E arrivò il giorno in cui la curva rossonera invocò Riccardo Montolivo. Simpaticamente ribattezzato anche “Mortolivo” o “Dormolivo” negli scorsi anni per la sua proverbiale flemma in mezzo al campo, vittima di strali a ogni passaggio sbagliato e ingenerosamente additato come problema principale del gioco in almeno 4-5 stagioni diverse. Oggi è diventato l’uomo della provvidenza che potrebbe salvare il centrocampo rossonero, misteriosamente escluso dal cattivissimo Gattuso. La crisi del Milan, profonda, forse irreversibile, ormai quasi farsesca, è tutta nella metamorfosi del suo ex capitano.
La sconfitta casalinga di ieri contro la Fiorentina ha fatto sprofondare il Milan in uno dei momenti peggiori della sua storia recente. Lo 0-1 e i fischi di San Siro sono solo la naturale conseguenza di un’involuzione spaventosa: il Milan non vince una partita e, soprattutto, non segna un gol dal 2 dicembre. Venti giorni, 289 minuti consecutivi di astinenza: non succedeva addirittura dal 2001. In mezzo c’è stata la figuraccia dell’eliminazione in Europa League contro l’Olympiacos, e la stangata della Uefa che rischia di pregiudicare seriamente i prossimi mercati (e quindi le prossime stagioni). È difficile immaginare come le cose potrebbero andar peggio. Ecco, forse giusto con Montolivo di nuovo in mezzo al campo.
Ovviamente è iniziato subito il processo all’allenatore. Partono gli ultimatum (sei punti nelle prossime due gare prima della sosta contro Frosinone e Spal, ma anche “miglioramenti di gioco”), cominciano a circolare i nomi dei, più o meno improbabili, sostituti: dal solito Donadoni fino addirittura a Wenger. Ma Gattuso, che ha mangiato il panettone ma evidentemente rischia di saltare il cotechino di Capodanno, è più capro espiatorio che colpevole.
Siamo i primi a sostenere i suoi limiti, soprattutto tattici: pessimo gioco, idee limitate, scarsa capacità di lettura delle partite. Gattuso non è, e probabilmente non sarà mai, l’allenatore giusto per un Milan che vuole tornare grande. Lo si è visto chiaramente nel derby, perso senza giocare come neppure l’ultima delle provinciale avrebbe fatto. Però guardiamo alle ultime giornate: infortuni e sfortune varie hanno letteralmente falcidiato una rosa già deficitaria di suo. Gattuso ha giocato per un mese con Zapata-Abate coppia centrale di difesa, e con loro è riuscito a pareggiare all’Olimpico contro la Lazio (al 90’ stava addirittura vincendo). Ieri contro la Fiorentina si è presentato con un centrocampo formato da un terzino (Calabria), un trequartista (Calhanoglu) e un ragazzino con tre presenze negli ultimi due anni (José Mauri). Neanche il Chievo Verona ultimo in classifica è messo così male. Davvero qualcuno pensa che in queste condizioni era possibile far meglio che trovarsi comunque in una dignitosissima posizione di classifica, ad appena un punto dal quarto posto che rappresenta il massimo obiettivo stagionale possibile?
Poi si può parlare del gioco orrendo di una squadra che stentava anche quando non era tenuta in piedi con i cerotti. Di Higuain che non segna da due mesi, passando da bomber implacabile a paracarro. Di tutto quello che vi pare, tranne che di Montolivo: la sua esclusione per “scelta tecnica” sarà pure abbastanza inspiegabile, e forse poco credibile (in un simile momento avrebbe fatto comodo, è chiaro che c’è dell’altro), ma certo non rappresenta il problema di questo Milan. Che poi, povero Montolivo, trascinato suo malgrado in questa stucchevole polemica, un tempo era un signor centrocampista. Ma non ricordatelo a Gattuso.