Società

Sfera Ebbasta, ora è gara a difenderlo dalla censura. Ma i suoi testi (misogini) parlano chiaro

A distanza di quasi due settimane dai fatti di Corinaldo, leggo alcuni articoli e blog nei quali si vuole evidenziare a tutti i costi la totale mancanza di responsabilità del trapper Sfera Ebbasta nella tragedia che è costata la vita a cinque ragazzi e ad una madre. Ne leggo altri dove si chiede a gran voce il “rispetto” della libertà d’espressione dei testi delle sue canzoni che, pur inneggiando all’uso di droghe e insultando pesantemente il genere femminile, non devono in alcun modo subire la tagliola della censura.

Per quel che riguarda la responsabilità di quelle morti, pur essendo ormai chiaro a tutti che le colpe più gravi vanno imputate a chi ha venduto molti più biglietti di quelli consentiti dalla capienza del locale, è comunque necessario fare un paio di considerazioni. Non era la prima volta che durante le esibizioni di Sfera Ebbasta qualcuno decideva di infestare l’aria con lo spray urticante: pare, infatti, che sia accaduto decine di volte ma che né il trapper né il suo management abbiano mai pensato di diffondere comunicati ufficiali per dissuadere dalla pratica e per spiegare quanto possa generare il panico. Il discorso vale soprattutto per i locali chiusi in cui un’evacuazione di massa può provocare una strage, come purtroppo è avvenuto alla Lanterna Azzurra la notte fra il 7 e l’8 dicembre scorsi. L’abitudine poi di trapper come Sfera Ebbasta e dei relativi procuratori di concentrare nella stessa serata e nella stessa zona più concerti per ricavare maggiori introiti porta inevitabilmente a non rispettare gli orari stabiliti: alla Lanterna Azzurra, ad esempio, l’evento previsto per le ore 22.00 è slittato dopo la mezzanotte con la conseguenza che nel locale c’erano molti più ragazzini di quanti ne avrebbe attirati un evento in tarda serata.

Sulla libertà e sul sacrosanto diritto dell’arte di esprimersi senza censure se ne sono sentite di tutti i colori, da Fedez che definisce Sfera Ebbasta un artista di serie A a chi lo paragona a poeti del calibro di Charles Bukowski o musicisti come Lou Reed e David Bowie. Riesce davvero difficile considerare arte testi come questo: “Hey troia! Vieni in camera con la tua amica porca, quale? Quella dell’altra volta. Faccio paura, sono di spiaggia, vi faccio una doccia, pinacolada, bevila se sei veramente grezza, sputala, poi leccala, leccala” e ancora “solo con le buche, solo con le stupide, ‘ste puttane da backstage sono luride. Che simpaticone! Vogliono un cazzo che non ride, sono scorcia-troie. Siete facili, vi finisco subito”. E’ innegabile che testi del genere siano un concentrato di odio verso le donne e siano ciò che più lontanamente incarna la volontà di educare i nostri figli al rispetto verso altri esseri umani.

Si fa un gran parlare della prevenzione della violenza contro le donne, si indicono manifestazioni e giornate internazionali contro il femminicidio e poi si permette la diffusione di un video di Sfera Ebbasta del 2016 dal titolo “Visiera e becco” dove viene addirittura inscenato l’omicidio di una donna e l’occultamento del suo cadavere. Se teniamo conto del fatto che Sfera Ebbasta si rivolge soprattutto ad un pubblico di giovanissimi, i suoi messaggi non possono essere ritenuti innocui con la scusa della libertà d’espressione ed è ridicolo definirlo un artista di serie A solo in base al numero dei dischi venduti e al giro di quattrini che gli ruotano attorno.

Per quel che riguarda lo stato d’animo di Sfera Ebbasta, suona piuttosto stridente il suo post su Instagram dove si dice stravolto per la tragedia ma subito dopo da appuntamento ai suoi fans per i concerti del 2019. Così come perdono di significato le sei stelline che il trapper si è fatto tatuare sulla tempia in ricordo delle sei vittime facendosi ritrarre in uno scatto dove insieme ai tatuaggi mostra un paio di occhiali la cui griffe in evidenza non è sfuggita a molti commentatori indignati. Sfera Ebbasta si lagna delle “tante cattiverie” che vengono scritte sul suo conto in rete ma non si rende conto di muoversi come un elefante in una cristalleria. Gli utenti dei social gli rinfacciano che per lui la parola cordoglio fa rima con portafoglio ma forse non hanno tutti i torti.