Almeno 222 morti e 843 feriti. È ancora provvisoria – come confermato da Sutopo Purwo Nugroho, portavoce dell’agenzia nazionale per la gestione delle catastrofi – la proporzione del disastro in Indonesia, dove uno tsunami si è abbattuto sullo stretto di Sunda in Indonesia e sulla punta occidentale di Java, devastando centinaia di costruzioni e diversi alberghi, di cui nove danneggiati seriamente. Almeno 28 i dispersi.

Le cause dello tsunami – Secondo l’Agenzia di meteorologia e geofisica indonesiana le onde anomale – alte fino a 20 metri – potrebbero essere state causate da frane sottomarine seguite a un’eruzione di Krakatoa (in indonesiano Anak Krakatau), un’isola vulcanica formatasi nel corso degli anni dal vicino vulcano Krakatoa. Squadre di ricerca e soccorso stanno lavorando a pieno ritmo per rimuovere le macerie in cerca di sopravvissuti. Rahmat Riyono, capo dell’agenzia meteorologica, teme che sia “possibile un altro tsunami” poiché questo “è stato provocato da un’eruzione”. “La possibilità di un secondo tsunami in caso di terremoto sono molto basse – continua Riyono – ma qui si tratta di un’eruzione. Dobbiamo continuare a monitorare la situazione”.

Presidente Widodo: “Numero vittime crescerà” – Il capo di stato indonesiano Joko Widodo – attraverso un Twitter – ha espresso “sincere condoglianze” per le vittime, annunciando poi di aver dato ordine al governo di prendere “immediate misure per cercare le vittime e soccorrere i feriti”. Citato dai media locali, il presidente asiatico ha poi comunicato che il numero delle vittime “crescerà sicuramente”. Secondo quanto riferisce la stampa australiana, le autorità indonesiane hanno invitato i residenti delle zone colpite dallo tsunami a “stare lontani dalle spiagge”. Lo tsunami ha fatto strage anche tra gli impiegati della compagnia statale Pln, riuniti per una festa dove si stava esibendo la band indonesiana “Seventeen”. “Stavamo cantando la seconda canzone – racconta il cantante del gruppo, sopravvissuto dopo due ore in acqua – quando all’improvviso un’onda enorme ci è piombata addosso da dietro il palco”. Il bassista è rimasto ucciso insieme al manager mentre altri 4 componenti del gruppo risultano tra i dispersi. All’evento partecipavano almeno 260 persone: i morti accertati sinora sono 23. “Improvvisamente un’onda mi ha colpito: sono caduto, l’acqua mi ha separato dalla mia bicicletta, sono stato scaraventato vicino alla recinzione di un edificio, a circa 30 metri dalla spiaggia, e mi sono aggrappato ai pali più forte che potevo, cercando di resistere all’acqua che sentivo mi trascinava in mare. Ho pianto di paura“. E’ una delle prime testimonianze dello tsunami che ha colpito l’Indonesia, di un ragazzo di 16 anni. “Ho dovuto correre – racconta un turista norvegese – mentre l’onda superava la spiaggia e si abbatteva, ad un’altezza di 15-20 metri, nell’entroterra”. Il governo indonesiano ha ammesso che “l’allarme tsunami” non è scattato per l’assenza di strumentazioni nel paese contro questo fenomeno di origine vulcanica.

Farnesina attiva unità di crisi – Situazione costantemente monitorata anche dalla Farnesina, che ha annunciato su proprio profilo Twitter di aver attivato l’unità di crisi – insieme a quella dell’Ambasciata italiana a Giacarta – per prestare ogni assistenza necessaria ai connazionali sul posto. Interpellato dalla Abc News, il premier australiano Scott Morrison ha dichiarato che “al momento, non ci risultano vittime tra gli stranieri, tantomeno australiani”. Solidarietà anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che attraverso il suo portavoce afferma: “Le notizie e le immagini che ci arrivano dall’Indonesia sono sconvolgenti. Siamo accanto alle famiglie delle vittime ed al loro dolore e speriamo che molte persone possano ancora essere salvate”. Un appello alla comunità internazionale è stato lanciato anche da Papa Francesco durante l’Angelus: “Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni dell’Indonesia, colpite da violente calamità naturali, che hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate”. Presenti sul posto anche il “capo missione e coordinatore medico” di Medici Senza Frontiere per “coordinare il supporto degli interventi di soccorso medico”

Il precedente – Il vulcano Anak Krakatua da giorni mostrava segni di intensa attività, proiettando in aria pennacchi di fumo e cenere alti migliaia di metri. L’Indonesia, una delle nazioni più colpite dai disastri naturali, si trova a cavallo del cosiddetto “Anello del Fuoco” del Pacifico, dove si scontrano le placche tettoniche e si verifica una grande parte delle eruzioni vulcaniche e dei terremoti del mondo. Numerosi i precedenti negli ultimi anni. Il più noto si verificò il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami innescato da un terremoto di magnitudo 9.3 al largo delle coste di Sumatra provocò la morte di 220mila persone nei paesi dell’Oceano Indiano, tra cui 168mila in Indonesia. Il 17 luglio di due anni invece un sisma sottomarino di magnitudo 7.7 causò la morte di 654 persone. Stesso magnitudo il 25 ottobre 2010, quando un’onda anomala  provocò la morte di oltre 400 persone.

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