Il suo nome è “Cloudify NoiPa” e si potrà presto scaricare da AppStore e GooglePlay. È la killer-app per debellare la piaga dei furbetti del cartellino. Il ministro Giulia Bongiorno non la chiama così, ma è convinta che dove gli inasprimenti di pena si sono dimostrati inefficaci, riuscirà invece una applicazione su smartphone capace di andare a monte della piaga dell’assenteismo, cioè a impedire materialmente che un dipendente figuri al lavoro quando non lo è. Come? Con un sistema di riconoscimento biometrico basato sull’impronta digitale. Il ministro per la Pubblica amministrazione lo aveva annunciato fin dal suo insediamento, oggi ilfattoquotidiano.it può anticipare anche come sarà sperimentato, il suo funzionamento, i tempi e i costi.

“Sono convinta che questo sistema sarà una vera svolta”, dice il ministro. “L’assenteismo ha raggiunto livelli non più sopportabili, come dimostrano le recenti ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti che truffano la Pa”. Nell’ultima settimana, il ministro ha vissuto con particolare sconcerto il caso del dipendente che risultava in un ufficio pubblico quando era in carcere. “Significa solo una cosa, che parliamo di sistemi di assenteismo cronici per cui chi porta il cartellino dell’altro dipendente nemmeno si accerta se sia in stato di libertà. Ecco perché è importante introdurre controlli biometrici”.

Non ha paura della reazione dei sindacati? “Alla Camera hanno introdotto il sistema di voto contro i pianisti e quando mi hanno chiesto l’impronta non ho avuto alcuna remora. Chi non ha da temere, non teme nulla“. Così l’accesso a controllo biometrico è pronto a partire. In una prima fase sarà messo a punto dal Mef e da Noi Pa, il sistema informativo realizzato per gestire i dati dei dipendenti e sarà sperimentato subito dopo l’approvazione del ddl Concretezza in alcune amministrazioni pilota. Tale sperimentazione consentirà di valutare l’efficacia degli strumenti utilizzati senza escludere che nella fase a regime potranno essere individuate anche soluzioni diverse quali l’utilizzo di una scheda/badge.

COME FUNZIONA
La sperimentazione avverrà attraverso l’impiego di una app creata ad hoc da scaricare su uno smartphone messo a disposizione dei dipendenti che permetterà a ciascuno, dopo essersi preventivamente registrato, di entrare nella propria sede di lavoro. Ogni dipendente dovrà scaricare sul proprio smartphone – dotato di lettore impronte digitali (presente sullo smartphone messo a disposizione) – la app dedicata e registrarsi. Ogni Amministrazione coinvolta nella sperimentazione è dotata di Dispositivi di Rilevamento Presenze (Drp) e di un server per la gestione degli stessi.

Il dipendente che vuole entrare nella propria sede di lavoro accede alla app e pone sul lettore dello smartphone la propria impronta digitale, avvicina lo smartphone al Drp trasmettendo così le informazioni di identificazione personali. Il Drp registra le informazioni e le trasmette al server dell’Amministrazione. In più il dipendente sarà sempre aggiornato sulle proprie presenze attraverso notifiche tramite la app stessa.

QUANTO COSTA
La fase di sperimentazione è pienamente finanziata dai fondi strutturali. Quando si passerà all’applicazione per tutte le amministrazioni si terrà conto degli stanziamenti per i sistemi di rilevazione delle presenze che le amministrazioni devono avere sulla base degli obblighi già previsti. Tuttavia il disegno di legge prevede una copertura degli eventuali soli costi di adeguamento degli stessi con uno stanziamento di 35 milioni. Per essere più chiari: le amministrazioni hanno un fondo per dotarsi di tornelli, obbligatori ormai per legge, e per la manutenzione degli stessi, nonché per gli adeguamenti tecnologi di volta in volta necessari. Infatti già alcune amministrazioni pubbliche utilizzano il biometrico. Qualora non fossero sufficienti le loro risorse per gli adeguamenti, le Pa potranno fare richiesta per avere un finanziamento aggiuntivo.

I VANTAGGI
Oltre alla mancanza di costi per la sperimentazione, la soluzione individuata supera ogni problema legato alla privacy. L’impronta biometrica infatti non viene trasmessa alla Pa che riceve dallo smartphone solo l’abilitazione all’accesso. Dunque non verranno creati archivi locali, nessuno detiene e archivia i dati dell’impronta digitale del dipendente se non lui stesso e sul proprio dispositivo, in forma non grafica. Il dipendente potrà registrare le proprie impronte senza veicolare alcun dato biometrico fuori dal dispositivo o attraverso la mediazione di terzi. E’ un punto qualificante del progetto perché il Garante della Privacy era intervenuto per ribadire come, in caso di registrazione di impronte e altri parametri biometrici, sarebbe stato necessario il vaglio e consenso dell’autorità.

I TEMPI
Come già detto, il sistema è già utilizzato da alcune amministrazioni. Per l’applicazione generalizzata saranno adottate tutte le misure per renderla rapida e sicura. La sperimentazione servirà anche a questo. L’intendimento del ministro, infatti, è di procedere spediti verso una copertura al 100% che possa “mettere fine all’eterno scandalo degli assenteisti che disonora gli impiegati onesti, impegna forze dell’ordine in svilenti operazioni di pedinamento, fomenta l’ostilità del cittadino verso la pubblica amministrazione”. Il ministro ha intenzione di non mollare la presa e anzi tiene a ricordare che “l’assenteismo non è un malcostume, ma truffa aggravata ai danni dello Stato e dei cittadini”.

LE RESISTENZE
E come la mettiamo coi dipendenti che non hanno uno smartphone di ultima generazione con impronte? Dal Ministero fanno sapere la sperimentazione prevede che i dipendenti delle amministrazioni pilota ricevano in dotazione un telefonino touch. Quando il sistema sarà operativo saranno valutate anche scelte diverse mediante schede o badge. C’è già stata una interlocuzione con i sindacati e la soluzione nel complesso viene vista con favore dalle rappresentanze che, più ancora del controllo, temono gli effetti di una continua delegittimazione della figura del dipendente pubblico per effetto degli abusi.

È stata in ogni caso condotta anche un’indagine di mercato per verificare che i cellulari di fascia media siano oggi dotati della tecnologia per il riconoscimento dell’impronta. Infine a Palazzo Vidoni hanno fatto un ragionamento di buonsenso: non prevedono resistenze anche perché “entrare a lavoro con le impronte digitali sarà un gesto facile e automatico come aprire la porta di casa”.

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