Non sanno più a cosa attaccarsi pur di criticare i “sovranisti al governo e all’opposizione”, i “terroristi” del debito innocuo, gli “amanti” della bancarotta e via dicendo. Il direttore Marco Travaglio le ha riassunte in gran numero nel suo editoriale Le cassandre del cigno nero di pochi giorni fa. Sparano a zero su quelle riforme, ma sono proprio quelle stesse riforme che la gente si aspetta da anni e che, col passare degli anni, sono diventate ancor più necessarie visto che nel frattempo milioni di posti di lavoro nelle economie industriali sviluppate sono spariti a causa della globalizzazione, della tecnologia avanzata, degli algoritmi onnicomprensivi e del contemporaneo grave inquinamento del sistema democratico che, passato a favorire le “partitocrazie” e le “semi-plutocrazie”, anziché i popoli sovrani, hanno spostato l’asse decisionale dei sistemi democratici verso una sempre più evidente concentrazione del potere da quello classico dei Parlamenti costituzionali a forme di concentrazione di potere sempre più accentrate in singoli individui, tanto da far temere un ritorno dei sistemi autoritari.

Quelli che oggi, dalle opposizioni (Partito Democratico e Forza Italia in testa), lamentano un governo formato da due forze politiche che, durante la campagna per le elezioni del marzo scorso erano antagoniste, fingono di non sapere che essi stessi hanno fatto molto peggio quando hanno approfittato delle vergognose “compravendite” di parlamentari nelle precedenti legislature, senza contare l’avallo che loro stessi hanno dato alle pessime e antidemocratiche leggi elettorali che ormai da quasi 30 anni minano alla base il diritto democratico dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti nel Parlamento.

Per chi se lo fosse già dimenticato è bene ricordare che Forza Italia, anche se organizzato a somiglianza di un partito, prosegue tuttora una fase vegetativa dove ogni decisione importante è presa unicamente dal suo “padre-padrone”, che nei 25 anni circa del suo imperio si è potuto permettere persino di fare e disfare il suo partito più volte, scegliendosi personalmente i leader che voleva e procedendo in seguito a formalizzare il tutto nella semplice parte burocratica. Quel veleno, anche se diminuito come potere intossicante, circola ancora nelle vene della nostra democrazia e potrebbe in ogni momento decretarne la morte se dovessero verificarsi certe condizioni.

L’altro partito, il Pd, ex di sinistra ma ormai quasi fotocopia programmatica di quello berlusconiano, è diventato, dopo la cura “Renzi”, la larva di se stesso, incapace di ripartire da quegli ideali che gli avevano consentito di essere quello che è stato.

Entrambi questi “rottami” della nostra povera democrazia godono tuttavia di un parallelo sistema mediatico a loro correlato che finge di indignarsi di fronte a “strappi procedurali”, che sarebbero veramente gravi solo se in quell’aula parlamentare sedessero esclusivamente personaggi politici genuini, puliti, democraticamente onesti, ma è noto che non è così. Allora a chi e a che cosa serve quella messinscena dell’irrefrenabile sdegno di fronte a una decisione governativa che, pur deviando dalle regole, almeno ha come obiettivo semplice l’interesse dei cittadini invece che quello dei partiti o dei loro leader (cosa che ormai da decenni non si vedeva più in quelle aule istituzionali)?

I giornalisti (di quei giornali fiancheggiatori invece che informatori) e gli avvocati (privati prossimamente dei loro lucrosi ma interminabili processi) si strappano le vesti gridando allo stupro delle loro prerogative democratiche. E non pensano invece a quanti “stupri” del sistema democratico loro stessi hanno invece perpetrato contro i diritti di un popolo inerme, defraudato dell’unico potere che era loro dato dalla nostra Costituzione?

Se non capiscono che la loro protesta in questo caso è contro la volontà del popolo (mentre la difesa dei loro interessi non lo è), finiranno col rendere ancora più evidente la dicotomia del loro comportamento antidemocratico e che ciò porterà inevitabilmente alla necessità di un rapido cambiamento anche nei loro vertici istituzionali (peggio per loro, e meglio per tutti noi!).

Verrà anche per questo governo l’ultimo giorno, ma finché farà di tutto per accontentare la maggioranza popolare non sarà di certo il popolo a chiedere di cambiarlo, casomai saranno molti di più a cambiare il giornale che leggono quotidianamente o l’avvocato che cercano per difendersi dalle lacune di una legislazione che i governi precedenti hanno lasciato.

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