Il ddl Anticorruzione, anche ribattezzato Spazzacorrotti dal Movimento 5 stelle, è legge. La Camera ha approvato definitivamente il testo con 304 voti a favore, 106 contrari e 19 astenuti, con Forza Italia che ha deciso di abbandonare l’aula al momento del voto e le forti critiche del Pd. Si è deciso di non chiedere la fiducia: dopo l’incidente dell’emendamento “salva peculato” votato da Fi e pezzi della Lega e poi eliminato al Senato, la maggioranza ha trovato l’intesa. “Aspettavamo questa legge dai tempi di Mani pulite“, ha commentato su Facebook il vicepremier M5s Luigi Di Maio, rilanciando il video della festa dei parlamentari 5 stelle davanti a Montecitorio. “Niente sarà più come prima, finora gli onesti erano stati trattati da fessi, ma adesso cambia tutto”. Ha esultato naturalmente anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “Questa è una legge molto importante, il mio primo pensiero va ai giovani italiani e al loro futuro. E’ una giornata storica, la dedichiamo agli italiani che si spaccano la schiena lavorando onestamente”. Solo ieri sera il ministro aveva partecipato a Viareggio all’anteprima del lungometraggio “Il Sole sulla Pelle”. E “legge Viareggio” è proprio il nome con cui il ministro aveva annunciato la riforma della prescrizione, inserita all’interno del ddl Anticorruzione.
Niente fiducia. Maggioranza ha retto su voti segreti – La maggioranza ha deciso di non mettere la fiducia sul provvedimento. L’esame è cominciato alle 14.30 con il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità per poi passare al voto degli emendamenti, che in tutto sono 8 di cui 2 con voto segreto. Il governo ha retto anche in effetti a tutte le tre richieste di modifica del testo avanzate dall’opposizione che sono state respinte, due col voto segreto. Una era un emendamento di Catello Vitiello, l’ex 5 stelle che nel primo passaggio del ddl alla Camera era riuscito a far approvare una modifica per depotenziare il reato di peculato, col voto segreto: questa volta l’assemblea di Montecitorio ha respinto con 406 voti contrari e 130 favorevoli. L’Assemblea è quindi passata all’esame degli ordini del giorno sul testo. La Al Senato era stato approvato – questa volta con la fiducia – un maxi emendamento per cancellare la norma “salva peculato” di Vitiello.
Il dibattito sulla prescrizione – In Aula il dibattito tra maggioranza e opposizione si è concentrato proprio sulla prescrizione, che sarà bloccata dopo il primo grado di giudizio, ma solo dopo l’1 gennaio del 2020. “Approvare oggi il blocco della prescrizione e lasciare a domani la riforma del processo penale che, almeno negli annunci, dovrebbe consentire processi più brevi è il modo migliore per spaventare chiunque abbia intenzione di investire in Italia. E non è certo di questo che al momento ha bisogno il Paese”, ha detto il deputato di Forza Italia, Luca Squeri. Per la verità, l’accordo tra Lega e M5s è proprio quello di prorogare l’entrata in vigore sulla prescrizione al 2020 per fare in modo di varare prima la riforma del processo penale. “La riforma del processo penale per accorciarne la durata la volevamo già fare. Noi lanciamo un messaggio di speranza agli onesti che non si vogliono vedere scavalcare dai disonesti, a chi vuole la meritocrazia. Fare andare avanti le persone che meritano i risultati e non solo quelli che si affidano alle raccomandazioni ed alle mazzette. Questo Paese non si può più permettere la corruzione”, ha spiegato il sottosegretario alla Giustizia. Vittorio Ferraresi, nella replica del governo.
La storia della riforma – Quella sull’Anticorruzione, è uno dei “provvedimenti bandiera” del Movimento 5 stelle. Annunciato in campagna elettorale, è stato preparato in estate dai tecnici del ministero della Giustizia: con l’approvazione diventa probabilmente la riforma più importante approvata finora dall’esecutivo. È stata fortemente voluta dal guardasigilli Bonafede, che poi aveva deciso di includere dentro allo stesso ddl anche la nuova legge sulla prescrizione, in precedenza accantonata. Una decisione che aveva fatto nascere frizioni con l’alleato della Lega. Alla fine si era deciso di rinviare l’entrata in vigore di questa parte della riforma al 2020. Un altro nodo che ha diviso la maggioranza era rappresentato dalla soglia minima di trasparenza sui finanziamenti ai partiti: il Carroccio avrebbe voluto fissarla a duemila euro, il M5s aveva stabilito un tetto di 500 euro. Alla fine è passata quest’ultima proposta: chi donerà più di 500 euro a un partito o movimento dovrà acconsentire alla pubblicazione del suo nome online. L’ultimo stop all’iter di approvazione dello “spazzacorrotti” ha rischiato di compromettere l’alleanza tra Lega e M5s: è accaduto con il voto segreto che a Montecitorio aveva fatto passare l’emendamento salva peculato. Una norma praticamente identica a una proposta depositata nei giorni precedenti dalla Lega, che era poi stata cancellata a Palazzo Madama. Adesso dopo la fiducia al Senato, lo “spazzacorrotti” passa anche alla Camera.