L’Unione europea pronta ad attaccare la proroga delle concessioni balneari senza gara per 15 anni, prevista dall’emendamento alla manovra della Lega e sul quale è stato già raggiunto un accordo in Senato. Una misura che, qualora approvata, escluderebbe l’applicazione della direttiva Bolkestein dal comparto delle imprese balneari. Secondo Bruxelles questo non è possibile e il rischio è che si arrivi a una procedura di infrazione contro l’Italia. D’altro canto per lo stesso ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio esiste ‘il 99 per cento di possibilità’ che tra qualche anno gli italiani si ritroveranno questa nuova tegola.
LA COMMISSIONE EUROPEA RIMANDA ALLA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA – La Commissione Ue, pur non commentando direttamente l’accordo politico sulla proroga delle concessioni, ricorda la sentenza con cui nel luglio 2016 la Corte di Giustizia Ue ha stabilito che la direttiva Bolkestein sui servizi riguarda anche le concessioni balneari e, per questa ragione, l’estensione automatica di autorizzazioni esistenti (senza dunque una procedura di selezione) viola la direttiva del 2006, oltre che il Trattato Ue. Bruxelles rimanda inoltre alla risposta che la commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska ha dato ad alcune interrogazioni parlamentari a luglio 2018. Nel testo, la commissaria ricordava come fosse proprio la sentenza della Corte Ue di luglio 2016 a confermare che le concessioni balneari “sono autorizzazioni ai sensi della direttiva 2006/123/CE, dal momento che esse comportano un’autorizzazione a esercitare un’attività economica in un’area demaniale”.
QUANDO LA CORTE DIEDE TORTO AI BALNEARI – La sentenza della Corte di Giustizia presa come punto di riferimento rispondeva a una querelle nata nel 2013 tra due consorzi di comuni (in Lombardia e in Sardegna) e alcuni imprenditori balneari. I consorzi, non soddisfatti del servizio offerto dai balneari in questione, decisero di indire delle gare per affidare la gestione dei lidi ad altri operatori. Gli imprenditori ‘estromessi’ fecero causa, convinti di essere dalla parte della ragione in virtù della proroga stabilita nel 2010 dal governo Berlusconi. L’esecutivo, infatti, quattro anni dopo l’approvazione della Bolkestein, aveva deciso di concedere con un decreto cinque anni di tempo (fino al 2015) agli operatori del settore per rimettersi in carreggiata dopo gli investimenti iniziali. Senza quel salvataggio tantissimi stabilimenti avrebbero dovuto cambiare gestore. Dopo aver visionato il testo del decreto legge, la Commissione europea aveva ritirato la proceduta di infrazione aperta all’epoca contro l’Italia, ma i diversi passaggi che portarono all’approvazione della legge alla fine ebbero l’effetto di attenuare l’obbligo imposto dalla direttiva di procedere con le gare arrivando a un rinnovo ‘automatico’, espressamente vietato dalla direttiva europea. La Commissione se ne accorse solo dopo e decise di non riaprire la procedura di infrazione. Eppure la direttiva europea era stata violata e proprio alla Bolkestein si appellavano i consorzi. Il caso finì alla Corte di Giustizia Europea, che nel luglio 2016 diede ragione ai comuni.
IL RISCHIO DI UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE – La storia potrebbe ora ripetersi. Se la proroga dovesse essere approvata (e al momento sembra non ci siano ostacoli) gli operatori del settore si sentiranno protetti dalla legge del governo, ma portati davanti ai giudici, l’esito non potrebbe che essere lo stesso del 2016. Ma c’è un rischio ancora più grave per l’Italia. Lo ha ricordano nelle ultime ore il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: “Ci sarà anche la proroga delle concessioni agli stabilimenti balneari che ci provocherà un’infrazione per ogni anno di 100 milioni che dovremo pagare all’Europa”. Per Rossi “si tratta di un’assurdità, al solo scopo di raccattare con demagogia voti, visto che regioni come la Toscana e il Veneto hanno già fatto leggi che vengono incontro ai balneari e non violano le regole europee”. D’altro canto che il rischio di una nuova infrazione sia molto alto lo ha confermato lo stesso ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, che all’emendamento sui balneari ha lavorato in prima persona.