Oltre 400 i firmatari della lettera lanciata dalle Architette Ribelli. In testa lo stesso Massimiliano Fuksas. "Questa dimostrazione immediata di sostegno riflette la necessità di un cambiamento nella nostra professione. Le donne sono la maggioranza del mondo e sono sempre più presenti nel campo dell’architettura, tuttavia non ricevono gli stessi riconoscimenti"
Parità per Doriana Fuksas. La sta chiedendo una petizione lanciata nei giorni scorsi dalle architette Louise Braverman, Caroline James e Francesca Perani, per conto del team di attiviste italiane RebelArchitette e del collettivo VOW Architects, che chiedono l’inclusione di Doriana Fuksas, partner riconosciuta e Direttrice dello Studio Fuksas, come pari destinataria del Premio alla Carriera assegnato a Massimiliano Fuksas da INARCH, Istituto Nazionale di Architettura Lazio.
Tra i primi firmatari, oltre 400, spicca lo stesso Massimiliano Fuksas, oltre a Denise Scott Brown, Rem Koolhaas, Byarke Ingels, Paola Antonelli, Beatriz Colomina, Gisue Hariri e Toshiko Mori. “Questa dimostrazione immediata di sostegno riflette la necessità di un cambiamento nella nostra professione – sottolinea un nota delle RebelArchitette – Le donne sono la maggioranza del mondo e sono sempre più presenti nel campo dell’architettura, tuttavia non ricevono gli stessi riconoscimenti”.
La petizione si inserisce all’interno della campagna #timefor50, tempo di parità, lanciata lo scorso 26 novembre dal collettivo italiano in scia a un report sulla limitata presenza di relatrici agli eventi di settore, con l’obiettivo di sensibilizzare tutti coloro che promuovono iniziative legate all’architettura sul tema dell’inclusione e della parità di genere, dando seguito al manifesto ufficiale presentato in occasione del flash mob di Voices of Women (VOW) organizzato all’apertura della Biennale di Venezia 2018.
Dopo aver analizzato più di 400 eventi nel campo dell’architettura svolti in Italia fra il 2017 e il 2018, il gruppo ha raccolto ed elaborato i dati in un report digitale (guarda QUI IL DOCUMENTO che è stato coordinato dalle architette Anna Serafini e Cinzia Bigoni), “rivelatore di una situazione disarmante sulla invisibilità delle donne negli eventi di architettura”. In particolare sono stati raccolti i dati relativi a 411 conferenze nazionali, 203 organizzate da enti privati, e 208 da Ordini Professionali (Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino) e dal CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori). Su un totale di 3823 invitati, 2826 sono uomini (il 74%) mentre 994 sono donne (26%). Invece 153 eventi, il 37% di tutte le conferenze prese in considerazione, non ha visto la presenza di alcuna relatrice: in questi casi la totalità degli invitati ad un singolo evento ha raggiunto un numero massimo di 20 relatori. Solo in 48 eventi, il 12% del totale, è stata rilevata una situazione di parità o di maggioranza a favore delle professioniste. La presenza esclusiva delle donne è avvenuta in soli 10 eventi nei quali il numero massimo di relatrici invitate non superava le due presenze.
Dai dati è emerso poi che gli enti privati sono stati più virtuosi rispetto agli enti istituzionali dando una maggiore visibilità alle relatrici. Il Nord Italia, sede di un numero maggiore di eventi (272), ha registrato una più alta percentuale di conferenze al maschile rispetto al Centro e al Sud. “Le professioniste iscritte in Italia presso gli ordini professionali stanno crescendo in modo considerevole, le under 30 superano addirittura il numero di colleghi maschi, in Lombardia rappresentano già il 44,7% degli iscritti/e. Per questo non è più tollerabile la mancanza di modelli di riferimento al femminile negli eventi pubblici. Il bacino di professioniste al quale attingere è vasto e deve essere tradotto in una reale visibilità delle donne in campo professionale”, sottolinea Francesca Perani, architetta curatrice del documento.
Per agevolare la presenza femminile, il team ha inoltre prodotto “Architette=Women Architects 1⁄2 Here We Are!” un book (consultabile liberamente QUI) che elenca 365 figure femminili di eccellenza nel panorama dell’architettura nazionale ed internazionale: una pubblicazione che in un solo anno è stata letta da più di 7000 utenti internazionali, in particolare dall’Italia, Stati Uniti, India, Regno Unito e Australia. RebelArchitette e VOW Architects chiedono ora “a chiunque voglia vivere e lavorare in un mondo più equo di aggiungere il proprio nome alla petizione, firmando questa lettera aperta rivolta ad Inarch unendosi così ai professionisti e alle professioniste che, con il loro immediato sostegno, hanno già confermato l’urgenza di questo fondamentale cambiamento”.
“Questa petizione è la prima a favore di un’architetta italiana, dopo quella che nel 2013 fu lanciata negli Stati Uniti dalla stessa
Caroline James e Arielle Assouline-Lichten per il riconoscimento del Premio Pritzker a Denise Scott Brown – sottolinea Francesca Perani, curatrice del gruppo RebelArchitette -. La petizione è oggi sostenuta e promossa a livello internazionale, ma è partita dal
basso, grazie alla libera iniziativa di professioniste/i e studentesse che domandano a gran voce il cambiamento di un sistema che vede ancora uno sbilanciamento troppo marcato a favore dei propri colleghi uomini”. Per RebelArchitette e VOW Architects la campagna #timefor50 non si chiude qui: propongono che l’hashtag #timefor50 venga diffuso per sensibilizzare situazioni di discriminazione come quella che oggi colpisce Doriana Fuksas, e che si verificano quotidianamente in ogni campo professionale e a qualsiasi livello.