Secondo uno studio pubblicato sul The Guardian un abete in plastica di 1 metro e 90 centimetri ha un'impronta di carbonio equivalente a circa 40 chili di emissioni di gas serra e per smaltirlo servono oltre 200 anni. L'oggetto, tra i simboli della festività, però è "irrinunciabile"per l'81% della popolazione. Quelli artificali, secondo Coldiretti, sono nelle case di 7 italiani su 10
Un albero di Natale artificiale inquina 10 volte di più di uno naturale eppure viene scelto da 7 italiani su dieci. A lanciare l’allarme, visto il periodo, è la Coldiretti che riprende uno studio pubblicato sul The Guardian. L’oggetto, tra i simboli della festività, sembra essere fondamentale, tanto da essere considerato “irrinunciabile” dall’81% delle famiglie. Secondo la ricerca un albero in plastica di 1 metro e 90 centimetri ha un’impronta di carbonio equivalente a circa 40 chili di emissioni di gas serra. Più ecologico, tanto da arrivare a livelli di emissioni addirittura negative, quello vero che, oltretutto, passate le feste può essere riutilizzato come combustibile per le stufe a pellet o ripiantato in un vaso da giardino.
Come sottolinea l’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, inoltre, un abete finto inquina sia per la composizione, basata sul petrolio, sia per le emissioni industriali che derivano dalla sua produzione e dalla sua spedizione. Generalmente infatti gli alberi vengono prodotti in Cina e, prima di arrivare in negozio, viaggiano anche per 9mila chilometri. Inoltre la plastica di cui sono fatti, il PVC, sottolinea sempre la Coldiretti, è estremamente difficile da riciclare perché richiede attrezzature speciali. Oltre 200 anni il tempo necessario per degradarsi nell’ambiente.
Sono 3,6 milioni le famiglie che quest’anno hanno optato per un albero naturale, per una spesa media di 33 euro. Secondo l’indagine di Coldiretti/Ixé, infatti, gli italiani hanno preferito acquistare abeti di varietà particolari, quindi più costose, piuttosto del tradizionale abete rosso. Numeri che però non bastano. La maggioranza (il 70%) ha infatti scelto nuovamente l’albero finto. Oltre che per l’altezza, i prezzi di un abete vero variano a seconda del tipo. Generalmente però i più piccoli, alti all’incirca un metro e mezzo, vengono venduti a prezzi variabili tra i 10 e i 60 euro, a seconda della misura, della presenza o meno di radici e del vaso.
Per le piante di taglia grande, oltre i due metri, il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari. La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden. Da preferire, secondo la Coldiretti, l’albero naturale italiano, che, oltre ad essere “a chilometro zero” contribuisce a migliorare l’assetto idrogeologico del Paese. In Italia gli alberi naturali, informa l’associazione, sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono così a combattere l’erosione e gli incendi. Solo il 10% degli abeti veri, però, proviene dalla pratica forestale, il restante 90% proviene da coltivazioni vivaistiche.