L'ex tipografo, che soffriva di disturbi depressivi, ha sempre sostenuto di essere uscito di casa per suicidarsi finendo poi per sparare a caso verso la prima persona incontrata per strada. La sentenza è prevista per il 7 gennaio
Sedici anni di carcere. È quanto ha chiesto il sostituto procuratore Giuseppe Ledda per l’ex tipografo in pensione Roberto Pirrone, accusato dell’omicidio dell’ambulante senegalese Idy Diene ucciso a colpi di pistola il 5 marzo scorso sul ponte Vespucci a Firenze. La richiesta tiene conto di una pena effettiva di 24 anni, ridotti di 8 per il ricorso al rito abbreviato. Nonostante sia stato accertato che il pensionato fosse in grado di intendere e di volere durante il fatto, gli avvocati dell’uomo, Sibilla Fiori e Massimo Campolmi, hanno chiesto di tener conto della perizia psichiatrica che ha evidenziato come Pirrone soffrisse di disturbi depressivi per i debiti e le conseguenti liti con la moglie. La sentenza del Tribunale di Firenze è attesa per il prossimo 7 gennaio.
Pirrone ha sempre sostenuto di essere uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi, salvo poi mettersi a sparare e uccidere a caso la prima persona incontrata per strada. “Mi sono detto sparo così vado in galera e la faccio finita con questa vita non dignitosa”, aveva detto agli inquirenti durante l’interrogatorio. In realtà dai filmati si nota come l’uomo abbia precedentemente incrociato e schivato altre persone prima di sparare con una pistola Beretta regolarmente detenuta. A individuare e fermare l’ex tipografo era stata una pattuglia dell’Esercito, impiegata nell’operazione Strade sicure.