L'Assemblea generale ha approvato la risoluzione su salute e nutrizione: a differenza del primo testo presentato a Palazzo di Vetro, saltano etichette e maggiore tassazione sugli alimenti ad alto contenuto di zucchero, grassi e sale. Avrebbero affossato l'85% dei prodotti made in Italy
Niente etichette o tasse più alte per parmigiano, prosciutto e olio di oliva. La risoluzione adottata dall’Assemblea generale Onu su salute globale e nutrizione non menziona, a differenza del primo testo presentato il 12 novembre scorso al Palazzo di Vetro, la necessità di utilizzare etichette a fronte pacco e applicare una maggiore tassazione per dissuadere dal consumo dei cosiddetti ‘cibi nocivi’ perché ad alto contenuto di zucchero, grassi e sale. Il testo approvato con 157 voti a favore, due no e un’astensione, invece, fa appello agli Stati Membri affinché promuovano “diete e stili di vita sani, inclusa attività fisica, attraverso azioni e politiche per porre in atto tutti gli impegni legati alla nutrizione compresi quelli assunti dai Capi di stato e Governo nei vertici sulle malattie non trasmissibili e dall’Organizzazione mondiale della sanità”. Il primo a commentare è stato il ministro delle politiche Agricole, Gian Marco Centinaio: “Finalmente l’Onu è tornata sui suoi passi e ha dovuto ammettere che i nostri prodotti, le eccellenze del made in Italy, non sono dannose per la salute. Che l’enogastronomia italiana è sana e di qualità. Sui nostri alimenti non ci sarà nessun bollino nero”.
LA RISOLUZIONE ONU – Sette i Paesi (Francia, Brasile, Norvegia, Indonesia, Sudafrica, Thailandia e Senegal) che avevano presentato la proposta alla seconda commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nell’ambito dell’iniziativa Global Health and Foreign Policy. La risoluzione viene adottata ogni anno dal 2008, ma quest’anno l’Italia rischiava di uscirne con le ossa rotte. La prima proposta, infatti, eludendo l’accordo raggiunto con la Dichiarazione politica approvata in sede Onu lo scorso 27 settembre, cercava di far rientrare dalla finestra misure quali le etichette a semaforo, tasse e limiti alla pubblicità per prodotti considerati nocivi.
Lo stesso Parlamento italiano, unito nella battaglia, aveva chiesto al governo di contrastare questa proposta. Pericolo scampato. Nel testo approvato il 13 dicembre, invece, si sottolinea la necessità di “coerenti e consistenti politiche per affrontare il problema del sovrappeso e dell’obesità nel contrasto delle malattie non trasmissibili”. Primo passo: la ricerca scientifica per studiare i legami tra salute e nutrizione. E poi la promozione delle diete sane tradizionali alla luce dell’importanza del cibo come parte dell’eredità culturale. Il testo adottato “rispetta il nostro patrimonio culturale e gastronomico, riassumibile nella Dieta Mediterranea riconosciuta dall’Unesco”, ha osservato la Farnesina, assicurando che resta alta l’attenzione per assicurare la tutela dell’agroalimentare italiano sui mercati esteri. Un comparto fondamentale per l’economia nazionale, con oltre 132 miliardi di fatturato, 41 miliardi di esportazioni e una tendenza alla crescita.
LE REAZIONI – “La posizione italiana in materia – ha spiegato il ministro Centinaio – è e rimane quella di un’icona a batteria che indichi la percentuale di nutrienti e che consenta di visualizzare le componenti nutrizionali quali calorie, grassi, zuccheri e sale”. “È stato anche un successo italiano”, ha detto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, parlando dello “stretto raccordo tra Farnesina e rappresentanza diplomatica all’Onu con i Ministeri competenti per la salute, l’agricoltura, l’industria e il commercio estero”. “È stata sventata una pericolosa deriva internazionale per mettere sul banco degli imputati i principali prodotti del Made in Italy”, è stato il commento del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, “salvandone dalla gogna l’85 per cento”.