I resti del santo da cui ha avuto origine il leggendario Babbo Natale sarebbero nascosti sotto il pavimento mosaicato della chiesa ortodossa di Demre, nella provincia di Antolya nella Turchia sud-occidentale
Scherza coi fanti, ma lascia stare Babbo Natale e San Nicola. Forse non tutti sanno che l’allegro, rubicondo, e panciuto omone con la barba bianca e l’abito rosso, che verrà a bussare alla porta di casa la notte tra il 24 e 25 dicembre prossimo, è in realtà la risultanza di diverse riletture allegorico-popolari di un santo della Chiesa Cattolica. E forse ancora meno persone sanno che la ricerca della ossa e del luogo di sepoltura di San Nicola è diventata una disputa internazionale tra Italia e Turchia, con un ulteriore capitolo aggiunto nei mesi scorsi: i resti del santo da cui ha avuto origine il leggendario Babbo Natale sarebbero nascosti sotto il pavimento mosaicato della chiesa ortodossa di Demre, nella provincia di Antolya nella Turchia sud-occidentale.
A raccontarlo, alcuni mesi fa, è stata la BBC. Un gruppo di archeologi turchi grazie all’utilizzo di un potente scanner e di un avveneristico geo radar hanno individuato ossa che, a loro avviso, apparterrebbero al conteso santo mediterraneo vissuto nel terzo secolo dopo Cristo. Cemil Karabayram, direttore del settore vigilanza dei monumenti storici di Antalya, ha spiegato al giornale Hurriyet che se si riuscisse a scavare sotto le preziose pietre del terreno di un angolo della chiesa è sicuro che “si troverebbe il corpo di San Nicola”. Negli ultimi anni la chiesa del distretto di Demre in Antalya è stata restaurata e ha attirato molti turisti. Demre, inoltre, è costruita sulle rovine di Myra, la città dove si ritiene che San Nicola, abbia vissuto. Ed è qui che entra in gioco anche l’Italia. Perché fino a poco tempo fa nessuno ha mai messo in dubbio che le spoglie di San Nicola fossero state trasferite clandestinamente da Demre a Bari, all’interno della Basilica di San Nicola, da una sessantina di marinai attorno al 1087. Di fronte all’avanzare dell’impero musulmano sul territorio dell’impero bizantino, il manipolo avrebbe nottetempo trafugato la reliquia portandola in Italia.
Nel 1993 un’altra squadra di archeologi turchi ha invece affermato che l’isola di Gemile è stata l’ultima dimora del santo e che da lì i suoi resti sono stati spostati a Myra, sempre nel settimo secolo d.c. per sfuggire ad una flotta araba. Nel 2009 infine, nonostante la “scoperta” di Gemile, un altro gruppo di studiosi turchi ha formalmente chiesto all’Italia di farsi restituire le ossa di San Nicola, senza peraltro ricevere risposta. La storica delle religioni Lisa Bitel ha studiato il caso di San Nicola e recentemente ne ha descritto la lunga e ricca credenza popolare che ne è scaturita nel tempo. Già, perché il santo avrebbe compiuto in vita almeno un miracolo resuscitando tre ragazzini uccisi. San Nicola avrebbe anche pagato una somma altissima ad un uomo impedendogli di vendere come prostitute le sue tre figlie; infine, da morto, dalla sua tomba barese esce da secoli un liquido oleoso, considerato miracoloso da molti credenti, detto la “manna di San Nicola”. Il santo sarebbe anche stato molto generoso in vita con i bambini e i poveri.
Questo lato solidaristico di una personalità poliedrica e in alcuni momenti perfino politicamente ribelle (finì nelle carceri romane quando ancora il cristiani erano perseguitati) è rimasto nei secoli addosso alla figura di San Nicola, diventato patrono dei marinai, e legato in particolar modo ad una tradizione della società olandese che si celebra da secoli il 5 dicembre, ovvero Sinterklaas. Mescolandosi a diverse tradizione nordiche e centroeuropee ecco sbucare il più conosciuto Santa Claus: originariamente cicciottello, con barba bianca e vestitone spesso verde a cui la Coca-Cola avrebbe modificato il colore in rosso. Insomma, se a Demre attraverso il DNA si scoprirà l’esistenza di ossa di un uomo del IV secolo d.c. Babbo Natale si ritroverebbe con la sua tomba parecchio lontana dalla tanto idolatrata dimora lappone degli ultimi decenni.