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Salvini rivendica stretta di mano al capo ultrà condannato: ‘In curva molte brave persone. Mafia sconfitta in qualche mese’

Il capo del Viminale rivendica la stretta di mano a Luca Lucci, che ha patteggiato 18 mesi e nel suo passato 'vanta' un'aggressione a un tifoso e 3 Daspo: "Tifo organizzato? Magari qualcuno ha avuto problemi in passato". Allo stesso tempo annuncia che nel giro "qualche mese o qualche anno" le mafie "saranno cancellate". E sulle presunti tangenti Eni in Nigeria: "Stimo Descalzi, il Paese deve tutelare le sue aziende migliori"

scuseprese di distanza a posteriori. Per Matteo Salvini non è inopportuno che il ministro dell’Interno partecipi alla festa della Curva Sud del Milan e stringa la mano a uno dei capi ultras, Luca Lucci, fresco di patteggiamento a un anno e mezzo per droga e con una condanna per aggressione a un tifoso dell’Inter, che perse un occhio per colpa di un suo pugno.

Dopo 48 ore di silenzio sulla vicenda, il capo del Viminale rivendica nella sostanza quel gesto che ha provocato anche l’indignazione del sindacato di polizia della Cgil. E allo stesso tempo annuncia che nel giro “qualche mese o qualche anno” la “mafia, camorra e ‘ndrangheta saranno cancellate dalla faccia di questo splendido Paese, ce la metteremo tutta”.

“Sono un ministro che non va solo in tribuna. Sono andato a Atene con volo low cost Ryanair coi tifosi organizzati del Milan, di cui molte brave persone, magari qualcuno con problemi in passato. L’ho fatto, lo rifarei”, dice ignorando le conclusioni sugli interessi della criminalità organizzata in molte curve ‘certificati’ anche dalla commissione parlamentare Antimafia che ha dedicato all’argomento una lunga relazione nella scorsa legislatura arrivando a parlare di “osmosi” tra clan e tifo organizzato. “Il mio obiettivo è risolvere i problemi, se questo mi comporta qualche polemica vado avanti e tiro dritto”, aggiunge a Sorbolo, in provincia di Parma, durante la consegna alla Guardia di finanza di un bene confiscato alla mafia.

Prova a spegnere così il “caso”, aperto dalla sua partecipazione alla festa per i 50 anni del tifo organizzato rossonero. Durante la manifestazione all’Arena Gianni Brera di Milano, Salvini aveva stretto la mano a Lucci, che due giorni dopo il suo insediamento al Viminale era stato arrestato dalla polizia nell’ambito di un’operazione su una rete dedita al traffico di stupefacenti. A settembre, il capo ultrà del Milan ha patteggiato 18 mesi. Ma nel suo passato – come raccontato da Il Fatto Quotidiano – c’è anche altro.

Lucci è stato infatti condannato per l’aggressione a un tifoso nerazzurro durante il derby del febbraio 2009. L’allora leader dei Guerrieri sferrò un pugno in faccia al tifoso Virgilio Motta, procurandogli la perdita della vista da un occhio. Nel processo che ne seguì, venne condannato assieme ad altre cinque persone anche al versamento di 140mila euro alla vittima (che si è poi suicidata nel 2012). Subito dopo la sentenza in aula la moglie di Lucci urlò: “I 140mila euro te li devi spendere tutti in medicinali, maledetto infame”. Nella sua vita – stando alle cronache – ci sono anche amicizie con persone legate alla criminalità organizzata e nel 2006 la sua auto – prestata senza sapere il fine – venne utilizzata da un killer durante l’omicido di un’avvocatessa alle porte di Milano.

Salvini ha spiegato: “Il mio obiettivo da ministro è provare a risolvere i problemi e uno dei problemi con cui abbiamo a che fare è la violenza che accompagna troppi eventi sportivi”. Dimenticando di aver stretto la mano a un capo ultrà che ha ricevuto 3 Daspo nella sua vita e che è stato riconosciuto come l’autore di un’aggressione durante un Milan-Inter, Salvini si è augurato che negli stadi e nelle curve torni il “tifo corretto, colorito, colorato” allo stesso tempo “isolando, condannando e dimenticando episodi di violenza e aggressione”.

Con lo scopo di “avere sempre meno polizia e carabinieri fuori dagli stadi” e di avere “confronti anche accesi verbalmente durante i derby, che però non trascendano mai in aggressioni o episodi di violenza”. A suo avviso, “il fatto che io vada allo stadio da quando ho cinque anni e abbia frequentato anche la curva per tanti anni, quando ero giovane, magari mi dà qualche vantaggio in più, conoscendo pregi e difetti. Che ci sono in ogni contesto umano”, spiega durante la consegna ai finanzieri di alloggi confiscati alla ‘ndrangheta.

L’occasione buona per dire che “siamo più forti noi” dei clan: “Possono tener duro ancora qualche mese o qualche anno, ma mafia, camorra e ‘ndrangheta saranno cancellate dalla faccia di questo splendido Paese, ce la metteremo tutta – dice durante la manifestazione – Ci tenevo a onorare un enorme lavoro di squadra, lo Stato è più forte”. “L’unico modo di aggredire” la criminalità organizzata, ha concluso, “è aggredirli nel portafogli, nei conti in banca. Lo Stato deve fare lo Stato, con le buone, dove è possibile. Con mafia, camorra e ‘ndrangheta in ogni maniera permessa dal codice civile e penale”.

Poco ore dopo, arrivando all’assemblea di Confagricoltura, il ministro dell’Interno ha risposto riguardo alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza si Obi Emeka e Gianluca Di Nardo, due mediatori condannati in abbreviato per il caso delle presunte tangenti Eni in Nigeria. Parlando dell’ad Claudio Descalzi, imputato nel processo ordinario, il vicepremier ha detto di “stimarlo” e sottolineato che “un Paese deve tutelare le sue aziende migliori, non commento le sentenze”. Secondo il gup, i vertici “avallorono gli illeciti” e Descalzi era “prono alle pretese di Luigi Bisignani”.