Senza avere natura pubblica, Cineca è diventato un gigante dell’informatica di Stato e un monopolista dei servizi per università e amministrazioni, anche grazie a generosi contributi ministeriali che profumano di aiuto di Stato lontano chilometri. Ilfattoquotidiano.it lo racconta da anni, m a la questione è ora approdata alla Procura della Corte dei Conti del Lazio che ha aperto un fascicolo con ipotesi di danno erariale per decine e decine di milioni di euro. Una grana per il consorzio di Bologna che si aggiunge al contenzioso fiscale con l’Agenzia delle Entrate per tasse non pagate dal 2011 al 2015 per 60 milioni di euro. Il fascicolo è affidato al vice procuratore Massimo Lasalvia ed è stato aperto in seguito all’esposto di una piccola società romana, la Be Smart di Filippo Quondam, che da anni – in solitaria – si contrappone come Davide a Golia nelle aule di tribunale per veder riconosciute le anomalie di un soggetto che ha saputo capitalizzare per anni una posizione di enorme vantaggio dovuta all’ambiguità della natura giuridica mista tra pubblico e privato, beneficiando così dei vantaggi di entrambe, sotto forma di affidamenti diretti e contributi pubblici che di fatto hanno ostacolato la concorrenza e l’iniziativa privata.
I magistrati contabili dovranno tornare sulla questione dei finanziamenti pubblici grazie ai quali Cineca è diventato un colosso da oltre 700 dipendenti. Il 22 ottobre scorso il Consiglio di Stato ha dichiarato definitivamente illegali i 18.7 milioni di euro conferiti nel 2015 dal MIUR al CINECA, già definiti tali dal Tar del Lazio del 27 febbraio 2017. Dunque i contributi sopraddetti sono definitivamente un “aiuto di stato illegale”, ossia denaro dello Stato che il MIUR ha assegnato illegalmente e senza gara al Cineca di Bologna, soggetto privato. E presto potrebbero dover tornare indietro con un conto salatissimo. A marzo 2017 l’allora ministro e i dirigenti del ministero hanno ricevuto una diffida ad adempiere al recupero dei versamenti indebiti degli ultimi 10 anni, alla quale nessuno dei tre ha risposto. Per totali 170 milioni. La vicenda giudiziaria tocca da vicino viale Trastevere che dal 2015 non versa più il contributo annuale ma poco o nulla ha fatto negli anni scorsi per tutelare se stesso e l’interesse pubblico. I vertici di oggi assicurano però che si vuole andare fino in fondo. Hanno richiesto un parere all’avvocatura dello Stato per sapere se devono procedere al recupero delle somme e come affrontare il delicato rovescio giuridico della medaglia per cui lo stesso ministero si è avvalso delle attività e dei servizi del Cineca che via via finanziava.