Non solo competizione esasperata tra supermercati, pratiche sleali e guerra all’ultimo prezzo, con conseguenze devastanti sull’anello più debole della filiera alimentare. Negli ultimi anni in Italia e all’estero sono state messe in campo diverse iniziative per una maggiore eticità delle filiere. Alcune catene di supermercati stanno sperimentando approcci alternativi alle comuni procedure d’acquisto che potrebbero contribuire a una condivisione più equa del valore di filiera verso chi produce il cibo. È il caso di Marqt, supermercato olandese che applica il principio dell’astensione dagli acquisti su larga scala. In Italia, invece, Conad ed Esselunga hanno firmato un protocollo con il ministero delle Politiche Agricole per favorire la trasparenza, l’equità e il rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura. E poi ci sono esperienze di nicchia, che potrebbero essere prese come modello.
GLI APPROCCI ALTERNATIVI DI ALCUNE CATENE – Il supermercato olandese Marqt, come ricorda Oxfam nel rapporto ‘Maturi per il cambiamento’, promuove nella propria filiera l’acquisto a un prezzo ‘equo’ di alimenti prodotti localmente. In base a un accordo con i propri azionisti, a questi ultimi vengono corrisposti solo in parte (il 25%) i prodotti superiori al 3% del volume d’affari, mentre il restante 75% viene reinvestito nell’azienda per dare supporto ai lavoratori e assicurare prezzi non troppo alti ai consumatori. Anche nei Paesi a medio reddito alcune imprese stanno sperimentando approcci alternativi. Ne è un esempio Lemon Farm, supermercato tailandese di medie dimensioni “che opera a sostegno dei piccoli agricoltori e dei pescatori e modifica le proprie condizioni commerciali per essere più flessibile e adattabile”. La catena statunitense di negozi al dettaglio Walmart, invece, si è impegnata ad aumentare la percentuale dei propri approvvigionamenti da produttrici donne: con la sua Global Women’s Economic Empowerment Initiative, l’azienda si è schierata contro le disuguaglianze di genere e contro l’eccessivo carico di lavoro non retribuito che grava sulle donne nelle attività di cura e assistenza familiare.
LE RIFORME NEL REGNO UNITO – Emblematico è ciò che è accaduto nel Regno Unito nel settore caseario. Temendo che gli allevatori non potessero più sostenere la pressione della Grande distribuzione organizzata per ottenere prezzi del latte sempre più bassi, alcuni supermercati hanno rivisto le loro politiche. Marks & Spencer ha avviato già da tempo l’iniziativa ‘Milk Pledge Plus’, con la quale 40 caseifici forniscono latte di provenienza regionale ai supermercati della catena, che paga gli allevatori in base ai costi di produzione e al rispetto di determinati standard inerenti i risultati dell’azienda, la produzione agricola e la salute e il benessere degli animali. Anche Tesco ha iniziato a puntare sulla sostenibilità del suo latte, dichiarando di pagare ai suoi fornitori uno dei prezzi più alti all’interno del settore industriale inglese. Nel 2007 è stato fondato il Tesco Sustainable Dairy Group che, nell’arco di dieci anni, ha pagato i suoi 720 allevatori una cifra vicina ai 270 milioni di sterline in più rispetto ai loro costi di produzione. Il Sainsbury’s Dairy Development Group attua invece un modello in base al quale gli allevatori sono membri a pieno titolo del gruppo e votano alla pari nelle decisioni riguardanti il prezzo del latte. Fattori che hanno determinato per loro un aumento significativo del reddito. Sempre Tesco, nel 2013 si è impegnata ad acquistare banane a un prezzo almeno pari al prezzo minimo garantito (indipendente dalle fluttuazioni di mercato) e nel novembre 2014 è stato il primo dettagliante ad annunciare che entro il 2017 avrebbe pagato un salario dignitoso ai lavoratori del settore nei suoi principali punti di approvvigionamento. Anche Sainsbury’s ha dichiarato il proprio impegno alla certificazione Fairtrade per le banane sfuse, destinando ai coltivatori un bonus che va dall’8 al 10%.
LA TECNOLOGIA BLOCKCHAIN – E proprio Walmart, così come Carrefour, hanno adottato la tecnologia della blockchain su alcune filiere dell’ortofrutta per tracciarle per intero. La blockchain, infatti, è un database digitale sicuro e non falsificabile nel quale i suoi utenti possono inviare informazioni. Nel settore dell’agroalimentare produttori, trasformatori e distributori possono fornire informazioni di tracciabilità relative al loro ruolo e a ciascun lotto: date, luoghi, canali di distribuzione, eventuali trattamenti. Walmart adotta un sistema di monitoraggio che traccia il percorso delle verdure dalla fattoria al negozio e lo farà presto anche la catena statunitense del cibo biologico Sweetgreen. Di recente, invece, la catena di supermercati francese Carrefour ha annunciato che sta implementando una piattaforma blockchain anche nel suo network spagnolo per tenere traccia dei polli allevati all’aperto del marchio ‘Calidad y Origen’, cresciuti senza trattamento antibiotico nella regione settentrionale della Galizia. Dopo un esperimento condotto nel 2017 in Vietnam con Te-Food, Auchan Retailretailer ha annunciato lo sviluppo della blockchain a livello internazionale. E si partirà nei primi sei mesi del 2019 proprio dall’Italia, con l’attivazione su una filiera di carne e una di ortofrutta, insieme a Francia, Spagna, Portogallo e Senegal.
