Cari amici del Fatto Quotidiano,
questo è il decimo Natale che festeggiamo insieme. Essendo nati il 23 settembre 2009, festeggeremo fra dieci mesi anche il nostro decimo compleanno. Molti di voi, come noi, ricorderanno quei mesi appassionanti e febbrili di attesa e di preparativi, con una campagna abbonamenti lanciata sul web alla cieca, senza sapere quanti di voi sarebbero stati interessati ad abbonarsi o ad acquistare un nuovo quotidiano di carta, senza padroni e senza finanziamenti pubblici. Ci rispondeste in 20mila per poi arrivare a 44.000. E partimmo. Eravamo in dodici, una “sporca dozzina” (copyright Carlo Freccero) stipata nella redazione di via Orazio, “due camere e cucina” (copyright Antonio Padellaro). Ora siamo un gruppo editoriale che sta per quotarsi in Borsa e che, oltre al giornale, ha costruito un sito web (il terzo del suo genere, per contatti, d’Italia), un mensile (FQ Millennium), una casa editrice (Paper First) e una piattaforma televisiva (Loft). Tutto con i nostri piccoli mezzi e con il vostro grande aiuto, che ci ha consentito di chiudere tutti e dieci i nostri bilanci in attivo. Cioè di inserirci in un mercato difficile e di investire nelle notizie e nel futuro.
Abbiamo combattuto tante battaglie, alcune vinte (come il No al referendum su un progetto di controriforma che avrebbe stravolto la Costituzione, o come l’abolizione dei vitalizi), altre perdute (come quella per riprenderci il diritto di sceglierci a uno a uno i nostri parlamentari). Ma siamo orgogliosi di tutte. Abbiamo pubblicato migliaia di notizie che mai avrebbero visto la luce senza il nostro giornale. E continueremo a farlo, tenendo la barra dritta sui nostri principi: quelli del rispetto e della piena attuazione della Costituzione, cioè della divisione dei poteri, dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, della trasparenza, della separazione fra politica e affari, dei diritti civili e sociali e così via.
Anche quest’anno hanno provato ad attribuirci padroni e padrini. E anche quest’anno abbiamo dimostrato di non averne. Abbiamo soltanto le nostre idee, che applichiamo imparzialmente a chiunque governi, condividendo le politiche di chi si avvicina ai nostri principi e dissentendo da chi se ne allontana. Senza guardare in faccia nessuno. E, pur con tutti i nostri limiti ed errori, possiamo più che mai rivendicare con orgoglio la funzione civica e civile del nostro quotidiano. Una funzione che voi lettori e abbonati avete mostrato anche quest’anno di apprezzare e condividere, riconfermandoci la vostra fiducia nel momento più critico del mercato della carta stampata. È merito vostro se anche nel 2018 il Fatto ha resistito alle temperie di una crisi galoppante, consentendoci di mantenere quasi inalterata la nostra diffusione, in un quadro di crollo quasi generale.
Abbiamo appena portato il Fatto a 24 pagine stabili, per arricchirlo ogni giorno (presto avremo un numero del Lunedì tutto nuovo) con più notizie, più storie e inchieste sulle città, sulla società e sul mondo, più analisi e fact checking sui fatti principali dall’Italia e dall’estero, più letture di scrittori e commentatori, più firme, più faccia a faccia, più dibattiti per orientarci nel caos non solo della politica, ma anche della cultura e del pensiero. E abbiamo iniziato a sperimentare un restyling grafico per le nostre prime pagine speciali e per i nostri dossier di approfondimento e di racconto. Altre novità introdotte l’anno scorso – dal “Vero e Falso” alla pagina dei lettori con le risposte a rotazione delle nostre firme (“Lo dico al Fatto”), al grande cartellone degli appuntamenti culturali e ricreativi per il fine settimana (“Che c’è di bello”) – le abbiamo confermate perché ci risulta che le abbiate gradite. Sempre nell’ottica di un giornale meno autoreferenziale e più “di servizio”, che aiuti tutti noi a orientarci nella giungla di un’informazione sempre più confusa, partigiana e ridotta a comunicazione, cioè a propaganda.
