Il fatto è avvenuto il 4 dicembre scorso all'istituto Galileo Galilei di Monopoli e lo hanno riportato i deputati M5s Gallo e Giannone che hanno presentato un'interrogazione al ministro dell'Istruzione. Nella stessa scuola proiettato durante l'ora di religione anche il docufilm "L'urlo silenzioso" senza l'autorizzazione dei genitori
Tramite la pratica dell’aborto si “estraggano pezzi di gambe e braccia di bambini già formati”. Sono le frasi usate dal Movimento per la vita durante una lezione al polo liceale Galileo Galilei di Monopoli. Lo riportano i deputati del Movimento 5Stelle Luigi Gallo e Veronica Giannone che ora hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.
Secondo la ricostruzione del presidente della settima Commissione e della collega, la lezione incriminata sarebbe avvenuta il 4 dicembre scorso. “Il dirigente scolastico ha permesso – scrivono i deputati nell’interrogazione – che delegati dell’associazione Movimento per la vita si recassero nelle prime classi non per spiegare la pratica dell’aborto e come prevenire gravidanze indesiderate ma per un vero e proprio pressing psicologico nei confronti degli studenti”. Un’azione mirata, un coinvolgimento dell’associazione senza alcun confronto: “Hanno spiegato – continua l’interrogazione – come tramite la pratica dell’aborto si ‘estraggano pezzi di gambe e braccia di bambini già formati’. Inoltre, i delegati dell’associazione, hanno comunicato agli studenti che l’aborto farmacologico provoca gravi emorragie mentre quello chirurgico porta all’aspirazione del feto “che se va bene viene estratto intero altrimenti a pezzi”. A polemizzare contro questa lezione sono stati in primis i genitori degli alunni che hanno contattato Giannone che ha poi interessato anche il presidente Gallo.
Secondo quanto emerge dall’interrogazione la lezione del Movimento per la vita non sarebbe stato nemmeno l’unico episodio in cui il tema dell’aborto è stato trattato in quel modo: “Pochi giorni dopo l’11 dicembre il docente di religione cattolica ha proiettato, alle prime classi, un documentario dal titolo L’urlo silenzioso. Il film diretto e filmato dal ginecologo e attivista pro life Bernard Nathanson mostra una procedura di aborto ripresa con una ecografia e spiega la tecnica usata per effettuare l’intervento. Il titolo fa riferimento al “grido silenzioso di dolore” che secondo il regista il feto intenderebbe emettere aprendo la bocca durante l’intervento. Si tratta di un video che da sempre è stato usato dai movimenti pro-vita a sostegno delle proprie campagne.
Un documentario che ha fatto molto discutere: nel 1985, infatti, la commissione di medici esperti nominata dall’organizzazione Planned Parenthood, ha ritenuto il filmato “disseminato di inaccuratezze, affermazioni false e esagerazioni, scientifiche, mediche e giuridiche”. Critiche che riguardano sia la sfera etico-giuridica, sia quella medico-scientifica. “Nel film – continua l’interrogazione – si utilizzano termini come “bambino dilaniato”, “bambino smembrato”, “bambino disarticolato”, “bambino stritolato” e “bambino distrutto” inoltre all’inizio del docufilm era richiesta l’autorizzazione preventiva dei genitori, o esercenti la potestà, per procedere alla visione. Autorizzazione che mai è stata richiesta ai genitori”.
Un’azione forse portata avanti da qualche docente senza che il dirigente sapesse nulla. Impossibile venerdì parlare con l’interessato impegnato per ore in una riunione. “Ho saputo – spiega il presidente della Commissione – che il capo d’istituto si è attivato. Già negli anni scorsi era accaduto in un’altra scuola un episodio simile e la posizione del dirigente era stata determinata. Mi auguro lo sia anche qui. È grave che si siano fatte vedere delle immagini cruente facendo un’operazione non certo di tipo informativo. Hanno imposto una propria visione del mondo ai ragazzi senza la possibilità di far costruire loro un pensiero autonomo. Non si è tenuto in considerazione la storia di questo Paese sull’aborto. Poteva essere un dibattito d’educazione civica ma si è trasformato in altro” .