IL PATTO CON IL MINISTERO – Capitolo a parte è quello della guerra alle aste al doppio ribasso. Il 28 giugno 2017 è stato condiviso un patto d’impegno da Conad e Federdistribuzione e promosso dal ministero delle Politiche agricole contro caporalato e sfruttamento in agricoltura. Il protocollo, frutto della pressione esercitata dalla campagna #ASTEnetevi promossa da Terra!, Flai-Cgil, da Sud e dalla campagna #FilieraSporca, impegna le organizzazioni della Gdo firmatarie a non fare più ricorso alle aste elettroniche inverse al doppio ribasso per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari. All’appello dei promotori della campagna che invitavano “altri attori come Coop, Eurospin e Lidl” ad aderire alla campagna, Coop ha subito replicato chiarendo che la catena non ha “mai usato le aste al doppio ribasso”. Un anno dopo, ad agosto 2018, Eurospin è finita al centro di un’inchiesta de l’Internazionale proprio per un’asta al doppio ribasso con cui l’azienda si è assicurata un’importante partita di passata di pomodoro: 20 milioni di bottiglie da 700 grammi a un prezzo unitario di 31,5 centesimi di euro. Qualche giorno dopo la pubblicazione dell’inchiesta, Esselunga e Conad hanno chiarito la loro posizione a riguardo. La prima catena ha ricordato di non aver mai “fatto ricorso alla pratica delle aste elettroniche per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari”, proprio in linea con i principi del protocollo che la stessa Esselunga ha sottoscritto, a settembre 2017. Sulla questione è intervenuta anche Conad esprimendo più volte “la sua contrarietà” alle aste a doppio ribasso, alle quali non partecipa.
LA CAMPAGNA ‘BUONI E GIUSTI’ – Sempre Coop ha promosso poi la campagna “Buoni e Giusti”, un processo di sensibilizzazione interno ed esterno, verso fornitori e consumatori. Nel settore dell’ortofrutta, in particolare, il progetto promuove l’eticità delle filiere a rischio, tutte le filiere critiche, attraverso un codice etico che coinvolge tutti i produttori, nazionali e locali, anche dei trasformati (derivati del pomodoro, vino, olio) e verifiche autonome effettuate presso le aziende agricole. Tutti i fornitori della linea Origine, che si occupa di frutta e verdura ma anche di carni e latticini, sono controllati in termini di qualità del lavoro e del processo produttivo, garantendo un prezzo giusto anche per le fasce più deboli. Estensione del codice a tutti i soggetti delle filiere, controlli autonomi e indipendenti sulle condizioni lavorative nei campi, con l’esclusione da sempre delle aste al ribasso e con il riconoscimento di un prezzo equo ai produttori (anche quando il mercato è più basso) sono tasselli di questo processo.
DA TOMATO REVOLUTION A FUNKY TOMATO – Poi ci sono le esperienze che nascondo al di fuori del circuito della grande distribuzione, ma che potrebbero essere replicate. Un esempio è il progetto ‘Tomato Revolution’ di Altromercato, la principale realtà italiana di commercio equo e solidale. Cinque le varietà di pomodoro coltivate su terreni liberi dalle mafie o a rischio di spopolamento e sfruttamento tra Puglia e Sicilia, una trentina i produttori coinvolti con lavoratori assunti regolarmente e pagati con un prezzo equo. Un altro progetto, nato in Campania, è stato presentato di recente: i pomodori coltivati in quei terreni che un tempo erano proprietà della Camorra, a Scampia, vengono trasformati in barattoli ‘Funky Tomato’. Dietro c’è una rete che da anni si batte contro il caporalato e per una filiera controllata, assicurandosi che gli agricoltori vengano remunerati in modo equo. Tutto è nato, infatti, dalla collaborazione tra Funky Tomato Project, Cooperativa (R)esistenza e l’azienda pugliese produttrice di pomodori La Fiammante. La sede logistica e distributiva è stata istituita a Scampia, lì dove un tempo c’erano le piazze di spaccio della droga e i pomodori sono vengono coltivati nel primo fondo agricolo confiscato nel 2011 alla camorra, il Fondo Rustico “Amato Lamberti”, a Chiaiano.
