In Italia stanno conoscendo un vero e proprio boom le medicine non convenzionali e non pochi rimedi cosiddetti naturali. I dati li fornisce un recente rapporto, 2017, dell’Eurispes. Che cosa emerge? Quasi 13 milioni gli italiani che s’indirizzano verso le medicine non convenzionali. E qui non c’è niente di male, se si consulta il proprio medico di fiducia. Più complicato affrontare il successo per le piante medicinali che arrivano da lontano, retaggio della medicina popolare. Assunte in infusi, decotti, tinture madri, creme, gel, non sempre sono state messe sotto la lente della ricerca.

Spicca fra queste l’Aloe vera. Viene considerata un rimedio d’eccezione per bruciature e malattie dermatologiche, balsamo emolliente, ingrediente di detergenti e prodotti cosmetici, ma anche tonico, digestivo, lassativo e supplemento alimentare. L’Aloe è ormai diventata un vero e proprio business naturale ed è arrivata a sviluppare un giro d’affari che, a livello mondiale, sfiora i 13 miliardi di dollari l’anno. Viene naturale chiedersi da dove nasca il successo commerciale, a livello planetario, di questa pianta. Ciò che è certo, lo hanno dimostrato diverse ricerche – come ricorda l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) – la risposta non va cercata nelle proprietà contenute nella sua linfa ma nella sua storia millenaria, rafforzata dalle tradizioni popolari.

Perché è una pianta che arriva da lontano, la utilizzava già Cleopatra. Sempre l’Airc, però, fa presente che “gel e altri derivati dell’Aloe vera sono utilizzati in molte preparazioni cosmetiche e alcuni studi di laboratorio suggeriscono che applicare sulla pelle il gel derivato dalla pianta non sia pericoloso e possa contribuire alla cura di piccole ferite o ustioni leggere, ma neppure per questi effetti esistono studi sperimentali condotti in esseri umani”. Dunque, il successo dell’aloe è stato in realtà del tutto accidentale, a sentire i ricercatori.

L’Aloe vera è una pianta comune anche in Italia: le sue foglie spesse e carnose portano a pensare a un cactus. Tutto bene, quindi? In realtà le cose si complicano, e non poco, quando iniziano a circolare bufale che la vedono un magico “apriti sesamo” per curare il cancro. “È privo di fondamento scientifico”, ha affermato, categorico, il professor Fabio Firenzuoli, responsabile del Centro per la medicina integrativa dell’Azienda ospedaliera universitaria Careggi, a Firenze. E ha chiosato: “Questa pianta però può essere utilizzata per prevenire le dermatiti per uso esterno, e in alcuni casi anche per via orale, come terapia complementare per le sue funzioni antinfiammatorie”.

Ma da quale cilindro incantatore salta fuori l’idea che l’aloe possa curare il cancro? Uno dei più ascoltati sostenitori di questa bizzarra teoria – ricordiamo mai dimostrata da studi scientifici negli esseri umani – è il padre francescano Romano Zago, nato in Brasile nei primi anni 30. Le teorie di padre Zago riguardano, a onor del vero, una varietà di Aloe, l’Aloe arborescens, e hanno incontrato subito un considerevole successo, dopo che in un suo libro ha magnificato le proprietà a dir poco “miracolose” di questa pianta. Zago arriva ad affermare che è in grado di curare, in tempi rapidissimi, addirittura le metastasi in fase avanzata dei tumori. Come si può immaginare, la pubblicazione ha determinato scalpore non solo fra la gente comune, ma anche nel mondo della ricerca. Peccato che non poche indagini hanno stroncato le ipotesi di Zago, anche per quanto l’Aloe arborescens.

Inevitabile, in parole povere, la bocciatura della scienza, ma non per tanti malati di tumore che hanno continuato a utilizzarla. In conclusione, oggi non esistono ricerche scientifiche che dimostrano un effetto dell’Aloe vera nella prevenzione o nella cura del cancro, anche se alcuni dei composti contenuti nella pianta sono attualmente in fase di studio.

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