Come ogni Natale, anche quest’anno i miei auguri vanno a chi è in prima linea sul tema delle migrazioni, lo era prima delle Feste e lo sarà anche dopo. A chi resiste nonostante lo tsunami quotidiano di odio, sul web e fuori e a quelli che sull’odio hanno costruito una carriera politica, in Italia e all’estero.
Resiste e ha resistito chi è a bordo della Sea Watch in queste ore a salvare vite e va avanti nonostante il “porti chiusi” di Matteo Salvini, scritto tra il selfie con un piatto di tortellini e quello con una frittura di pesce. Resistono quelli del Baobab che domenica 23 hanno ricordato al comune di Roma e al ministro la differenza tra spostare un problema e affrontare un problema (e a chi è intervenuto al pranzo organizzato presso la stazione Tiburtina, i volontari di One World Kitchen hanno anche ricordato quanto può essere buona la cucina meticcia). Resistono gli attivisti di We Gaan Ze Halen (Andiamo a prenderli, in olandese) che da giorni sono in viaggio per l’Europa a bordo di decine di auto e con destinazione Atene, per pretendere il rispetto degli accordi di ricollocamento. Se tutto andrà bene, torneranno in Olanda con un centinaio di migranti intrappolati in Grecia dal 2016 e in attesa di essere ospitati da chi, sulla carta, aveva dato disponibilità a farlo. E resistono, a Bruxelles, gli attivisti della Plateforme Citoyenne de soutien aux refugies (piattaforme cittadina di sostegno ai rifugiati) per anni perseguitati dal Salvini fiammingo Theo Francken.
Quelle nominate sono realtà che ho avuto modo di conoscere, ma in giro per l’Europa sono decine, centinaia, forse migliaia i gruppi spontanei e le associazioni che non si arrendono. A differenza dei seguaci di Salvini, Orbán, Francken, Le Pen, Wilders, quelli non si nascondono dietro un account, una faccina incazzata di Facebook o un commento delirante rischiano in prima persona, mettono a disposizione il loro tempo e il loro denaro, vanno avanti anche se la corsa a ostacoli sembra già persa.
Per fortuna che i visionari esistono; qualche speranza l’abbiamo ancora grazie a loro. Altrimenti rimarremmo tutti in balia del Salvini medio, il dottor Jekyll e Mr. Hyde che al termine dell’ennesima, ordinaria, giornata di odio sul web cambia maschera, spegne lo smartphone e si gode il candore commerciale del Natale e l’ipocrisia dei buoni sentimenti selettivi.