Economia
Agroalimentare, non solo pratiche sleali. Dalla blockchain al settore caseario nel Regno Unito: i buoni esempi da seguire
Alcune catene di supermercati stanno sperimentando approcci alternativi alle comuni procedure d’acquisto che potrebbero contribuire a una condivisione più equa del valore di filiera verso chi produce il cibo. Dal 2019 Auchan attiva la blockchain su una filiera di carne e una di ortofrutta partendo dall'Italia, mentre il ministero propone un patto per fermare le aste al doppio ribasso nella grande distribuzione
Non solo competizione esasperata tra supermercati, pratiche sleali e guerra all’ultimo prezzo, con conseguenze devastanti sull’anello più debole della filiera alimentare. Negli ultimi anni in Italia e all’estero sono state messe in campo diverse iniziative per una maggiore eticità delle filiere. Alcune catene di supermercati stanno sperimentando approcci alternativi alle comuni procedure d’acquisto che potrebbero contribuire a una condivisione più equa del valore di filiera verso chi produce il cibo. È il caso di Marqt, supermercato olandese che applica il principio dell’astensione dagli acquisti su larga scala. In Italia, invece, Conad ed Esselunga hanno firmato un protocollo con il ministero delle Politiche Agricole per favorire la trasparenza, l’equità e il rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura. E poi ci sono esperienze di nicchia, che potrebbero essere prese come modello.
GLI APPROCCI ALTERNATIVI DI ALCUNE CATENE – Il supermercato olandese Marqt, come ricorda Oxfam nel rapporto ‘Maturi per il cambiamento’, promuove nella propria filiera l’acquisto a un prezzo ‘equo’ di alimenti prodotti localmente. In base a un accordo con i propri azionisti, a questi ultimi vengono corrisposti solo in parte (il 25%) i prodotti superiori al 3% del volume d’affari, mentre il restante 75% viene reinvestito nell’azienda per dare supporto ai lavoratori e assicurare prezzi non troppo alti ai consumatori. Anche nei Paesi a medio reddito alcune imprese stanno sperimentando approcci alternativi. Ne è un esempio Lemon Farm, supermercato tailandese di medie dimensioni “che opera a sostegno dei piccoli agricoltori e dei pescatori e modifica le proprie condizioni commerciali per essere più flessibile e adattabile”. La catena statunitense di negozi al dettaglio Walmart, invece, si è impegnata ad aumentare la percentuale dei propri approvvigionamenti da produttrici donne: con la sua Global Women’s Economic Empowerment Initiative, l’azienda si è schierata contro le disuguaglianze di genere e contro l’eccessivo carico di lavoro non retribuito che grava sulle donne nelle attività di cura e assistenza familiare.
LE RIFORME NEL REGNO UNITO – Emblematico è ciò che è accaduto nel Regno Unito nel settore caseario. Temendo che gli allevatori non potessero più sostenere la pressione della Grande distribuzione organizzata per ottenere prezzi del latte sempre più bassi, alcuni supermercati hanno rivisto le loro politiche. Marks & Spencer ha avviato già da tempo l’iniziativa ‘Milk Pledge Plus’, con la quale 40 caseifici forniscono latte di provenienza regionale ai supermercati della catena, che paga gli allevatori in base ai costi di produzione e al rispetto di determinati standard inerenti i risultati dell’azienda, la produzione agricola e la salute e il benessere degli animali. Anche Tesco ha iniziato a puntare sulla sostenibilità del suo latte, dichiarando di pagare ai suoi fornitori uno dei prezzi più alti all’interno del settore industriale inglese. Nel 2007 è stato fondato il Tesco Sustainable Dairy Group che, nell’arco di dieci anni, ha pagato i suoi 720 allevatori una cifra vicina ai 270 milioni di sterline in più rispetto ai loro costi di produzione. Il Sainsbury’s Dairy Development Group attua invece un modello in base al quale gli allevatori sono membri a pieno titolo del gruppo e votano alla pari nelle decisioni riguardanti il prezzo del latte. Fattori che hanno determinato per loro un aumento significativo del reddito. Sempre Tesco, nel 2013 si è impegnata ad acquistare banane a un prezzo almeno pari al prezzo minimo garantito (indipendente dalle fluttuazioni di mercato) e nel novembre 2014 è stato il primo dettagliante ad annunciare che entro il 2017 avrebbe pagato un salario dignitoso ai lavoratori del settore nei suoi principali punti di approvvigionamento. Anche Sainsbury’s ha dichiarato il proprio impegno alla certificazione Fairtrade per le banane sfuse, destinando ai coltivatori un bonus che va dall’8 al 10%.
