziana star costruendo attorno ai silenzi, alla preparazione delle rapine, e al rapporto di Redford con una casuale “fiamma”, che è Sissy Spacek, il personaggio del poliziotto, un Casey Affleck ovviamente dolente e pigro, in ammirazione di fronte al “criminale”. Il film ha un andamento fluttuante e magico, la regia esalta il metodo insolito della rapina e dilata la morsa della detection nell’inseguimento gatto col topo. Redford è attore monumento e attore documento della Hollywood liberal tanto che quando serve un riepilogo sulle gesta di Tucker si vanno a recuperare spezzoni di vecchi film di e con Redford da giovane. E come in Un mondo perfetto di un non liberal come Clint Eastwood si parteggia per il criminale. È l’ultimo film che Redford interpreterà nella sua lunghissima carriera. E abbiamo detto tutto.