Durante l’udienza di convalida del fermo che si è tenuta stamattina nel carcere di Bari, il somalo ha risposto per circa due ore alle domande del gip Maria Teresa Romita e del pm Giuseppe Maralfa: ha negato l'imminente fuga e respinto le accuse relative alla detenzione di materiale sospetto, soprattutto foto e video, trovato intercettando il suo telefono. Difeso da un avvocato di ufficio e con il supporto di un interprete, ha però ammesso il possesso di quei documenti spiegando le proprie ragioni
In chat aveva foto e faceva riferimenti al Vaticano. È questo uno dei dettagli investigativi che – secondo l’agenzia Ansa – hanno insospettito gli inquirenti e portato ad eseguire il fermo d’urgenza di un cittadino somalo a Bari. L’uomo è stato fermato due giorni fa per “imminente pericolo di fuga” dalla Digos su disposizione della Dda per i reati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, istigazione a commettere reati di terrorismo e pubblica apologia di reati di terrorismo.
Durante l’udienza di convalida del fermo che si è tenuta stamattina nel carcere di Bari, il somalo ha risposto per circa due ore alle domande del gip Maria Teresa Romita e del pm Giuseppe Maralfa. A quanto si apprende, il giovane si sarebbe difeso negando l’imminente fuga e respingendo le accuse relative alla detenzione di materiale sospetto, soprattutto foto e video, trovato intercettando il suo telefono. Difeso da un avvocato di ufficio e con il supporto di un interprete, ha però ammesso il possesso di quei documenti spiegando le proprie ragioni. Il gip si è riservato di decidere sulla richiesta di convalida del fermo e sulla conseguente richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere avanzata dal pm.
Secondo gli investigatori, le intercettazioni telefoniche e telematiche hanno consentito di raccogliere materiale, foto, video e documenti, riconducibili all’ideologia jihadista legata all’estremismo islamico e in parte relativi a immagini di luoghi possibili bersagli di attacchi. Il fermato, un 20enne disoccupato residente da tempo a Bari e su cui si stavano concentrando gli accertamenti della magistratura, avrebbe raccolto tale materiale condividendolo anche in chat, comprese le recenti foto del Vaticano scaricate da internet. L’attenzione degli inquirenti riguarda anche altre persone su cui le indagini sono tuttora in corso. All’indomani dell’attentato di Strasburgo, poi, la Dda e la Digos hanno notato una più intensa attività in rete da parte del 20enne e hanno deciso di intervenire e bloccarlo, temendo gesti emulativi, mentre il giovane aveva già preparato la valigia per andare via da Bari.