LA TECNOLOGIA BLOCKCHAIN – E proprio Walmart, così come Carrefour, hanno adottato la tecnologia della blockchain su alcune filiere dell’ortofrutta per tracciarle per intero. La blockchain, infatti, è un database digitale sicuro e non falsificabile nel quale i suoi utenti possono inviare informazioni. Nel settore dell’agroalimentare produttori, trasformatori e distributori possono fornire informazioni di tracciabilità relative al loro ruolo e a ciascun lotto: date, luoghi, canali di distribuzione, eventuali trattamenti. Walmart adotta un sistema di monitoraggio che traccia il percorso delle verdure dalla fattoria al negozio e lo farà presto anche la catena statunitense del cibo biologico Sweetgreen. Di recente, invece, la catena di supermercati francese Carrefour ha annunciato che sta implementando una piattaforma blockchain anche nel suo network spagnolo per tenere traccia dei polli allevati all’aperto del marchio ‘Calidad y Origen’, cresciuti senza trattamento antibiotico nella regione settentrionale della Galizia. Dopo un esperimento condotto nel 2017 in Vietnam con Te-Food, Auchan Retailretailer ha annunciato lo sviluppo della blockchain a livello internazionale. E si partirà nei primi sei mesi del 2019 proprio dall’Italia, con l’attivazione su una filiera di carne e una di ortofrutta, insieme a Francia, Spagna, Portogallo e Senegal.
IL PATTO CON IL MINISTERO – Capitolo a parte è quello della guerra alle aste al doppio ribasso. Il 28 giugno 2017 è stato condiviso un patto d’impegno da Conad e Federdistribuzione e promosso dal ministero delle Politiche agricole contro caporalato e sfruttamento in agricoltura. Il protocollo, frutto della pressione esercitata dalla campagna #ASTEnetevi promossa da Terra!, Flai-Cgil, da Sud e dalla campagna #FilieraSporca, impegna le organizzazioni della Gdo firmatarie a non fare più ricorso alle aste elettroniche inverse al doppio ribasso per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari. All’appello dei promotori della campagna che invitavano “altri attori come Coop, Eurospin e Lidl” ad aderire alla campagna, Coop ha subito replicato chiarendo che la catena non ha “mai usato le aste al doppio ribasso”. Un anno dopo, ad agosto 2018, Eurospin è finita al centro di un’inchiesta de l’Internazionale proprio per un’asta al doppio ribasso con cui l’azienda si è assicurata un’importante partita di passata di pomodoro: 20 milioni di bottiglie da 700 grammi a un prezzo unitario di 31,5 centesimi di euro. Qualche giorno dopo la pubblicazione dell’inchiesta, Esselunga e Conad hanno chiarito la loro posizione a riguardo. La prima catena ha ricordato di non aver mai “fatto ricorso alla pratica delle aste elettroniche per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari”, proprio in linea con i principi del protocollo che la stessa Esselunga ha sottoscritto, a settembre 2017. Sulla questione è intervenuta anche Conad esprimendo più volte “la sua contrarietà” alle aste a doppio ribasso, alle quali non partecipa.
LA CAMPAGNA ‘BUONI E GIUSTI’ – Sempre Coop ha promosso poi la campagna “Buoni e Giusti”, un processo di sensibilizzazione interno ed esterno, verso fornitori e consumatori. Nel settore dell’ortofrutta, in particolare, il progetto promuove l’eticità delle filiere a rischio, tutte le filiere critiche, attraverso un codice etico che coinvolge tutti i produttori, nazionali e locali, anche dei trasformati (derivati del pomodoro, vino, olio) e verifiche autonome effettuate presso le aziende agricole. Tutti i fornitori della linea Origine, che si occupa di frutta e verdura ma anche di carni e latticini, sono controllati in termini di qualità del lavoro e del processo produttivo, garantendo un prezzo giusto anche per le fasce più deboli. Estensione del codice a tutti i soggetti delle filiere, controlli autonomi e indipendenti sulle condizioni lavorative nei campi, con l’esclusione da sempre delle aste al ribasso e con il riconoscimento di un prezzo equo ai produttori (anche quando il mercato è più basso) sono tasselli di questo processo.
DA TOMATO REVOLUTION A FUNKY TOMATO – Poi ci sono le esperienze che nascondo al di fuori del circuito della grande distribuzione, ma che potrebbero essere replicate. Un esempio è il progetto ‘Tomato Revolution’ di Altromercato, la principale realtà italiana di commercio equo e solidale. Cinque le varietà di pomodoro coltivate su terreni liberi dalle mafie o a rischio di spopolamento e sfruttamento tra Puglia e Sicilia, una trentina i produttori coinvolti con lavoratori assunti regolarmente e pagati con un prezzo equo. Un altro progetto, nato in Campania, è stato presentato di recente: i pomodori coltivati in quei terreni che un tempo erano proprietà della Camorra, a Scampia, vengono trasformati in barattoli ‘Funky Tomato’. Dietro c’è una rete che da anni si batte contro il caporalato e per una filiera controllata, assicurandosi che gli agricoltori vengano remunerati in modo equo. Tutto è nato, infatti, dalla collaborazione tra Funky Tomato Project, Cooperativa (R)esistenza e l’azienda pugliese produttrice di pomodori La Fiammante. La sede logistica e distributiva è stata istituita a Scampia, lì dove un tempo c’erano le piazze di spaccio della droga e i pomodori sono vengono coltivati nel primo fondo agricolo confiscato nel 2011 alla camorra, il Fondo Rustico “Amato Lamberti”, a Chiaiano.
