Ha ragione quell’elettore del centrosinistra che ha votato il M5s e che ha scritto qualche giorno fa un tweet per fare, dice lui, outing (sic, sarebbe “coming-out”)? Sono stati un’enorme delusione? Sì, la delusione è cocente, le aspettative erano altissime e finora il topolino partorito è pure parecchio bruttino e informe. Ha ragione di sostenere di aver fatto un grande errore? Sì e no. Sorvolerò sull’uso propagandistico di un elettore deluso da parte della stampa, rimandando a un ficcante tweet di Selvaggia Lucarelli, la quale scrive “Caspita. Un tizio scrive ‘mi sono pentito di aver votato 5 stelle’ e diventa: a) notizia; b) un trionfo per mille like; c) nuovo leader del Pd’”. E provo invece a spiegare perché è stato e non è stato un “grande errore”.
Caspita. Un tizio scrive “mi sono pentito di aver votato 5 stelle” e diventa a) notizia b) un trionfo” per mille like c) nuovo leader del pd. pic.twitter.com/3Fp7Q7n3zF
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) 16 dicembre 2018
Chi da sinistra ha votato i 5s non l’ha fatto certo – almeno voglio sperarlo, ché sarebbe una cosa di un’ingenuità imbarazzante – perché pensava di conferire ai 5s il 50% più uno dei voti, ma perché sperava in un’alleanza con le forze della sinistra. La legge elettorale vigente – ma ancor di più il sistema di governo – prevede una Repubblica parlamentare nella quale i governi non si fanno nelle urne. Ci sarebbe stata, con un sistema diverso, la possibilità per l’elettore di avere maggior peso (si veda il sistema maggioritario), ma con un confuso e pasticciato sistema elettorale proporzionale malato e drogato questa possibilità non c’è.
C’era solo la possibilità di ricorrere all’azzardo politico, alla scommessa, al voto: nella speranza che la forza politica indicata avrebbe poi in Parlamento dato vita a un’alleanza di centrosinistra con un Pd derenzizzato, dunque reso responsabile di fronte ai problemi del Paese e con gli occhi bene aperti su ciò che altrimenti al Paese sarebbe accaduto. Perché l’alleanza Pd derenzizzato-5s era necessitata dall’incombere dell’alleanza alternativa, quella in essere. Si fanno le alleanze sulla base dei ricatti? No. Né sarebbe stato facile concepire un’alleanza tra una forza politica “giacobina” e un Pd fatto oggetto (ampiamente ricambiato, sia chiaro) di pesantissimi strali quando erano l’uno forza di opposizione e l’altro di governo. Però il principio del lesser evil in politica ha il suo senso.
A scanso di equivoci preciso: è “colpa” del Pd, che ha spinto i 5s tra le braccia della Lega? No. Ai 5s non l’aveva ordinato il medico di fare un’alleanza qualsivoglia, né si può dire che all’intervento a gamba tesa di Matteo Renzi – mentre Maurizio Martina da Fabio Fazio si dichiarava possibilista – vada attribuita la responsabilità del governo giallo-verde. Ma vi immaginate un immediato ritorno alle urne? Pd annientato dall’ignavia politica e governo necessario 5s-centrodestra a trazione leghista. Insomma, la “colpa” non è del Pd, quanto piuttosto dei 5s che si sono consegnati mani e piedi legati a Matteo Salvini. Certo non c’erano molte alternative, come abbiamo visto. Ma cosa occorreva fare, fiat iustitia et pereat mundus? Non si fa l’alleanza con la Lega, si torna a votare (con gli effetti indicati sopra) o, peggio (altro che urne), ci ritroviamo il solito governissimo di larghe intese e responsabili?
Insomma, la situazione era complicata, e la scelta più tragica è stata dichiarare di volere assistere al naufragio del Paese con un bel po’ di popcorn. Oggi i 5s hanno perso molto appeal, e giustamente, per l’elettore di centrosinistra. Ma bollare come assurda l’idea di una possibile alleanza tra il Partito Democratico e i 5s è l’ennesimo suicidio politico. Pari solo al suicidio di chiudere a Pier Luigi Bersani nel 2013. Vero che in quell’occasione Bersani si presentò arrogantemente (nonostante i toni da bulli dei 5s) pretendendo i voti dei grillini solo come spinterogeno per avviare il proprio governo. Ma i 5s – e qui ancora si para la nobilitate della politica – erano di fronte al dilemma: cedere la “purezza” al primo colpo o capitalizzarla ancora per goderne al turno successivo?
Ma la politica non ha niente di lineare, e fatto un calcolo, il mutamento di una variabile sola manda tutto in fumo. E così i 5s hanno capitalizzato fino al 2018, ma hanno sciupato il raccolto usandolo nella maniera che il Fato politico indicava, e tuttavia mettendoci anche parecchio del loro.