Da un lato rassicurazioni ma poca concretezza, dall’altro un nuovo capitolo dello scontro tra il governo e Tito Boeri. Con il presidente dell’Inps che parla di “situazione paradossale” e di “mezze verità”. Sul superamento della riforma Fornero, la cosiddetta quota 100, l’esecutivo continua a lavorare senza sosta per un decreto tra Natale e Capodanno. Sarà una sperimentazione triennale 2019-2021 e per il premier Giuseppe Conte sarà realizzata come è stata concepita.
Ma il numero uno dell’Inps sembri tutt’altro che convinto dalla misura: “Il sistema delle finestre è un sistema che in qualche modo dice delle mezze verità, perché si dice che c’è una data e dei requisiti e poi questi requisiti vengono modificati”, è la prima bordata del giorno a margine delle celebrazioni per i 120 anni dell’Inps. Secondo il viceministro dell’economia Massimo Garavaglia, “la finestra si aprirà sostanzialmente ad aprile” e “per il settore pubblico in particolare ci vorrà qualche mese in più”.
Ma Boeri insiste: “Oggi ci troviamo in una situazione paradossale e senza precedenti. A pochi giorni dalla data ultima per l’approvazione della legge di Bilancio senza finire in esercizio provvisorio, dopo mesi in cui sono state annunciate – e confermate a parole – riforme estremamente ambiziose del nostro welfare, noi non sappiamo ancora nulla su cosa accadrà alle pensioni degli italiani e cosa ne sarà del reddito di cittadinanza nel 2019″.
Il primo a reagire alle parole del presidente dell’Inps è stato il senatore leghista Roberto Calderoli: “Adesso basta! Non è accettabile che Boeri, presidente di nomina renziana, accusi il governo di poca trasparenza e di ‘mezze verità’ su quota 100 e poi strumentalizzi politicamente la questione dei tagli alle pensioni d’oro arrivando a dire che è una scelta che il governo non farebbe per equità ma per mera necessità finanziaria. A tutto c’è un limite e Boeri quel limite lo ha ampiamente superato: ma cosa aspetti a dimettersi?”. Poco prima anche il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, anche lui esponente leghista, aveva detto a Radio24: “Boeri non è d’accordo con la nostra riforma pensionistica, ma non è mai stato d’accordo con nessun governo, neanche con quello che lo ha inserito. Ha una sua predisposizione personale ad apparire, vuole sempre stare al centro”.
Ma Boeri su quota 100 rincara la dose, spiegando come “parlare di requisiti pensionistici con 38 anni di contributi e 62 di età e poi imporre finestre semestrali significa in realtà avere una “quota 101”, perché ci saranno 6 mesi in più di età e sei mesi in più di contributi”. Secondo il presidente dell’Inps, “tutta la riforma è un grande work in progress, ovviamente, perché con l’abbassamento del deficit al 2,04% potrebbe esserci un risparmio di 2 miliardi garantito proprio dall’oscuro gioco dei tempi di uscita e dal fatto e che potrebbe accedere alla nuova misura circa l’85% degli aventi diritto”.
“Forti saranno sempre le pressioni per modificare le valutazioni rendendo le pressioni sui costi di certe norme compatibili con i vincoli di bilancio – aggiunge – A queste pressioni non dobbiamo cedere come non abbiamo ceduto di un millimetro negli ultimi mesi di fronte ad attacchi diretti e pesanti”. A fine giornata, un’altra stoccata, un altro avvertimento. Questa volta sulle nomine: Boeri si appella a chi verrà dopo di lui per chiedere che alcuni dirigenti non siano toccati dallo spoils system.
“L’autonomia del Coordinamento statistico attuariale e del nostro centro studi va tutelata. Non possono certo essere ambiti soggetti allo spoils system”. Il riferimento, è ai dirigenti Gianfranco Santoro, da poco nominato a capo del Coordinamento statistico attuariale, e a Massimo Antichi, a capo del centro studi. In particolare la nomina di Santoro è avvenuta con una procedura contestata da altri dirigenti che hanno partecipato alla selezione. Il prescelto da Boeri non era nella terna indicata dalla commissione che ha valutato le candidature.