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Roma, 20 dic. (Adnkronos) - L'odg alla manovra contro l'aumento delle spese militari, presentato da Nicola Fratoianni, è stato votato alla Camera oltre che dai deputati di Avs anche dal gruppo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte in testa. A votare a favore anche 8 deputati Pd: Anthony Barbagallo, Christian Di Sanzo, Federico Gianassi, Silvio Lai, Matteo Mauri, Arturo Scotto, Marco Simiani e Nico Stumpo. Tra i favorevoli anche Maria Elena Boschi e Benedetto Della Vedova ma per un errore al momento del voto.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - “Il Consiglio d’Europa ha l’obiettivo promuovere la democrazia, i diritti umani e la libertà in Europa e non ci trovo nulla di male nel fatto che si appelli ai parlamentari italiani a che rigettino il ddl sicurezza, che altro non è che un provvedimento che limita fortemente i diritti, la libertà e i valori democratici del nostro paese: un ammasso di bestialità giuridiche che andrebbe ritirato prima che lo smontino i tribunali e che produca danni irreparabili ai cittadini e allo stato di diritto nel nostro Paese”. Lo afferma il segretario di Più Europa, Riccardo Magi.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - Un chicco di caffè che può trasformarsi in un chicco di riso per chi ne ha bisogno con il supporto di Banco Alimentare del Lazio e Fondazione Progetto Arca con il progetto Cucine Mobili a Roma. Tutto grazie all’impegno di chi sceglie di riciclare le capsule di caffè in alluminio di Nespresso, che dal 2011 ha attivato il progetto “Da Chicco a Chicco” per consentire di rigenerare i due materiali di cui sono composte le capsule, alluminio e caffè, e sopperire a una dinamica di riciclo che non consente alle capsule di essere conferite nella raccolta differenziata, nonché di essere rilevate dagli impianti di riciclo in Italia perché piccole e leggere come altri oggetti in alluminio.
È infatti dal recupero dei due materiali, alluminio e caffè, questo poi usato per il fare compost per la coltivazione di riso, che nascono gli oltre 220 quintali di riso (circa 250.000 piatti) donati quest’anno a Banco Alimentare del Lazio, beneficiario del progetto di economia circolare dal 2020, a cui partecipano i clienti Nespresso, che possono riportare le capsule esauste presso le Boutique e le isole ecologiche partner, in Lazio e in tutta Italia. Una collaborazione che unisce solidarietà e circolarità e che in 4 anni ha consentito di raggiungere oltre 1 milione di piatti di riso distribuiti in Lazio.
Quest’anno il progetto si amplia ulteriormente includendo anche le Cucine mobili di Fondazione Progetto Arca che nella città di Roma distribuiranno, a partire dal 18 dicembre, piatti di riso caldo come primo aiuto direttamente sulle strade. Nato a Milano durante la pandemia per rispondere alla chiusura obbligata delle mense per i poveri e per garantire cibo sano e adeguato a chi non può permetterselo, il servizio di Cucine mobili è attivo a Roma dal 2022 ed entra a far parte del progetto “Da Chicco a Chicco” di Nespresso anche nelle città di Milano, Torino e Bari.
Un primo aiuto molto importante perché, oltre a fornire un piatto caldo e nutriente, è funzionale a creare un rapporto di fiducia e ad accorciare le distanze tra chi è in difficoltà e chi può fornire supporto, ponendo le basi per un percorso di reintegrazione sociale. Allestita su un food-truck attrezzato con fornelli, forno e bollitori, la Cucina mobile a Roma serve 80 pasti caldi ogni sera per 5 giorni alla settimana, all’interno dei quali si inserirà una volta la settimana anche il riso prodotto dalle capsule di caffè. Una produzione totale che quest’anno conta oltre 100.000 chili di riso, distribuiti a persone, famiglie e associazioni in 5 regioni italiane grazie alle sedi regionali di Banco Alimentare in Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia ed Emilia-Romagna e alle Cucine mobili di Progetto Arca.
Grazie a un incremento, anno dopo anno, delle associazioni coinvolte nel progetto, in questi 13 anni “Da Chicco a Chicco” ha rappresentato un supporto concreto per oltre 500.000 persone in difficoltà, ogni anno, sul territorio italiano, attraverso la donazione di riso a più di 2.500 strutture caritative tra case di accoglienza e mense, oltre a consegne dedicate e pacchi solidali. Attraverso “Da Chicco a Chicco” Nespresso dal 2011 promuove e consente la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè in alluminio esauste, con l’obiettivo di riportare a nuova vita i due materiali di cui sono composte, e facendo in modo che possano trasformarsi in una risorsa non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità, con un impatto concreto sul territorio e le persone.
