Massimo 60 mezzi all’interno dell’attuale Ztl Centro Storico, prezzi decuplicati per i carnet annuali e raddoppiati per gli ingressi giornalieri. “Ma ora licenzieremo almeno 2.500 dipendenti”, minacciano le imprese. Il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva, presentata dalle associazioni di categoria, contro la delibera del Campidoglio che cambia le regole di accesso per i bus turistici nel centro cittadino. Sebbene il secondo grado della giustizia amministrativa debba ancora esprimersi nel merito dei ricorsi, è ormai pacifico che dal 1 gennaio 2019 entreranno in vigore le nuove regole che producono una stangata non indifferente nel comparto turistico capitolino in ragione delle annose proteste portate avanti dai comitati dei residenti e dalle associazioni ambientaliste.
LA RIVOLUZIONE AREA C – La grande novità di questo provvedimento è sicuramente l’istituzione dell’Area C, una zona che disegna un rombo nel cuore della città, a cui angoli ci sono Piazza del Popolo, Piazza della Repubblica, il Foro Romano e Piazza di Ponte Sant’Angelo. Qui i cosiddetti “torpedoni”, i pullman di 9 metri, potranno entrare solo se già provvisti di permesso giornaliero – ovviamente – e solo per accompagnare studenti in gita (massimo 30 bus) o per raggiungere gli hotel con più di 40 camere (altri 30 veicoli), tagliando fuori, dunque, tutte le strutture alberghiere più piccole. I torpedoni, poi, saranno costretti a uscire dal perimetro entro 60 minuti dall’ingresso, pena una multa automatica. “Nel centro di Roma – spiega Giuseppe Canfora, presidente AssoHotel – circa il 50-60% delle strutture ricettive conta meno di 50 camere e sono proprio quelle che lavorano anche grazie al turismo organizzato, gestito con i pullman turistici. Contribuire ad affossare questo servizio vuole dire la morte per questi imprenditori, già messi a dura prova dalla tassa di soggiorno”.
CHI PAGA ENTRA LO STESSO – Fuori da quest’area – quindi anche nella zona del Vaticano, la più battuta dai torpedoni – la situazione del traffico dei bus turistici potrebbe restare la stessa. Con le regole precedenti, infatti, gli abbonamenti contingentati erano 1.300 mentre i giornalieri non lo erano soltanto il mercoledì e la domenica, in occasione degli eventi papali. L’Agenzia Roma Servizi per la Mobilità, tuttavia, ha sempre stimato in 300 unità i bus che giornalmente entravano in quella che sarà ridenominata Area B; esattamente i 300 bus al giorno previsti nel contingentamento giornaliero. Poi ci sono gli abbonamenti. Quelli annuali, che prima costavano circa 3.000 euro a vettura, sono stati eliminati. Al loro posto vi sono i carnet da 50, 100 e 300 ingressi l’anno, non contingentati. E qui sta il nodo economico. Ogni carnet costerà ben 23.635 euro, in pratica 78,75 euro a ingresso contro gli 8 euro degli abbonamenti, quindi 10 volte di più. Ma essendo liberi di acquistare quanti carnet si vogliono, è possibile che i grandi gruppi possano fare man bassa ed eliminare dal mercato i piccoli operatori.
MA IL CENTRO RESTA “OSTAGGIO” DEI VEICOLI – Dunque, massimo 60 torpedoni in Area C e solo i più “ricchi” in Area B. Dunque il centro sarà finalmente libero dai veicoli? Qui sta il punto interrogativo. Perché la gran parte dei piccoli operatori si sta muovendo per cedere i propri pullman euro 6 e acquistare i veicoli 9 posti, che già oggi si muovono in blocchi di 4-5 per il centro cittadino e che avranno libero accesso nell’Area C. Così come il provvedimento interessa i pullman classici ma non quelli scoperti che – pur essendo privati – effettuano un servizio di linea e compiono lo stesso percorso decine di volte, caricando turisti nei luoghi più disparati e spesso bloccando il traffico. “Abbiamo calcolato che il provvedimento elimina il 2% del traffico in centro”, spiega il direttore generale di Anav, Tullio Tulli. Secondo i dati forniti da Etoa (European Tour Operator Associations), “solo i 10 più importanti tour operator associati a Etoa, generano 7.000 posti di lavoro. Se si guarda al settore nel suo complesso, si stima che 5 milioni di persone arrivino a Roma in pullman, generando 40-50.000 posti di lavoro. Stando ai numeri suggeriti, fino a 300 bus entravano in media nel centro di Roma ogni giorno, a fronte dei 1,9 milioni di auto private immatricolate a Roma”.
LO SPAURACCHIO DEI LICENZIAMENTI – Se per la sindaca Virginia Raggi, la decisione del Consiglio di Stato è “una battaglia vinta per i cittadini che ha messo la parola fine a un’anomalia del passato” e per il presidente della Commissione capitolina Mobilità, Enrico Stefano, è “un provvedimento fondamentale che tutela il nostro patrimonio storico e archeologico e combatte l’inquinamento atmosferico e acustico”, ovviamente il comparto del turismo romano è sul piede di guerra.
Giancarlo Iacuitto, Responsabile del Settore Incoming della Fiavet Lazio (Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi), afferma che “il 30% del turismo a Roma – afferma – si basa sul turismo organizzato. I tour operator sono molto preoccupati da questo piano pullman e molti potrebbero lasciare la Capitale: se vanno via loro cade tutto il castello”. “Ci hanno fatto capire – attacca Franco Tinti, presidente dell’Anstra (Associazione Nazionale Servizi Trasporto Autonoleggi) – che bisogna trasferire le aziende fuori da Roma con il licenziamento di circa 2.500 dipendenti già a partire dal 1 gennaio. Il nostro non è uno scenario catastrofico ma solo realistico”.