Una conferenza stampa con 1700 giornalisti accreditati. Un numero record per l’appuntamento tradizionale di fine anno. Alla platea Vladimir Putin parla di sfide economiche e, soprattutto, minacce militari. “Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare“, ha detto il presidente russo, sottolineando come lo “sfacelo” del sistema di deterrenza internazionale, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato Inf, “aumenta l’incertezza”. “Le armi della Russia – ha aggiunto – servono a mantenere la parità strategica e se arriveranno i missili in Europa poi l’Occidente non squittisca se noi reagiremo. Ma io confido che l’umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio“. Putin ha poi puntato il dito contro le ipotesi di “abbassare” la soglia di tolleranza riguardo alle armi nucleari, cioè introdurre armi atomiche “per uso tattico“, sostenendo che questo potrebbe portare “alla fine della civiltà e forse anche del pianeta. Queste sono questioni serie ed è una vergogna che ci sia la tendenza a sottostimarle. È una questione legittima, che sta crescendo”. Ha parlato anche di missili balistici: esistono quelli senza testate nucleari e noi dunque “non possiamo sapere”, se viene lanciato un missile balistico, se è armato con testata nucleare o meno. Un elemento che, ha aggiunto, ha un impatto sui “nostri sistemi di difesa” programmati per rispondere “ad un attacco fatale”. E riferendosi ai rapporti col Giappone, ha stigmatizzato ancora una volta lo scudo missilistico Usa. “Per noi questi sistemi non sono solo difensivi perché sono in realtà sincronizzati con l’apparato offensivo, e lo capiamo benissimo”.
“Ucraina? Le provocazioni sono sempre un male” – Nella conferenza di fine anno trovano spazio anche il conflitto con l’Ucraina, le riserve di gas russo, la Siria e l’innovazione tecnologica. Putin liquida lo scontro sul Mar Nero di fine novembre tra le forze di Mosca e di Kiev come una “provocazione” del presidente Petro Poroshenko che gli ha permesso di aumentare la sua popolarità in vista delle presidenziali della prossima primavera. “Le provocazioni – ha detto Putin – sono sempre un male. Una provocazione è stata messa in piedi per aumentare la tensione. Perché i nostri partner ucraini hanno bisogno di una cosa del genere? Hanno bisogno di aumentare le tensioni per le elezioni, per aumentare il rating di uno dei candidati. La provocazione ha raggiunto il suo obiettivo? In termini di aumento del rating – ha proseguito Putin – forse sì. Lui (Poroshenko, ndr) ha raggiunto il suo scopo, ma a spese degli interessi dell’Ucraina”. Secondo il presidente russo, inoltre, “il fatto che non sia morto nessuno” dei 24 marinai ucraini che a fine novembre sono stati catturati dai russi al largo della Crimea “ha creato grande insoddisfazione” nel governo di Kiev.
Positivo poi il giudizio di Putin sulla decisione Usa di ritirare le proprie truppe dalla Siria, anche se in questo senso non ci sono ancora segnali concreti. In Afghanistan, infatti, il contingente americano è sul territorio da 17 anni nonostante i continui annunci di un ritiro. Quanto alla Siria, per Putin non c’è nessun bisogno che le truppe americane rimangano per facilitare una soluzione politica del conflitto. E la presenza militare russa, è frutto di un invito da parte del governo, ha aggiunto il presidente russo, concordando con la valutazione fatta da Trump sulle sostanziali perdite subite dalle milizie dello Stato islamico.
Guardando alla politica in Europa, ha commentato la crisi in Francia e nel Regno Unito alle prese col divorzio da Bruxelles. Riguardo ai gilet gialli, Putin ha osservato che hanno reagito in modo netto alla scelta “consapevole” del governo francese di aumentare i prezzi del carburante per favorire “le energie alternative”. Ma ha sottolineato che “in Russia abbiamo fatto l’opposto, abbiamo lottato contro l’aumento dei prezzi“. E sul gas ha rassicurato: “In Russia il gas non finirà mai, state tranquilli, ne abbiamo più di chiunque altro”. Quanto a Londra, ha dichiarato di capire “la posizione del primo ministro britannico, che sta combattendo per la Brexit: il referendum si è svolto, cosa può fare lei? Deve soddisfare la volontà delle persone espressa nel referendum. O non era un referendum? Qualcuno non ha gradito il risultato e quindi lo si ripete? Questa è democrazia?”.