Grazie a una collaborazione sancita da un protocollo di intesa con CIAL, Utilitalia e CIC (Consorzio italiano Compostatori), “Da Chicco a Chicco” permette infatti ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nelle Boutique Nespresso o in isole ecologiche partner in tutta Italia, per un totale di oltre 200 punti di raccolta in più di 100 città italiane. Una volta raccolte le capsule esauste vengono trattate affinché i due materiali che le compongono vengano separati e avviati a riciclo: l’alluminio viene fuso e trasformato in nuovi oggetti, come penne, biciclette o coltellini, mentre il caffè può diventare compost per fertilizzare il terreno di una risaia italiana, da cui nasce il riso che Nespresso riacquista e dona al Banco Alimentare e, da quest’anno, a Fondazione Progetto Arca.
Un progetto di economia circolare che ha permesso in 13 anni di donare oltre 6.600 quintali di riso, l’equivalente di oltre 7 milioni di piatti (1 piatto = 90gr). “Attraverso il programma Da Chicco a Chicco, ci impegniamo a trasformare gli sforzi di tutte le persone che riconsegnano le capsule esauste in un aiuto concreto per il territorio, ha dichiarato Silvia Totaro, Responsabile Sostenibilità di Nespresso Italiana. Quest'anno, l’ampliamento del progetto al servizio Cucine Mobili di Progetto Arca a Roma, oltre al Banco Alimentare del Lazio, partner del progetto da 4 anni, ci permette di raggiungere ancora più persone con un aiuto concreto, unendo economia circolare e sostegno sociale.
A partire dalla serata del 18 dicembre, contemporaneamente in 4 città, Milano, Roma, Torino e Bari le Cucine mobili di Progetto Arca distribuiranno i piatti di riso caldo alle persone in strada, con la possibilità di raggiungere nel corso di tutto il 2025 oltre 60.000 piatti distribuiti alle persone che usufruiscono di questo servizio diventato parte strutturale della presenza in strada con oltre 6.300 pranzi, cene e prime colazioni servite ogni settimana dai volontari.
“A Roma siamo presenti ogni sera con i nostri volontari per portare in strada con la Cucina mobile un sostegno alimentare completo, accurato nella preparazione e continuo nella distribuzione. Da oggi, grazie alla donazione di Nespresso, le persone che si rivolgono a noi vedranno un nuovo piatto inserito nel menù, gustoso e versatile, che si adatta bene a tutte le esigenze alimentari, sia per cultura che per dieta. Una novità concreta per continuare a essere al fianco delle persone fragili ogni giorno” ha dichiarato Alberto Sinigallia, Presidente Fondazione Progetto Arca.
“Siamo felici e orgogliosi di essere parte anche quest'anno di un’iniziativa che si allinea perfettamente alla nostra missione di combattere lo spreco alimentare e di supportare chi è in difficoltà, ha dichiarato Marco Picciaia, Presidente del Banco Alimentare del Lazio. Il riso, grazie alla sua versatilità e all’assenza di glutine, risponde alle diverse esigenze alimentari delle persone che aiutiamo ogni giorno, rappresentando un gesto di attenzione e cura che rafforza il nostro impegno verso il prossimo”.
I dati sulle donazioni di riso si sommano a quelli relativi al riciclo delle capsule Nespresso che, nel primo semestre del 2024, hanno segnato un +8% a livello nazionale rispetto allo stesso periodo del 2023, consentendo di rimettere in circolo oltre 600 tonnellate di caffè e più di 55 tonnellate di alluminio, entrambe risorse pronte per essere riutilizzate. Una tendenza positiva che si conferma anche in Lazio con 58 tonnellate di caffè e oltre 5 di alluminio rimessi in circolo.
“Da Chicco a Chicco” è parte del programma “Nespresso per l’Italia” che racchiude progetti e iniziative per un impatto positivo e concreto sul territorio italiano, a favore non solo dell’ambiente ma anche delle persone e delle comunità.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - Un chicco di caffè che può trasformarsi in un chicco di riso per chi ne ha bisogno con il supporto di Banco Alimentare del Lazio e Fondazione Progetto Arca con il progetto Cucine Mobili a Roma. Tutto grazie all’impegno di chi sceglie di riciclare le capsule di caffè in alluminio di Nespresso, che dal 2011 ha attivato il progetto “Da Chicco a Chicco” per consentire di rigenerare i due materiali di cui sono composte le capsule, alluminio e caffè, e sopperire a una dinamica di riciclo che non consente alle capsule di essere conferite nella raccolta differenziata, nonché di essere rilevate dagli impianti di riciclo in Italia perché piccole e leggere come altri oggetti in alluminio.