Siccome senza di voi non esisteremmo e – lo diciamo con un pizzico di presunzione – senza il Fatto voi non sapreste molte cose, vi chiediamo di aiutarci ad aiutarvi. Cioè di scriverci che cosa pensate delle nostre nuove iniziative e più in generale del nostro giornale, per chiederci spiegazioni su ciò che non vi convince, per criticare quello che ritenete sbagliato, per suggerirci idee nuove che potrebbero essere utili, per segnalarci scandali o soprusi e naturalmente per comunicarci notizie (anche in forma anonima, o riservata), oltre a continuare il dialogo e il confronto con il sottoscritto e gli altri giornalisti e collaboratori nello spazio de “Lo dico al Fatto” (scrivendo lettere, possibilmente di 1500 caratteri, a Il Fatto Quotidiano, via di Sant’Erasmo 2, 00184 – Roma, indicando il nome del giornalista destinatario) o una mail (a segreteria@ilfattoquotidiano.it o lettere@ilfattoquotidiano.it). Noi, nei limiti delle nostre forze, ci impegniamo a rispondere a tutti. E a pubblicare i contributi più interessanti.
Anche quest’anno abbiamo commesso errori e, come sempre, ce ne scusiamo e ne rispondiamo personalmente. Ma vi assicuriamo che sono avvenuti in buona fede e mai per conto terzi, visto che il Fatto è nato come (ed è rimasto) una comunità di giornalisti liberi, spesso con opinioni diverse, ma legati da un progetto comune: lo stesso progetto dei lettori e degli abbonati che continuano a sostenerci, per lasciarci liberi da ogni condizionamento politico ed economico.
Dalle ricerche di mercato fra i nostri lettori e anche fra gli “ex”, continua a emergere un dato che ci fa riflettere: la nostra comunità è molto più ampia rispetto ai numeri delle nostre copie vendute in edicola e in abbonamento. Non solo perché ciascuna copia del Fatto viene letta da più persone, in famiglia, nei locali pubblici, negli ambienti di lavoro. Ma anche per la saltuarietà con cui molti di voi – per ragioni di tempo, o di budget, o per la chiusura di molte edicole – acquistano il nostro giornale. Accanto ai molti che lo fanno con cadenza quotidiana, tanti altri lo comprano un giorno sì e altri no. Spetta dunque a noi rendere il giornale sempre più interessante, prezioso, indispensabile per “fidelizzare” maggiormente voi lettori, per convincervi a cercarci ogni giorno in edicola. Ma spetta anche a voi modificare un po’ le vostre abitudini, accordandoci una fiducia ancora maggiore, se apprezzerete questi nostri sforzi.
Sappiamo che ci siete e siete più di quanti possa apparire dai dati ufficiali: ce ne siamo resi conto quando siamo stati colpiti da un paio di condanne in primo grado (che riteniamo ingiuste e abbiamo subito impugnato) a risarcimenti spropositati, e subito molti di voi sono corsi in edicola ad acquistare più copie del Fatto, o ci hanno scritto per sottoscrivere abbonamenti per sé o per altri.
Lo dicevamo l’anno scorso e lo ripetiamo quest’anno: la battaglia contro l’astensionismo informativo è altrettanto importante di quella contro l’astensionismo elettorale. Se potete, aiutateci ad “affezionare” sempre più persone alla lettura del Fatto: acquistandolo con più assiduità e, per chi già lo fa, abbonandovi anche quest’anno o per la prima volta al nostro quotidiano e suggerendolo o regalandolo ad amici e conoscenti.
Ricordiamocelo sempre: senza di voi, il Fatto non esisterebbe; ma, senza il Fatto, molti di voi sarebbero meno informati.
Aiutiamoci insieme a festeggiare il decimo compleanno con un mare di notizie.
Intanto, grazie di cuore a tutti.
E, a nome di tutte le nostre redazioni, Buon Natale e Buon Anno con il Fatto Quotidiano!
Marco Travaglio, Antonio Padellaro e Peter Gomez