Rovesciate in appello le assoluzioni dall’accusa di peculato per i politici friulani accusati di “spese pazze” legate alla gestione dei fondi con cui, tra il 2010 e il 2012, erano finanziati i gruppi politici in consiglio regionale. La Corte d’Appello ha accolto in parte le richieste del sostituto procuratore generale Paola Cameran (che aveva chiesto in totale pene per 35 anni di reclusione), condannando personaggi di primo piano, tra cui l’attuale assessore comunale al turismo di Trieste Maurizio Bucci e l’ex vicepresidente della giunta regionale Gianfranco Moretton. Quattro le assoluzioni.
I giudici hanno condannato l’ex capogruppo del Partito delle libertà, Daniele Galasso, a due anni e otto mesi di reclusione. Per Gianfranco Moretton del Partito democratico, che nel 2003 fu vicepresidente della Regione oltre che assessore, la pena è stata di due anni e sei mesi. Due anni e dieci giorni sono stati inflitti a Piero Tononi, un anno e nove mesi a Gaetano Valenti e un anno e dieci mesi ad Antonio Pedicini, tutti del Pdl. Sono due i politici ancora in attività condannati: l’attuale assessore al comune di Trieste, Maurizio Bucci, si è visto infliggere un anno e otto mesi, mentre il consigliere regionale forzista Piero Camber è stato condannato a undici mesi e 20 giorni. La sospensione condizionale è stata concessa a tutti coloro che hanno avuto una pena inferiore ai due anni, i quali hanno così evitato anche l’interdizione dai pubblici uffici per un uguale periodo. Rimane, però, la sospensione dalle cariche in base alla legge Severino, anche se la sentenza non è definitiva. Gli avvocati difensori di Bucci e Camber sono già al lavoro per verificare i termini esatti di applicabilità dela legge Severino. Commento dell’avvocato Giovanni Borgna: “I miei assistiti sono stati condannati per poco più di mille euro”.
I quattro assolti sono Everset Bertoli, consigliere comunale a Trieste, passato da Forza Italia alla Lega Nord, Massimo Blasoni, ex vicecoordinatore regionale di Fi ed ex coordinatore provinciale a Udine, Sandro Della Mea (ex Pd) e l’elicotterista Paolo Iuri, perchè il fatto non costituisce reato.
La sentenza di primo grado era stata emessa nell’aprile 2016 dal giudice Giorgio Nicoli, ma la Procura aveva fatto ricorso in Appello. Il processo era cominciato in primavera ed è stato in parte rinnovato, con acquisizione da parte della guardia di Finanza di nuovo materiale d’indagine negli uffici del Consiglio regionale. Durante le udienze sono state interrogate alcune persone che avevano collaborato con i consiglieri regionali, per verificare le modalità di tenuta dei conti spese e di presentazione delle richieste di rimborso.
Sotto accusa soprattutto l’andazzo di presentare scontrini giustificati di ogni tipo. Secondo la pubblica accusa il denaro avrebbe dovuto riguardare il funzionamento del gruppo consiliare o spese di rappresentanza politica. In realtà i soldi venivano girati ai singoli consiglieri regionali, che presentavano ricevute di spesa della più diversa natura, in questo modo appropriandosi di somme molto rilevanti. C’era chi aveva acquistato effetti personali, treni di gomme, derrate alimentari, profumi, benzina per viaggi ingiustificati, capi di abbigliamento intimo per donna, cene a cadenza settimanale sempre nella stessa trattoria. I difensori in primo grado avevano vista riconosciuta la tesi secondo cui per i consiglieri regionali, all’epoca, era previsto un rimborso forfettario per le spese e chilometrico per l’uso dell’auto. Una tesi che aveva convinto il giudice, ma che in appello è stata clamorosamente rovesciata.