È infatti dal recupero dei due materiali, alluminio e caffè, questo poi usato per il fare compost per la coltivazione di riso, che nascono gli oltre 220 quintali di riso (circa 250.000 piatti) donati quest’anno a Banco Alimentare del Lazio, beneficiario del progetto di economia circolare dal 2020, a cui partecipano i clienti Nespresso, che possono riportare le capsule esauste presso le Boutique e le isole ecologiche partner, in Lazio e in tutta Italia. Una collaborazione che unisce solidarietà e circolarità e che in 4 anni ha consentito di raggiungere oltre 1 milione di piatti di riso distribuiti in Lazio.
Quest’anno il progetto si amplia ulteriormente includendo anche le Cucine mobili di Fondazione Progetto Arca che nella città di Roma distribuiranno, a partire dal 18 dicembre, piatti di riso caldo come primo aiuto direttamente sulle strade. Nato a Milano durante la pandemia per rispondere alla chiusura obbligata delle mense per i poveri e per garantire cibo sano e adeguato a chi non può permetterselo, il servizio di Cucine mobili è attivo a Roma dal 2022 ed entra a far parte del progetto “Da Chicco a Chicco” di Nespresso anche nelle città di Milano, Torino e Bari.
Un primo aiuto molto importante perché, oltre a fornire un piatto caldo e nutriente, è funzionale a creare un rapporto di fiducia e ad accorciare le distanze tra chi è in difficoltà e chi può fornire supporto, ponendo le basi per un percorso di reintegrazione sociale. Allestita su un food-truck attrezzato con fornelli, forno e bollitori, la Cucina mobile a Roma serve 80 pasti caldi ogni sera per 5 giorni alla settimana, all’interno dei quali si inserirà una volta la settimana anche il riso prodotto dalle capsule di caffè. Una produzione totale che quest’anno conta oltre 100.000 chili di riso, distribuiti a persone, famiglie e associazioni in 5 regioni italiane grazie alle sedi regionali di Banco Alimentare in Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia ed Emilia-Romagna e alle Cucine mobili di Progetto Arca.
Grazie a un incremento, anno dopo anno, delle associazioni coinvolte nel progetto, in questi 13 anni “Da Chicco a Chicco” ha rappresentato un supporto concreto per oltre 500.000 persone in difficoltà, ogni anno, sul territorio italiano, attraverso la donazione di riso a più di 2.500 strutture caritative tra case di accoglienza e mense, oltre a consegne dedicate e pacchi solidali. Attraverso “Da Chicco a Chicco” Nespresso dal 2011 promuove e consente la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè in alluminio esauste, con l’obiettivo di riportare a nuova vita i due materiali di cui sono composte, e facendo in modo che possano trasformarsi in una risorsa non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità, con un impatto concreto sul territorio e le persone.
Grazie a una collaborazione sancita da un protocollo di intesa con CIAL, Utilitalia e CIC (Consorzio italiano Compostatori), “Da Chicco a Chicco” permette infatti ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nelle Boutique Nespresso o in isole ecologiche partner in tutta Italia, per un totale di oltre 200 punti di raccolta in più di 100 città italiane. Una volta raccolte le capsule esauste vengono trattate affinché i due materiali che le compongono vengano separati e avviati a riciclo: l’alluminio viene fuso e trasformato in nuovi oggetti, come penne, biciclette o coltellini, mentre il caffè può diventare compost per fertilizzare il terreno di una risaia italiana, da cui nasce il riso che Nespresso riacquista e dona al Banco Alimentare e, da quest’anno, a Fondazione Progetto Arca.
Un progetto di economia circolare che ha permesso in 13 anni di donare oltre 6.600 quintali di riso, l’equivalente di oltre 7 milioni di piatti (1 piatto = 90gr). “Attraverso il programma Da Chicco a Chicco, ci impegniamo a trasformare gli sforzi di tutte le persone che riconsegnano le capsule esauste in un aiuto concreto per il territorio, ha dichiarato Silvia Totaro, Responsabile Sostenibilità di Nespresso Italiana. Quest'anno, l’ampliamento del progetto al servizio Cucine Mobili di Progetto Arca a Roma, oltre al Banco Alimentare del Lazio, partner del progetto da 4 anni, ci permette di raggiungere ancora più persone con un aiuto concreto, unendo economia circolare e sostegno sociale.
A partire dalla serata del 18 dicembre, contemporaneamente in 4 città, Milano, Roma, Torino e Bari le Cucine mobili di Progetto Arca distribuiranno i piatti di riso caldo alle persone in strada, con la possibilità di raggiungere nel corso di tutto il 2025 oltre 60.000 piatti distribuiti alle persone che usufruiscono di questo servizio diventato parte strutturale della presenza in strada con oltre 6.300 pranzi, cene e prime colazioni servite ogni settimana dai volontari.
