Nell’edizione dei rapper è andata come tutti avevano pronosticato e come inevitabilmente era scritto che andasse. Marco Anastasio vince XFactor 12 con la sua musica disturbatrice (il copyright è di Mara Maionchi). Una ventata di freschezza dopo il successo di Lorenzo Licitra nel 2017. Il cantante-poeta napoletano supera nella sfida finale Naomi, che a dirlo tre settimane fa più di qualcuno si sarebbe fatto due risate. Poi la svolta rap – eh vabbè – e la ragazza arrivata dalla lirica ha ribaltato tutta la truppa sorprendendo per la capacità di interpretare brani che parevano non essere alla sua portata. Chapeau per Fedez, l’unico giudice in forma di questa edizione iniziata con l’addio forzato al tavolo di Asia Argento. E chissà come sarebbe andata se Naomi avesse avuto un singolo meno classico e più orecchiabile.
Perché al Forum di Assago, tirato a lucido e con una scenografia da paura, le note che conoscono tutti sono quelle rabbiose de La fine del mondo di Anastasio, già disco di platino.A 21 anni e ora con un contratto della Sony in tasca, questo rapper anomalo pare destinato a non scomparire dai palchi e dalle radio, come pure la 16enne Luna, terza, e i Bowland, quarti. Finisce come era iniziata, insomma. Con il biondino di Meta di Sorrento a far saltare sui sediolini un Forum dove Alessandro Cattelan è a suo agio come nel tinello di casa e si conferma il fil rouge di una trasmissione che in questa edizione ha toccato il picco per mancanza di volontà da parte dei giudici di indirizzare la gara.
I giudici – Manuel Agnelli credeva (e poteva?) di portare le sue tre ragazze in finale, ma si è dovuto accontentare di Luna, 16 anni e già capace di pattinare sul palco con la grazia di un’artista navigata. Mara Maionchi aveva in mano il gioiellino di quest’annata e ha fatto bene ad assecondarlo, lasciandosi guidare dal talento di un artista lontano anni luce dalla sue corde. L’unica svolta vera l’ha impressa Fedez, scovando il lato sconosciuto e più potente di Naomi. Lodo Guenzi ha fatto quel che ha potuto con un la squadra meno talentuosa e che non aveva selezionato. Così ha gestito tra azzardi e scelte azzeccate. Come quella di esaltare la raffinatezza dei Bowland, quasi fuori contesto in un contenitore mainstream. Però il tavolo dei giudici in questa stagione verrà ricordato per aver abbondato tanto, troppo nel volemose bene. Sia tra i giudici stessi (zero liti) che ai ballottaggi, sistematicamente risolti al ‘tilt’. Basti un episodio per tutti: in finale ha rischiato di andarci Leo Gassmann per l’incapacità di prendere una decisione netta. Fedez e il cantante de Lo Stato Sociale concordano sulla necessità di lasciar scegliere il pubblico da un certo punto in poi della stagione, ma la differenza tra il giovane romano e la 16enne sarda non ammetteva decisioni pilatesche. Altrimenti su quella sedia si può sedere chiunque. E tra addii annunciati e sussurrati, chissà chi vedremo il prossimo anno.
Gli ospiti – Magari quel Marco Mengoni che, nato artisticamente dall’altra parte del tavolo, giovedì sera si è ripreso il palco da ospite? Chissà. Di certo, a lui quest’anno è stata affidata l’apertura del live finale. Voce impeccabile, solita grazia e un tot di umiltà nel calarsi in duetti (anche difficili come quello con Anastasio). Oro rispetto ai The Giornalisti e a Ghali. Che però “vanno”, vengono ascoltati e allora bravi loro. Però questa finale – come tutta l’edizione numero 12 del talent di Sky sotto il profilo delle ospitate – la salva una band straniera, i Muse. Dopo l’omaggio ai Maneskin vincitori morali nel 2017, quest’anno sono passati sul palco Rita Ora, la Dark Polo Gang e Jonas Blue, solo per citarne alcuni tra i tanti non indimenticabili. Si può dare di più, ecco.
I finalisti – Anche perché il livello dei concorrenti è stato all’altezza. Cantanti in linea con i tempi e versatili. In fondo sono arrivati tre che giocano con il rap e simili: Anastasio, che ha portato X Factor a ragionare sulla qualità della scrittura, ma anche Luna che quel flow ce l’ha nel sangue. E alla fine pure Naomi, rivelazione totale per la sua interpretazione di Look at me now. Una toccata e fuga su quei ritmi l’hanno fatta anche i Bowland (vedesi la sensualissima reinterpretazione di Get busy di Sean Paul) che per qualità musicale sono i vincitori di questa edizione e in dodici puntate sono stati capaci di riadattare ogni tipo di artista (portando anche Mengoni nel loro campo) senza mai fare un buco nell’acqua con il loro shaker fantasioso di strumenti e tonalità.
Il contenitore della finale – Di buchi, la finale, ne ha conosciuto uno: l’azzardo di Heroes di David Bowie proposto in apertura dai quattro in lotta per il titolo. Impensabile di riuscire ad avere una resa sufficiente di un moloch della musica. Apprezzabile, invece, la scelta di ricordare la tragedia di Corinaldo in maniera delicata e con la giusta enfasi. A tessere le fila, impeccabile Cattelan, che osservato dal vivo stupisce ancor di più per presenza e capacità di intrattenimento. Ciliegina di uno spettacolo che anche davanti a 7mila persone arrivate al Forum per la finale resta totalmente pensato (luci, audio, tempi) per i suoi spettatori sul sofà di casa.