Società

Alzo la mano per chiedere la parola. Sì, sono scandaloso

Ho riflettuto lungamente prima di mettere nero su bianco queste poche righe su un tema che può, prima facie, apparire del tutto irrilevante. E tale, in effetti, sarebbe, se non fosse rivelativo di qualcosa di più profondo, che invece marginale non è affatto. Quando mi capita di prendere parte alle trasmissioni televisive e di confrontarmi, per mia consuetudine non mi sovrappongo alle altre voci. Né interrompo. Né, ancora, procedo per ingiurie strillate. Mi limito, invece, a un gesto placido e rispettoso, che – lo so bene – non va più di moda da parecchio tempo. Alludo al vetusto garbo del dito alzato, con il quale pacatamente chiedo la parola al moderatore o alla moderatrice di turno.

Lo ammetto e lo svelo: se alzo con inflessibile tenacia il dito, è anche per rovesciare gli schemi più collaudati. Il pensare altrimenti non parte, forse, anche da piccoli gesti quotidiani, da semplici posture e da immediati contegni che rovesciano quelli, particolarmente sgarbati e violenti, della prosaica società omologata di cui siamo abitatori? È ad effetto – ne converrete – assistere al triste spettacolo di schiamazzi e urla, ma poi anche di interruzioni fastidiose e repentine prima che un discorso e un concetto siano stati svolti compiutamente, e poi, inatteso, vedere qualcuno che alza con olimpica compostezza e atarassica quiete il dito per chiedere la parola. È un’inversione completa rispetto ai moduli imperanti.

Nell’odierna epoca del “cogito interrotto” è già, nel suo piccolo, un gesto di rivolta. Una vibrante protesta contro la società della maleducazione e dello sgarbo, la società cioè che, ove non appaia insoddisfatta di sé, è sempre e solo volgare. La cosa più esilarante è la reazione degli interlocutori. I quali, sempre intenti a sovrapporsi e a togliersi la parola, si rivelano palesemente infastiditi da quel gesto d’altri tempi, da quel garbo non richiesto, che – ancor prima che si dica alcunché – già smaschera la falsità completa della società a forma di merce e del suo spettacolo elogiativo permanente, fintamente pluralistico.

Le urla e le interruzioni passano per fisiologiche. Ma il dito alzato no. Esso è inaccettabile e scandaloso, fuori posto e, di più, già in contrasto con la struttura dominante. Rivela un importuno non allineamento, una mancata omologazione con il disordinato ordine dominante.