“A Roma siamo presenti ogni sera con i nostri volontari per portare in strada con la Cucina mobile un sostegno alimentare completo, accurato nella preparazione e continuo nella distribuzione. Da oggi, grazie alla donazione di Nespresso, le persone che si rivolgono a noi vedranno un nuovo piatto inserito nel menù, gustoso e versatile, che si adatta bene a tutte le esigenze alimentari, sia per cultura che per dieta. Una novità concreta per continuare a essere al fianco delle persone fragili ogni giorno” ha dichiarato Alberto Sinigallia, Presidente Fondazione Progetto Arca.
“Siamo felici e orgogliosi di essere parte anche quest'anno di un’iniziativa che si allinea perfettamente alla nostra missione di combattere lo spreco alimentare e di supportare chi è in difficoltà, ha dichiarato Marco Picciaia, Presidente del Banco Alimentare del Lazio. Il riso, grazie alla sua versatilità e all’assenza di glutine, risponde alle diverse esigenze alimentari delle persone che aiutiamo ogni giorno, rappresentando un gesto di attenzione e cura che rafforza il nostro impegno verso il prossimo”.
I dati sulle donazioni di riso si sommano a quelli relativi al riciclo delle capsule Nespresso che, nel primo semestre del 2024, hanno segnato un +8% a livello nazionale rispetto allo stesso periodo del 2023, consentendo di rimettere in circolo oltre 600 tonnellate di caffè e più di 55 tonnellate di alluminio, entrambe risorse pronte per essere riutilizzate. Una tendenza positiva che si conferma anche in Lazio con 58 tonnellate di caffè e oltre 5 di alluminio rimessi in circolo.
“Da Chicco a Chicco” è parte del programma “Nespresso per l’Italia” che racchiude progetti e iniziative per un impatto positivo e concreto sul territorio italiano, a favore non solo dell’ambiente ma anche delle persone e delle comunità.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - L'ex cinema Metropolitan non sarà riconvertito: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso della società Dm Europa Srl, proprietaria del Metropolitan, confermando la decisione della Regione Lazio contro l’approvazione dell’accordo di programma per la completa riconversione funzionale dell’ex cinema a spazio commerciale. Lo storico cinema di Via del Corso non potrà essere trasformato in locale commerciale. La sentenza del Tar si basa sull’articolo 9 della legge regionale n. 5 del 2020 che limita la riconversione degli edifici destinati a cinema in attività commerciali.
“Il territorio del I Municipio perde residenti, tradizioni e identità anno dopo anno - ha detto la presidente del I Municipio di Roma Lorenza Bonaccorsi - Per questo motivo è un segnale importantissimo quello lanciato oggi dal Tar. La scomparsa di un cinema storico come il Metropolitan sarebbe una sconfitta per tutti”.
“Dobbiamo salvaguardare tutto il patrimonio culturale, di cui certamente fa parte quello cinematografico. Capiamo ovviamente - conclude la presidente Bonaccorsi - l’importanza anche dello sviluppo commerciale ma pensiamo anche che le sale cinematografiche, come tutti i luoghi dove si fa cultura, siano da tutelare e da aiutare sempre”.
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - Matteo Salvini e l'avvocata Giulia Bongiorno sono appena tornati all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo in attesa della sentenza del processo Open Arms. Secondo quanto si apprende i giudici usciranno dalla Camera di consiglio non prima delle 19.30.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - "Abbiamo presentato questo ordine del giorno per mettere un freno all'ipocrisia del governo e della maggioranza sul tema della sicurezza e per provare anche ad evitare un danno grave perché dentro la legge di bilancio era previsto il taglio del 25% del turnover per molte categorie tra cui quella del comparto sicurezza". Così il deputato Matteo Mauri, responsabile nazionale Sicurezza del Partito democratico.
"Un'assurdità soprattutto se guardiamo agli interessi del Paese ma anche vista la propaganda che quotidianamente il governo fa proprio sul tema della sicurezza. È facile dimostrarsi vicino alle forze dell'ordine a parole senza però mai mettere mano al portafoglio. Poi la maggioranza forse si è fatta qualche conto e sulla base di spinte anche interne ha visto bene di ritornare al 100% per quest'anno per riparlare di tagli nel 2026. Qui noi diciamo no: le forze dell'ordine non si toccano, non solo non si possono ridurre ma si devono aumentare".
"Noi abbiamo bisogno di forze di polizia qualificate e in numero più consistente e quelle forze dell'ordine hanno bisogno di essere trattate con dignità. Mentre non è dignitoso il fatto che nel rinnovo del contratto si sia messo un aumento ridicolo che non copre nemmeno un terzo dell'inflazione di questi anni. Bisogna essere seri e responsabili perché qui c'è in gioco un pezzo importante della sicurezza degli italiani".