I dati raccolti dalla sonda spaziale sono stati pubblicati sulla rivista Icarus. Un ricercatore: "Se sono temporanei abbiamo perso l'occasione di vedere sistemi simili su Giove, Urano e Nettuno"
Cento milioni di anni. È il tempo che, secondo le rilevazioni della sonda Cassini, è rimasto agli anelli di Saturno. Il motivo: la gravità del pianeta sta risucchiando le particelle di ghiaccio e polveri. E lo sta facendo al massimo della velocità prevista dalle osservazioni precedenti delle missioni Voyager 1 e 2 degli anni Settanta. Questi ultimi dati raccolti da Cassini sono stati pubblicati sulla rivista Icarus dai ricercatori del Goddard Space Flight Center della Nasa.
Secondo i calcoli “stimiamo – dichiara James O’Donoghue del Nasa, primo autore dello studio – che questa pioggia di anelli scarichi una quantità di acqua che potrebbe riempire una piscina olimpionica ogni mezz’ora. A questo ritmo l’intero sistema degli anelli scomparirebbe in 300 milioni di anni“. Una stima che, grazie alle rilevazioni della sonda, potrebbe diminuire sensibilmente. Infatti la caduta del materiale degli anelli sull’equatore del pianeta farebbe accorciare l’aspettativa di vita degli stessi a meno di 100 milioni di anni, iniziando da quelli più interni.
? Ring the alarm! ? Scientists from @NASAGoddard have discovered that not only are Saturn’s rings younger than previously thought, but also that the rings are actually disappearing at a rapid pace through a process called “ring rain.” Read more: https://t.co/gWuLm17AFF pic.twitter.com/HXDKVsJwTy
— NASA (@NASA) 18 dicembre 2018
Nati probabilmente 100 milioni di anni fa, questi anelli ghiacciati – composti da detriti, di varie dimensioni, tenuti in orbita da un equilibrio tra la loro velocità e l’immensa gravità del pianeta – sarebbero già a metà della loro vita. “Siamo fortunati – aggiunge James O’Donoghue – di poter vedere il sistema di anelli di Saturno. Se gli anelli sono temporanei probabilmente abbiamo appena perso l’occasione di vedere sistemi di anelli giganti anche su Giove, Urano e Nettuno”.