“Ebbene sì, la nostra azienda va avanti, con enormi difficoltà. Mio padre, ad oltre 70 anni, lavora come un matto. Il carico fiscale è enorme. L’azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i 3 dipendenti (tra cui mia sorella). Ciononostante l’azienda tira avanti, così come tante altre”. Alessandro Di Battista risponde con un post su Facebook all’articolo pubblicato oggi da Il Giornale che parlava della Di.Bi Tec. S.r.l., società di famiglia di cui l’ex parlamentare 5 Stelle è socio e di cui il padre, Vittorio, è presidente del consiglio di amministrazione. Secondo i dati della visura camerale riportati dal quotidiano, la srl – costituita il 20 settembre 2001 che ha sede a Roma, in via Latina 20, e un capitale sociale di 15mila euro – ha 53.370 euro di debiti verso i dipendenti, 135.373 euro di debiti verso i fornitori e 60.177 euro di debiti tributari. Al 30 giugno 2018 a lavorare nella società ci sono due dipendenti. L’attività ha come oggetto sociale “la produzione industriale, la lavorazione di manufatti in ceramica e affini, di apparecchi igienico sanitari“.
Il quotidiano scrive che di debiti della Di.Bi Tec. S.r.l. potrebbero essere quelli “di un’azienda che tenta coraggiosamente di sconfiggere la crisi“, che ha riguardato tutto il distretto del bianco (cioè il settore degli elettrodomestici), “proteggendo i dipendenti, ma dalla visura camerale sono proprio i dipendenti i soggetti che vantano dalla famiglia Di Battista importanti crediti”. Ad attestarlo, si legge, “è sempre la visura alla voce ‘Altri debiti’. L’anno precedente (2015) il debito era di 38.238 euro. Insomma, in un anno la voce è aumentata nonostante si sia ridotto di quasi il 20% il costo del personale”.
I mancati versamenti tributari pesano poi per “60.177 euro (in cui la parte del leone lo fa il debito Iva) e anche questi si sono innalzati rispetto all’esercizio precedente, quando a bilancio erano iscritti 40.550 euro. Oltre ai debiti tributari, la società della famiglia Di Battista ha debiti anche verso ‘gli istituti di previdenza e sicurezza sociale’. I debiti verso l’Inps sono di 7.715 euro e questi – a conferma della buonafede con cui si estrapolano i dati sono leggermente diminuiti: nell’esercizio precedente erano di 8.244 euro”. La società, evidenziano i revisori dei conti, non ha dirigenti e “un debito di 53.370 euro verso i dipendenti è spia di ritardi notevoli nei pagamenti. Nonostante numeri così compromessi, in realtà la Di.bi Tec srl possiede dei titoli bancari Carivit pari a 116.227 euro. In pratica, titoli che potrebbero dare sollievo e ripianare i debiti, ma che, a leggere i bilanci, si è preferito accantonare anziché utilizzare per estinguere e risanare”.
Su quanto riportato dal Giornale è intervenuto anche Matteo Renzi nella sua newsletter Enews e sul suo profilo Facebook. “Spero che la notizia sia falsa e che Di Battista possa procedere per diffamazione contro il Giornale. Ove ciò non fosse, sono sicuro che Il Fatto Quotidiano dedicherà molto spazio a questa vicenda. È vero che Di Battista, collaboratore del Fatto Quotidiano, ha definito i giornalisti “pennivendoli e puttane”, ma io sono certo che la valente redazione del Fatto non si farà intimidire. Sperando che sia tutto falso, naturalmente”. Ma nel suo post su Facebook Di Battista ha risposto sia a lui che al Giornale. “Io sono così calmo e tranquillo ultimamente, ma se provocate mi tocca tornare ad Arcore sotto la villa del vostro padrone. Stavolta però per leggere dei pezzi della sentenza sulla trattativa Stato-Mafia. L’avete voluto voi evidentemente”. E sull’ex segretario Pd dice: “Si è subito buttato a pesce su questa stupidaggine. Caro Matteo, so che ti brucia ancora che uno come me senza guru della comunicazione, senza TV dalla sua parte, solo con un motorino, ti ha fatto il ‘culo’ al referendum costituzionale“.