Tre giorni e una rivendicazione dopo, Matteo Salvini fa marcia indietro e prova a giustificare la partecipazione alla festa per i 50 anni della Curva Sud del Milan e le chiacchiere con il capoultras rossonero Luca Lucci, condannato per droga e con precedenti per violenza da stadio e aggressione a un tifoso dell’Inter.
Mentre fino a martedì non c’era nulla di male, adesso il ministro dell’Interno dice che se avesse saputo dei precedenti penali del tifoso di “certo” non si sarebbe fatto fotografare con lui. “Era la prima volta che lo incontravo – spiega all’emittente fiorentina Lady Radio – Ogni giorno faccio foto con centinaia di persone, ovviamente non chiedo alle centinaia di persone che mi fermano a feste, incontri, cene o in strada, il certificato penale”.
Una versione assai più soft delle rivendicazioni avanzate nei giorni scorsi. Prima aveva detto di essere “un indagato tra gli indagati”, poi di fronte alle polemiche, aveva ribadito che lo avrebbe rifatto. Perché “in curva ci sono molte brave persone” e, se qualcuno ha sbagliato “l’ha fatto in passato e io mi occupo dell’oggi”, aveva risposto a Ilfattoquotidiano.it.
Corregge il tiro, insomma, dopo le prime prese di distanze non solo da parte delle opposizioni, ma anche da parte del ministro pentastellato Giulia Grillo e del sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia. Oltre alla protesta del Silp Cgil: il segretario del sindacato di polizia, Daniele Tissone, aveva detto al Fatto.it: “Se quel gesto lo avesse fatto un poliziotto ‘comune’, sarebbe stato sanzionato disciplinarmente”. Parole che, martedì sera, hanno spinto il Sap, il sindacato autonomo dei poliziotti guidato fino a pochi mesi dall’attuale parlamentare della Lega Gianni Tonelli, a scrivere un duro comunicato contro Tissone, accusato di aver “strumentalizzato” la vicenda.
Poco prima della marcia indietro, era intervenuto anche Matteo Renzi durante una diretta Facebook: “Salvini si deve vergognare. E deve chiedere scusa. Quando gli hanno fatto notare che sbagliava abbracciando un ultrà pregiudicato (trattava 600 kg di droga) e violenza (allo stadio, davanti a bambini peraltro), la sua reazione è stata ridicola“, ha detto l’ex premier. “No, tu sei il ministro dell’Interno che squalifica le istituzioni abbracciando pregiudicati. E sei un padre che rafforza un’immagine negativa del gioco più bello del mondo”, ha aggiunto Renzi.
Il ministero dell’Interno “ha validi professionisti che dovrebbero aiutare a evitare incontri sconvenienti: lo staff del Viminale serve a questo, non a stare su Facebook a promuovere prodotti alimentari”. Per l’ex presidente del Consiglio è “inutile indossare le magliette della polizia e dei carabinieri se poi abbracci gente che scrive ‘Digos Boia’“. Un episodio, quest’ultimo, rivelato da Il Fatto Quotidiano. Salvini “non solo non ha chiesto scusa, ma ha detto: ‘Lo rifarei’. Vergognati ministro. Vergognati e chiedi scusa”, conclude Renzi.