L'esponente del Pd - sentito dagli inquirenti come persona informata sui fatti - all'uscita ha anche detto che "quando al ministero c'ero io abbiamo sempre vigilato". Il progetto di retrofitting di febbraio? "Mai visto, rimasto a livello tecnico". E dice di non aver mai saputo delle criticità del Morandi. Eppure due anni fa ricevette un'interrogazione scritta (anche) sul cedimento dei giunti: non ha mai risposto
“Quando io ero ministro, l’attività di vigilanza è sempre stata esercitata”. In procura a Genova è stato il giorno dell’ex ministro Graziano Delrio, ascoltato per circa un’ora dal pm Massimo Terrile sul crollo del ponte Morandi. Delrio, sentito come persona informata sui fatti, all’uscita dal palazzo di Giustizia ha spiegato di non essere “mai stato a conoscenza di ammaloramenti e condizioni critiche del viadotto”, crollato il 14 agosto provocando la morte di 43 persone. Eppure il 28 aprile 2016 era stato il senatore di Liguria civica, Maurizio Rossi, a presentare un’interrogazione a risposta scritta anche sulle condizioni del Polcevera.
Chiedendo chiarimenti sulla Gronda e la mobilità genovese, il parlamentare ricordava all’allora ministro che “il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un’opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura” e per questo chiedeva di sapere “quale sia in dettaglio l’attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza”, “gli interventi che ancora devono essere realizzati” e se “corrisponda al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso almeno al traffico pesante, entro pochi anni”.
Rossi, insomma, aveva lanciato un primo alert, ma Delrio a quell’interrogazione non ha mai risposto. La vicenda dell’interrogazione era già emersa nei giorni successivi al crollo, con l’ex senatore che insisteva su “Delrio sapeva tutto” e l’ex ministro che si difendeva ricordando che il fuoco di quelle interrogazioni era la Gronda e chiedeva di non strumentalizzare la vicenda.
Oggi, all’uscita dall’incontro con i magistrati, rispondendo a domande sul progetto di retrofitting di Autostrade, Delrio ha detto che i documenti “sono rimasti a livello tecnico, quindi io non riesco a dare informazioni perché non ero a conoscenza”. L’ex ministro ha spiegato inoltre che “come al solito i progetti rimangono a livello della direzione di vigilanza, quindi su queste cose non potevo fornire alcun chiarimento” riguardo alla sua conoscenza della relazione del febbraio scorso sul retrofitting del viadotto Polceverra, nella quale si evidenziavano le criticità sul ponte. Stesse considerazioni anche sulla relazione dell’ingegnere Riccardo Morandi, progettista dell’opera, che già nel 1981 aveva manifestato perplessità sulla sua costruzione.
L’esponente del Pd – secondo ex ministro delle Infrastrutture sentito dagli inquirenti dopo Antonio Di Pietro – ha anche detto che “come in tutte le strutture ministeriali, vi è sicuramente una difficoltà di personale” specificando di aver “richiesto e ottenuto 270 assunzioni tra il 2015, quando sono arrivato, fino allo sblocco delle assunzioni: 130 sono già state fatte e altre verranno fatte. Quindi il problema del potenziamento degli uffici ministeriali esiste sicuramente”.
“Quando succedono cose di questo tipo è chiaro che i doveri di vigilanza vanno sempre ripensati, come quando è successa la tragedia ferroviaria di Andria-Corato: queste cose devono essere un’occasione per potenziare di sicuro i controlli dello Stato, su questo non c’è dubbio”, ha aggiunto specificando che “nelle concessioni chi subentra ha tutti gli obblighi di un gestore pubblico, che sia Anas o una società autostradale, ha tutti gli obblighi di manutenere in sicurezza la struttura”.