Mediaset cambia linea editoriale e riapre la cosiddetta televisione “populista”, imputata dopo le elezioni politiche di aver trascinato alla vittoria la Lega. Paolo Del Debbio torna a gennaio col suo talk a forte impronta sovranista. Mandato in soffitta Gerardo Greco che solo a settembre Pier Silvio Berlusconi aveva tolto alla Rai, dove dirigeva il giornale radio dopo aver condotto per anni Agorà, il programma di informazione mattutino su Raitre, per affidargli la direzione del Tg4 e W l’Italia, il contenitore con cui Mediaset aveva immaginato di concludere il cerchio della rigenerazione del canale. Trasformarlo da permanente forum per la terza età all’avanguardia giornalistica del Biscione.

I motivi della defenestrazione di Greco (che conserva la direzione del Tg4) e dell’arrivo di Del Debbio sono dovuti ai bassi ascolti. Il programma viaggia ultimamente sul tre per cento, una cifra inferiore alle attese. Eppure era partito bene, sopra al cinque per cento, ma subito il rapporto tra il conduttore e la proprietà è andato incrinandosi. A Milano piaceva pochissimo l’impostazione votata all’attualità politica e Greco, a cui era stato chiesto di dar voce, senza esagerare, ai tanti petali della opposizione al governo, è stato presto commissariato inviando sul posto curatori speciali che hanno offerto ciascuno ricette diverse. W l’Italia si è così consumata nella nebbia creativa di Cologno Monzese, saltando dalla politica alla cronaca, poi al gossip, poi di nuovo alla politica con un occhiolino alla trazione leghista del governo, per ridiscendere subito nei meandri della cronaca più pop.

Il risultato è riassunto dai numeri che confermano l’afasia del gruppo (anche il programma di Nicola Porro vivacchia sotto il quattro per cento), le indecisioni di Pier Silvio Berlusconi (che ha voluto Greco per poi subito ripudiarlo), e il ritorno all’usato sicuro. Del Debbio, che è un eccellente professionista, farà però l’unica televisione che gli riesce bene: pepata, un filino padana, battendo i temi inesausti della cronaca nera (micro criminalità), dell’integrazione difficile per via della immigrazione allo sbando, e naturalmente delle tasse e dei tartassati, meglio se a partita iva, l’evergreen.
E’ lo spirito del tempo. A maggio ci sono le elezioni europee, e sarà più Matteo Salvini che Silvio Berlusconi a ringraziare.

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