Una denuncia dei “vizi della politica“, che sono la “vergogna della vita pubblica” e includono messaggi di razzismo e xenofobia, la corruzione, il disinteresse per la tutela delle risorse e della Terra e la salvaguardia degli interessi di alcuni “privilegiati”, che condanna i giovani a “restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro”. Sono questi i punti cardine del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2019 di Papa Francesco, che attacca anche i “discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”. Discorsi che sono “insostenibili“. “Viviamo in questi tempi – aggiunge – in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”. Accanto alle virtù, purtroppo, sottolinea che anche nella politica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano. Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale”.
“La politica è per la pace se si esprime nel riconoscimento delle capacità di ognuno” – Un passaggio del messaggio di Bergoglio riguarda anche i giovani e il futuro. Perché “quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro”. Al contrario, “quando la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti”. “Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire ‘io mi fido di te e credo con tè nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona”, aggiunge. Secondo il Pontefice, infatti, “ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune”.
“Il terrore contribuisce all’esilio di intere popolazioni” – Per il Papa “oggi più che mai, le nostre società necessitano di ‘artigiani della pace'”. Pace che “si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”. A 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, per Francesco “oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità”. “È la ragione – osserva – per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace”. Il pensiero del Papa va, inoltre, “in modo particolare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinché le loro vite e i loro diritti siano protetti”. Nel mondo, “un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati”.