“Ma ce n’erano così tanti più bravi di me, come si chiama quel ragazzo che forse è una ragazza, ecco mi complimento anche con te”. Marcello Fonte, the one and only, vince anche agli European Film Awards come miglior attore nei panni del protagonista di Dogman e dal palco del teatro di Siviglia si concede la battuta “politically uncorrect” all’interprete di Girl, Victor Polster, suo competitor nella cinquina. Ma dopo il trionfo a Cannes tutto è concesso a questo attore e uomo straordinario, così diverso da ogni altro interprete del cinema italiano ed internazionale. Con questo premio italiano “pesante” si chiude l’avventura tricolore alla 31ma edizione degli Oscar europei che vedeva sia il film di Matteo Garrone che Lazzaro felice di Alice Rohrwacher candidati a diversi riconoscimenti: Dogman si è comunque portato a casa anche il premio per il trucco & parrucco e i costumi.
A trionfare in ben 5 categorie, fra cui miglior film e regia, è stato un fuoriclasse come il polacco Paweł Pawlikowski con il suo ipnotico e struggente Cold War (di prossima uscita italiana il 20 dicembre) la cui strada è sempre più spianata per la candidatura ai prossimi Oscar. Già miglior regista a Cannes 2018, con Cold War ha portato a casa le statuette anche per la miglior attrice (Joanna Kulig), la sceneggiatura e il montaggio.
Poche le sorprese, dunque, nel palmares “andaluso” degli EFA, sviluppato peraltro in una lunghissima cerimonia – ben 2 ore e mezza – con diversi inframezzi a passo di flamenco e canzoni locali. Ma non sono mancate le emozioni: le lacrime di Carmen Maura – premiata per la sua generosa carriera – definita da patron Wim Wenders “la reina del cine europeo” e il discorso politico e culturale altissimo di Ralph Fiennes, anch’egli tributato per la sua importante carriera da regista e attore. La sua presenza in un’arena così profondamente eurocentrica ha significato una presa di posizione netta contro la Brexit, argomento che ha aleggiato per l’intera serata.
“Inglese ed europeo? Certo, si può, ed è quello che mi sento di essere. Oggi la nostra identità comune è messa a repentaglio da sentimenti tribali – ha continuato il grande interprete scespiriano – e noi membri della comunità del cinema abbiamo il dovere di vedere e far vedere laddove altri non vogliono più guardare. Dobbiamo riconciliare le differenze, essere testimoni uniti, idealisti e provocatori senza perdere la nostra voce poetica, che è quella della nostra anima”.
E il clima di crisi si è percepito da diverse voci dei protagonisti, inclusa quella dell’attrice “paneuropea” Amira Casar che ha riscontrato quanto “la nostra Europa assomigli sempre più alla disastrosa Europa degli anni ‘30”. Lei era fra gli ospiti ad accogliere candidati e vincitori della serata ma anche – a modo suo – vincitrice lei stessa in quanto fra i protagonisti di Chiamami col suo nome di Luca Guadagnino che ha ricevuto l’EFA People’s Choice Award, ovvero premio del pubblico. “Un riconoscimento favoloso” ha commentato attraverso una portavoce il regista italiano, non presente a Siviglia. Tricolore, infine, è risultato anche il premio per il miglior cortometraggio europeo a Sara Fgaier per Gli anni.
Restando – paradossalmente – in Regno Unito ma anche un po’ in Italia visto che Armando Iannucci porta con sé il passaporto italiano e scozzese, il suo pungente Morto uno Stalin se ne fa un altro (The Death of Stalin) si è guadagnato il premio come miglior commedia europea, mentre è volato in Belgio quello per il miglior regista esordiente risultato il giovanissimo Lukas Dhont con Girl.