Dopo il caso di don Biancalani, nella città toscana scoppia una nuova polemica tra la Lega e un sacerdote: stavolta a finire sotto l’attacco del Carroccio è don Paolo Tofani, parroco della chiesa di San Piero ad Agliana (Pistoia), che nella sua omelia domenicale ha attaccato a testa bassa la legge voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini
“Bisogna ricordarsi che la famiglia di Gesù fu costretta, visto l’infanticidio ordinato da Erode, a emigrare in Egitto, come ci dice il Vangelo. Ma non lo avrebbe potuto fare se ci fosse stata una legge sui migranti come c’è oggi in Italia”. Dopo il caso di don Biancalani, a Pistoia scoppia una nuova polemica tra la Lega e un prete della città: stavolta a finire sotto l’attacco del Carroccio è don Paolo Tofani, parroco della chiesa di San Piero ad Agliana (Pistoia), che nella sua omelia domenicale ha attaccato a testa bassa il decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’uscita di don Tofani non è piaciuta per niente ai vertici regionali della Lega Toscana che da diversi mesi stanno polemizzando con il prete di Vicofaro, don Massimo Biancalani, per le sue idee pro-accoglienza. L’ex segretario regionale del Carroccio e senatore pistoiese, Manuel Vescovi, ha attaccato don Tofani aggiungendo ulteriori dettagli alla ricostruzione dell’accaduto: “Da cattolico sono rimasto sbalordito e fortemente amareggiato da quanto mi hanno riferito alcuni fedeli che hanno assistito alla messa – ha scritto in una nota –. Nel corso dell’omelia il prelato avrebbe anche detto che ‘Non ha importanza fare il presepe’ e che se Salvini fosse esistito ai tempi di Cristo, Gesù Bambino sarebbe morto”. Quest’ultima frase è stata però smentita lunedì dal parroco.
“Non conta fare il presepe se poi non si accoglie” – Il contenuto dell’omelia di Don Tofani è stato confermato al fattoquotidiano.it da un fedele abituale della parrocchia di San Piero e lunedì dallo stesso parroco al quotidiano locale La Nazione: “Non ho mai detto che Gesù sarebbe morto – ha risposto don Tofani – però ho parlato della legge Salvini e ho fatto notare che non conta fare il presepe se non sappiamo accogliere e vivere nell’amore e nell’ascolto secondo lo spirito evangelico”. Don Tofani non è certo il primo parroco in prima fila nell’accoglienza dei migranti a Pistoia: negli ultimi mesi, uno dei simboli pro-accoglienza in città e in tutta la regione è diventato don Massimo Biancalani che nella canonica di Vicofaro ha ospitato più di 70 richiedenti asilo. E da un anno a questa parte è partito un botta e risposta continuo tra il parroco e il ministro dell’Interno Salvini che si è concluso con la querela di quest’ultimo. A metà settembre, però, la canonica è stata chiusa con un’ordinanza del sindaco di Pistoia di Fratelli d’Italia, Alessandro Tomasi, per motivi di sicurezza e ci vorranno ancora settimane (forse mesi) per far riaprire la struttura. Nel frattempo, una settimana fa don Biancalani ha rivelato in un incontro pubblico che “a Vicofaro si fanno sentire i primi effetti del decreto Sicurezza”: “Sono ormai una decina di giorni che quasi tutte le sere arrivano migranti” ha denunciato il parroco in un dibattito con il sindaco di Riace, Domenico Lucano, e il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.
La Lega: “i preti si occupino di anime” – L’omelia domenicale del prete di Agliana ha provocato la reazione stizzita della Lega che alle amministrative di maggio proverà a conquistare anche Livorno, Prato e Firenze e nel 2020 la Regione. “Se queste frasi-choc fossero state effettivamente pronunciate – ha continuato Vescovi –, sarebbe gravissimo e non in linea con lo spirito di un uomo che veste, tra l’altro, l’abito talare”. Anche il deputato Edoardo Ziello attacca don Tofani per il suo ruolo: “I parroci si occupino delle anime e non di politica – commenta al fattoquotidiano.it –. La legge Salvini tutela tutti gli immigrati che hanno davvero diritto di stare in Italia, stabilendo un principio sacrosanto: chi sbaglia paga e se un richiedente asilo si permette di picchiare un poliziotto o di mettere le mani addosso ad una donna viene convocato in Prefettura per poi venir rispedito nel proprio paese di provenienza. Accostare una legge alle sacre scritture è davvero sbagliato e imbarazzante”.