L’Assemblea generale dell’Onu ha dato il via libera al Global compact on refugees, nonostante l’opposizione di Stati Uniti e Ungheria. Si tratta di un quadro globale non vincolante che fornisce un sostegno ai Paesi dove risiedono la maggior parte degli oltre 25 milioni di rifugiati al mondo. Anche l’Italia si è espressa a favore. Il provvedimento rafforza la responsabilità condivisa per aiutare coloro che sono costretti a fuggire dal proprio Paese a causa di conflitti o persecuzioni. Il testo è passato con 181 sì, 2 no e 3 astenuti. L’approvazione è arrivata pochi giorni dopo l’adozione a Marrakech del contestato Patto Globale per una migrazione sicura (Global compact for migration). In quell’occasione l’Italia ha scelto di non presentarsi e rinviare una presa di posizione sull’argomento dopo la discussione in Parlamento: un primo dibattito è previsto alla Camera il 19 dicembre (dopo il voto sul ddl Anticorruzione): l’aula dovrebbe discutere le mozioni che, in modo diverso, chiedono al governo una posizione chiara sull’accordo Onu, proposto a Marrakech il 10 e 11 dicembre, che gestisce i flussi migratori a livello internazionale. Sull’argomento non mancano le tensioni dentro la maggioranza: la Lega è contraria all’adesione, i 5 stelle sono spaccati. Davanti a Montecitorio oggi e domani protesta Casapound.
Tra chi spinge perché l’Italia aderisca anche al Global compact on for migration c’è il presidente della Camera Roberto Fico, che già più volte si è fatto interprete dell’ala più moderata e vicina alle sensibilità di sinistra. Ma non tutti dentro i 5 stelle concordano con la sua posizione. Oggi il deputato Giuseppe Brescia, M5s già vicino a Fico, ha espresso soddisfazione per l’adesione all’altro Global compact, quello sui rifugiati. “È una buona notizia“, ha detto. “Finalmente il nostro Paese non rimarrà isolato nel rispondere a un fenomeno globale e altri Stati condivideranno con noi la responsabilità di aiutare chi scappa da guerre e persecuzioni. Hanno votato insieme a noi 180 Paesi, più di quanti erano a Marrakech per aderire al Global Compact sulla Migrazione. Un bel segnale, tutti dalla parte giusta”. Nei giorni scorsi Brescia ha inviato a tutti i deputati, inclusa la presidente dei Fdi Giorgia Meloni, la traduzione in italiano del Global Compact. “Questa maggioranza e questo governo non hanno mai messo in discussione l’adesione a questo documento fondamentale per rafforzare la cooperazione tra Paesi. Ringrazio l’Unhcr per il ruolo guida in questi due anni di lavoro sul documento”. Silenzio per il momento dalla Lega, polemizza invece Giorgia Meloni: “Apprendo che le Nazioni Unite hanno approvato il Global Compact sui rifugiati, preludio di quello sui migranti. Apprendo anche che il governo italiano ha votato a favore. Scusate, ma chi e dove ha deciso il voto italiano?”, ha scritto su Facebook la presidente di Fratelli d’Italia.
Oggi intanto è stato diffuso un appello al Parlamento di alcuni esponenti politici e del mondo della cultura e della scienza perché l’Italia aderisca al Global compact for migration. Tra le firme – sin legge in una nota – ci sono l’ex magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, Mimmo Lucano, sindaco di Riace, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, il presidente di Italia in Comune e sindaco di Parma Federico Pizzarotti, i sindaci Virginio Merola (Bologna) e Giorgio Gori (Bergamo), Marco Furfaro, coordinatore nazionale di Futura, Alessandra Ballerini, avvocata della famiglia Regeni, Luigi Manconi, coordinatore UNAR, gli scrittori Massimo Carlotto e Maurizio De Giovanni, la presidente nazionale dell’Arci Francesca Chiavacci, gli scienziati Telmo Pievani, Silvia Bencivelli, Bruno Arpaia, Lucia Votano, Elena Gagliasso, Pietro Greco, Giovanni Destro Bisol, Marica Danubio, Bernardino Fantini, lo storico ambientalista Valerio Calzolaio, poi Monica Frassoni, presidente dei Verdi Europei, Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni, Pierfrancesco Majorino, assessore del comune di Milano e Monica Cerutti, assessora in Piemonte, la portavoce di Tilt, Maria Pia Pizzolante”.
Il Global compact for refugee è uno strumento operativo non vincolante che ha lo scopo di rafforzare la cooperazione e fornire un sostegno più solido ai Paesi che ospitano la maggior parte dei profughi. Nove su 10 dei rifugiati vivono in Paesi in via di sviluppo, dove i servizi di base come assistenza sanitaria o istruzione sono già sotto pressione. Il Patto punta ad affrontare questo problema facendo leva maggiormente sugli investimenti, sia dai governi che dal settore privato. E invita a portare avanti politiche che consentano ai rifugiati di accedere all’istruzione e condurre una vita produttiva, mirando ad affrontare l’impatto ambientale dell’accoglienza. Inoltre prevede maggiori opportunità di reinsediamento, ad esempio attraverso il ricongiungimento familiare, borse di studio o visti umanitari, e afferma che il ritorno volontario dei profughi in condizioni di sicurezza e dignità resta la soluzione preferita nella maggior parte delle situazioni.