Non sarebbe il caso di smetterla di festeggiare le ricorrenze uccidendo? A Pasqua gli agnelli, all’ultimo dell’anno lo zampone con le lenticchie, alla festa del Ringraziamento negli Usa il tacchino. E basta, perdio. Perché degli esseri viventi devono morire per arrecare a noi gioia? Che alla Resurrezione di Cristo debba corrispondere una strage di agnelli è vomitevole. Che debba portare fortuna uccidere un maiale è insensato. Tradizioni? Anche la corrida è una tradizione. Anche le fattorie della bile e la zuppa di pinne di squalo in Cina sono una tradizione. E così pure il foie gras in Francia. E chissenefrega delle tradizioni. La storia umana mica è statica: si evolve, forse si involve, e comunque muta.
Adesso arriva il Natale. Spiegatemi il senso di andare a segare degli abeti per addobbarli. Nessuno. Uccidere un bellissimo albero, spesso maestoso, per addobbarlo e poi farne legna da ardere, ben che vada, quando non sarà gettato via (le resinose non vanno bene per il caminetto). Non sarebbe meno cruento, più educativo per i bimbi, addobbare un albero vivo? Proverà sicuramente un po’ di fastidio quell’albero (mi immagino io al suo posto dover sopportare per qualche settimana le luminarie), ma sarà un fastidio a termine e sarà sempre meglio che essere segato! E poi gli alberi ci parlano. Andiamo con i nostri figli in un bosco e insegniamo loro a capire quel linguaggio. Insegniamo loro ad abbracciare un tronco. Non a segarlo.